“La donna mancina” è un romanzo degli anni settanta cui autore è l’austriaco Peter Handke. Protagonista è la trentenne Marianne, moglie e madre in una ordinaria famiglia borghese la cui vita è scandita dalle solite routine, eppure, come per ognuno di noi, all’interno della quale ogni suo membro ha il proprio mondo interiore, che può manifestarsi in maniera imprevedibile.
A seguito del ritorno da un viaggio di lavoro del marito Bruno, alla donna vien in mente l’idea di chiedere a questi di lasciarla sola, non sa bene neppure lei per quanto ma ribadisce il concetto, che il marito pare accogliere senza aggiungere molte altre parole.
Oggi come oggi diremmo, con una certa superficialità, che si tratta di una giovane coppia che ha avuto un figlio abbastanza presto (Stefano, il bambino, ha otto anni) e che, non essendo fortunatamente afflitta da disgrazie si permette il lusso di concedersi le sue insoddisfazioni. Ai tempi tuttavia i matrimoni giovani erano piuttosto consueti anche nel nostro mondo occidentale, poiché l’età adulta la si raggiungeva presumibilmente molto prima di ora, eppure, Marianne come altre sue coetanee, non importa in quale spazio-tempo esse vivano, sembra esser preda della stessa “inquieta-quiete” della sua età e non solo.
Dopo l’uscita dal focolare domestico del marito, la donna proverà a riprendere la sua vita da dove era stata probabilmente interrotta causa costruzione famiglia, cominciando con lo spedire la lettera all’editore-marpione per quel posto di lavoro che si era spesso ritrovata a rifiutare, e a riordinare la casa con l’aiuto del figlio, vedendo di tanto in tanto il marito, che invano tentava, se non di farla ritornare sui suoi passi almeno provare a capire entrambi cosa stesse succedendo, ma farà anche cose nuove…
Alcuni atteggiamenti della donna si potrebbe dire sfiorino la pazzia, magari anche giustificati dal suo patrimonio genetico; ma tutto ciò basterà a far ottenere dalla nostra comune eroina ciò che sicuramente neppure lei sa cosa sia?
Perchè rileggerlo?
La lettura del testo più vicino ad una pièce teatrale che non a un romanzo invoglia ad indagare oltre la realtà visibile attraverso un viaggio alla ricerca della libertà individuale. Consigliato a chi ama viaggiare con la mente e a chi desidera riprendere una lettura che nasconde tante sfaccettature diverse.
Patrizia Pecoraro