Alda Merini: la storia della poetessa rivive a teatro con “Dio arriverà all’alba”

In occasione dei 40 anni dall’emanazione della Legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi e dei 10 anni dalla scomparsa di Alda Merini, Antonio Nobili rende omaggio alla poetessa dei Navigli narrandone la quotidianità come fonte inesauribile ed imprevedibile della sua produzione poetica.

Dio arriverà all’alba” é un testo poetico e vivace in cui Alda Merini accoglie il pubblico nel suo quotidiano più intimo e controverso. La finestra sui Navigli è aperta verso la sua casa piena di ispirazione e di persone che hanno sottolineato la sua umana e fragile anima. Alda Merini non si è lasciata fermare neanche dagli orrori dell’ospedale psichiatrico, continuando a scrivere e offrirsi generosa al mondo.

La figlia di Alda Merini, Emanuela Carniti, è stata ospite sulle pagine di Domanipress

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SINOSSI: Una telefonata anticipa un incontro.

Da un capo del telefono un professore universitario chiama la sua vecchia e stimata amica Alda Merini chiedendole la cortesia di seguire un giovanotto molto talentuoso che sta svolgendo da parte sua delle ricerche su alcune dinamiche della poesia contemporanea. Inizialmente titubante la Merini accetta la richiesta dell’amico accogliendo il suo assistente a casa in diverse occasioni. Dal primo incontro, inesorabili come le cadute al domino, uno dopo l’altro si seguiranno momenti, sensazioni e stati d’animo che porteranno i due a trovarsi su quel confine spesso raccontato, in quanto realmente vissuto, dalla Merini nelle storie poetiche dei suoi giovani amanti: è l’urgenza del poeta di sentirsi nei confronti del mondo come il buio che porta la luce.

Alda canticchia tra sé e sé, ironica e leggera come solo i poeti sanno essere, accende una sigaretta dietro l’altra, prende il giro il medico che la va a visitare a casa e sorride del bizzarro mondo che la circonda. Nel suo appartamento, sul pavimento, mozziconi di sigarette, fogli sparsi e lattine vuote stazionano sul tavolo per intere settimane, mentre alle pareti foto, ritagli di giornale, ma soprattutto appunti, tanti appunti, numeri di telefono scritti col rossetto e pile di libri ovunque. Stufette e ventilatori a comporre una sorta di istallazione concettuale, il più bizzarro dei salotti intellettuali.

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