Se si escludono i suoi romanzi che hanno accompagnato tanti di noi durante gli anni delle scuole dell’obbligo rendendoceli, anch’essi, ahinoi, obbligatori, Se una notte d’inverno un viaggiatore è probabilmente il lavoro di Italo Calvino più noto al grande pubblico.
Nonostante casi simili a quello qui descritto, nella storia della letteratura mondiale, è piuttosto insolito trovarsi di fronte ad un libro strutturato nella maniera in cui l’autore ha voluto comporre questo: si tratta di brevi incipit di racconti vari intervallati dai capitoli che vanno a formare quella che dovrebbe essere la storia centrale del racconto, la quale si dispiega al lettore “a intermittenza”; tutto ciò costituisce, se non l’elemento più interessante, quantomeno quello più bizzarro e divertente del libro, a patto di voler trovare oltre la struttura un significato più profondo.
Ogni singolo racconto poteva essere un altro (e ciò non avrebbe alterato il corso degli eventi), così come la storia narrata tra un inizio di romanzo e il successivo, eppure Calvino, maestro in questo, ce li presenta tutti come se non poteva andare diversamente.
Nell’introduzione si diceva dell’obbligatorietà di certe letture da ragazzini e ciò non vuole qui mettere in discussione il loro pregio, ma riguarda più il fatto che, per quanto fantasiose e surreali possano sembrare tali racconti, forse solo Calvino insieme a pochi altri hanno saputo tradurre su carta la verità, e molto spesso ordinaria drammaticità, della vita pur nella sua bellezza e autenticità, vita che, forse, cominciamo mediamente a comprendere una volta lasciati i banchi di scuola; quasi certamente, tuttavia, suddette letture contribuiscono a essere nel bene e nel male ciò che siamo.
Perchè rileggerlo? Perchè è “un romanzo sul piacere di leggere i romanzi” ed una sfida sempre nuova che nasconde dettagli da riscoprire per capire quanto si è cambiati nel tempo e per affinare l’occhio critico del lettore scavando all’interno dei meccanismi della scrittura e tentando di mettere a nudo la natura sfuggente e multiforme della letteratura.
Patrizia Pecoraro