Starfield e Baldur’s Gate 3: le due facce della medaglia dell’industria videoludica moderna

Se ci sono due titoli che hanno dominato la scena nell’ultimo mese sono Starfield, gioco della Bethesda uscito il 6 Settembre e Bauldur’s Gate 3, della Larian Studios, a inizio Agosto.

Due titoli che hanno fatto parlare molto di sé, per ragioni diverse.

Trovo che fare un confronto tra questi due titoli e trarne delle conclusioni sia d’obbligo, entrambi incorporano due stili di design e due filosofie (in termini di approccio al mercato) ben distinte.

Partiamo da Starfield. Nuovo titolo della Bethesda, un colosso che in passato ci ha regalato “capolavori” (notare le virgolette) come Skyrim, Fallout 4 e Fallout 76 (quest’ultimo considerato come uno dei giochi peggio riusciti della storia).

E ora ci riprova con Starfield. Dopo l’assoluto disastro che è stato Fallout 76, rilasciato in uno stato disastroso oltre che a peccare di mancanza di inventiva, Bethesda doveva davvero dimostrare al pubblico che poteva ancora produrre giochi capaci di competere sul mercato e in grado di donare ai giocatori quel senso di meraviglia, libertà e avventura tipiche degli open-world sandbox.

Ci è riuscita? Risposta breve: no. Ma non importa.

Mi spiego.

In linea di massima, Starfield è un gioco sicuramente meglio riuscito rispetto a Fallout 76, ma è una sbarra molto bassa da saltare.

Il commento più comune che troverete rispetto a Starfield è che è un gioco tecnicamente buono e che la Bethesda si è redenta dopo Fallout 76. E questo è vero? Sì, ma ricordate: sbarra bassa.

E’ Stafield un gioco privo di Bug, tecnicamente accettabile, a differenza dei titoli passati? No. Assolutamente no. Passata la prima impressione Starfield nasconde (tipo polvere sotto il tappeto) ancora tutti gli scialbi difetti di un titolo Bethesda. Questo gioco non è un passo in avanti rispetto al passato, ma almeno non è un peggioramento.

E per quanto riguarda la grafica? La grafica, insieme al resto del titanico e labirintico apparato tecnico sono terribilmente ingordi di risorse. C’è poco da fare: per giocare la Starfield serve un computer potente, una costosa macchina da gaming. E se ce l’avete non vi aspettate di essere al sicuro da bug e limitazioni tecniche.

Ah, nota di margine: alcuni utenti, dopo l’ultima, colossale patch, hanno accusato un nuovo numero di bug e difetti tecnici (ma non sono sicuro, ammetto di non aver controllato, ma onestamente, che sia vero o meno non cambia il senso generale).

Direi che su questo punto dire che Starfield è un progresso per la Bethesda è una blanda bugia.

Ma va bene.

E che dire del gameplay? Non molto. Non è che non si possa trovare qualcosa di divertente da fare. In questo gioco si può sparare, volare con la nave spaziale o esplorare… e tutto è realizzato in maniera mediocre. Contenuto. Starfield è un gioco che non sa cosa vuole essere e si regge a fatica su una stampella di mediocrità.

E che dire della storia, della sceneggiatura, dei dialoghi dei personaggi e dell’atmosfera in generale? A parere mio sono il punto più debole in assoluto di Starfield ed è anche il punto che viene discusso di meno, ma quasi mai preso in considerazione. Sarò franco e schietto: la storia è banale, i dialoghi sciapi e i personaggi monotoni. L’atmosfera è generica, gli ambienti banali, i nemici, le fazioni e il tono generale del “mondo” di Starfield sono piatti. Pochissime recensioni toccano questo aspetto al punto da risultare disonesta.

Ma del resto il tutto era intuibile dall’inizio: un gioco annunciato da un incartapecorito e stanco Todd Howard (designer, produttore, programmatore e uomo di punta della Bethesda) che poco ha dell’intraprendente e carismatico uomo da palco che ha annunciato Skyrim e Fallout 4.

Per non parlare del fatto che questo gioco arriva in un mondo dove tonnellate di giochi hanno fatto tutto quello che Starfield ha fatto, solo che meglio.

Starfield è un gioco nato vecchio. Il design è superato ed è un altro chiodo nella bara degli open-world, che hanno ora mai smesso di essere di moda.

Ma và bene. Perchè? Perchè tanto modders e sviluppatori indipendenti si sono già schierati per metterci le mani dentro e perchè, comunque, le vendite sono abbastanza buone poiché i fan della Bethesda esistono e sono abbastanza numerosi per tenere a galla il gioco, nonostante tutto.

Quindi applausi forzati per la Bethesda.

Ora passiamo a Baldur’s Gate 3. Questo titolo flette i muscoli e ce la mette tutta. Baldur’s Gate 3 è un gioco che sa esattamente cosa deve essere: un Rpg fantasy. Segue le orme dei predecessori e degli altri titoli del genere.

Baldur’s Gate 3 è stato contestato per essere troppo denso, troppo dettagliato e accusato di essere “troppo in alto” rispetto ad altri titoli a tripla A. Accusato da varie case di produzione (Bethesda inclusa) che la sua eccellenza avrebbe creato, per il futuro, aspettative troppo alte per i titoli futuri. Insomma: non và bene che Baldur’s Gate 3 sia un buon gioco perchè… perchè va troppo bene.

Il che mi sembra quanto di più meschino e infantile si possa presentare come “critica”.

Lasciamo stare che è un gioco che compensa l’abbondanza affidandosi a un apparato tecnico mediamente esigente. Sollevando l’utente da quello stato ansiogeno di dover aggiornare il proprio PC (filosofia diametralmente opposta a Starfield) nella speranza di non vederlo fondere quando avvieremo il gioco.

E’ un gioco di ampie possibilità, dialoghi che ce la mettono tutta e una vasta gamma di opzioni.

Gli sviluppatori di Baldur’s Gate 3 sono arrivati a proclamare, spavaldamente, che non ci saranno DLC e update a pagamento in nome della credenza di rilasciare un gioco completo fin da subito.

Cioè… come intenzione la rispetto, ma proclamarla così a gran voce, beh… dai… è un po’ una smargiassata. Vabbè…

E come è la storia, i personaggi e il livello di scrittura? Buono. Abbastanza buono. Se dovessi scrivere un commento da pagella scolastica direi: “si approcciano alla materia con entusiasmo”.

Una delle critiche che viene rivolta a BD 3 è la sovrabbondanza di opzioni per dare il via a una storia romantica con uno qualsiasi dei personaggi che incontreremo durante l’avventura.

Allora: c’è del senso in questa critica. Questo perché le opportunità di dialogo sono un po’, come dire… “in faccia” al giocatore.

Per quanto mi riguarda io la trovo una cosa che raggiunge il comico: insomma, per una ragione o per l’altra il superpotere del nostro protagonista sembra essere una carica sessuale irresistibile (se solo nella vita reale fosse così facile).

Ma è okay, comunque è un gesto di abbondanza e generosità da parte degli sviluppatori, denota una visione chiara. Non si può dire che non ci siano opzioni.

Onestamente la storia non mi entusiasma, ma ci sono quest secondarie, opzioni per sviluppare il nostro personaggio… insomma: BD 3 non si fa sconti, punta alla meta e conquista la preda (Se capite cosa intendo. Ahr ahr ahr…).

Domanda: Se Starfield è un gioco vecchio, scialbo e scarno (nonostante il mezzo milione di GibaByte che richiede) e BD 3 si distingue per energia e varietà: è BD 3 un gioco innovativo e fresco dal punto di vista del design e del gameplay? Assolutamente no. BD 3 non rinnova nessuna formula, al massimo la raffina, ma neanche tanto… però funziona.

Io non credo che meriti poi tutto questo plauso a livello di storia e trama (che pur è qualcosa su cui BD 3 si poggia) ma certamente non regge la candela con l’originalità e la qualità narrativa di titoli del passato, come il mai abbastanza citato Planescape: Torment.

E guardando a titoli più recenti, secondo me, il gioco Pathfinder: Wrath of the Righteous ha fatto un lavoro migliore a livello di personaggi e setting. Oppure un altro gioco del genere è Tyranny (ehi, ci starebbe bene proprio una bella top 5) che davvero ci prova a dare una shekerata di novità.

Ma, comunque, non c’è dubbio che BD 3 si sia sudato la cintura di “buon gioco”. Ed è giusto che sia ben considerato dalla critica e dai giocatori.

Quindi: da un lato abbiamo Starfield. Un gioco timido e scarno, che riflette una filosofia di sviluppo datata. Un gioco sviluppato per (a detta della Bethesda) per ben venticinque anni (caspita) che prometteva: combattimento spaziale! Sparatutto! Complesso sistema di fazioni! Un intera galassia da esplorare! Personalizzazione! Storia e relazioni con un mucchio di personaggi! Un unicorno che lancia fuoco e fiamme dagli occhi! E molto, molto altro! E alla fine… cade piatto.

BD 3 decide di essere un RPG fantasy. E vola alto.

Credo ci sia una lezione da imparare da tutto questo.

Francesco Viglione

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Appassionato di cinema, teatro, serie televisive e videogiochi fin da quando ha memoria diplomato alla Scuola Holden di Torino, il suo percorso di studi spazia dalla drammaturgia teatrale alla sceneggiatura, passando per la narrativa tradizionale.