“La fantasia è l’ingrediente segreto dei sogni che ci portano lontano, molto lontano.” Con queste parole incantate, l’affascinante attore, modello, ex gieffino, conduttore, e indiscusso sex symbol, Luca Argentero, introduce un nuovo progetto editoriale che lo vede protagonista in un ruolo del tutto nuovo: quello di autore per bambini. Ma c’è di più dietro a questa dolce avventura che coinvolge due delle donne più importanti della sua vita: la figlia Nina Speranza e la sorella Francesca.

“Stella Stellina una dolcissima avventura di Nina e Dudù”  è il titolo del libro edito da Mondadori che promette di rapire i cuori dei più piccoli e dei loro genitori. Scritto da Luca Argentero e splendidamente illustrato dalla talentuosa Francesca, questa storia ci introduce a una protagonista speciale: una bimba dai grandi occhi azzurri e i riccioli biondi, accompagnata da un fedele amico, Dudù. Ma Dudù non è solo un pupazzo o un oggetto transizionale, è molto di più: è un compagno di avventure che trasporta i lettori, attraverso lo spazio e il tempo, verso nuovi mondi fantastici. La favola della buonanotte, e è un invito a celebrare la fantasia e i sogni di bambine e bambini, trasportandoli in un viaggio incantato che li lascerà senza fiato. Luca Argentero, noto per la sua versatilità e il suo carisma sul grande e piccolo schermo, recentemente protagonista della serie tv targata Rai “Doc nelle tue mani” aggiunge un nuovo tassello al suo già ricco curriculum, dimostrando ancora una volta il suo talento poliedrico e la sua capacità di emozionare in ogni campo artistico che affronta. Il suo debutto cinematografico avviene nel 2006 con il film “Saturno Contro” di Ferzan Özpetek, dove interpreta il ruolo di Lorenzo, conquistando immediatamente il pubblico e la critica. Da lì in avanti, la sua carriera cinematografica decolla, portandolo a lavorare con alcuni dei registi più rinomati del panorama italiano e internazionale.

Film come “Diverso da chi?” (2009), “Immaturi” (2010) e “Lezioni di cioccolato” (2007) lo consacrano come uno degli attori più talentuosi della sua generazione. Ma il successo di Luca Argentero non si limita al grande schermo. L’attore torinese ha anche recitato in serie televisive di successo, come “Carabinieri” (2005-2007), “Crimini” (2006-2010) e “Ris Roma – Delitti imperfetti” (2012-2014), dimostrando la sua versatilità e il suo carisma anche sul piccolo schermo. Uno dei suoi progetti più recenti e di grande successo è la serie tv “Doc nelle tue mani”, in cui interpreta il ruolo del dottor Andrea Fanti. La serie, basata sulla vera storia di Pierdante Piccioni, un medico che ha sperimentato la perdita della memoria autobiografica, ha conquistato il pubblico grazie alla sua trama avvincente e alle performance straordinarie degli attori, in particolare quella di Argentero nel ruolo del protagonista.

In questa Video intervista esclusiva abbiamo incontrato nel Salotto di Domanipress Luca Argentero per parlare con lui dell’importanza del sogno tra palco, schermo, pagine di libro e realtà.

Dopo il tuo romanzo d’esordio “Disdici tutti i tuoi impegni” ti ritroviamo, in libreria con un progetto diametralmente opposto edito da Mondadori intitolato Stella, stellina. Una dolcissima avventura di Nina & Dudù. Un’avventura che hai scritto e illustrato anche con tua sorella Francesca. Com’è nato il progetto?

«In questa operazione, il mio merito è molto limitato rispetto a quello di Francesca, perché io, da papà, le ho dato una mano con i testi, ma le illustrazioni sono interamente di mia sorella, che di lavoro fa altro, perché è una direttrice creativa, ma anche una disegnatrice da sempre. Aveva in mente di realizzare un regalo dei suoi a Nina, sua nipote, per cui aveva inventato tutta una storia disegnata e io mi sono permesso di dirle che quello che aveva creato era più di un bigliettino di auguri e che poteva essere un progetto, su cui costruire un bellissimo percorso di favole da raccontare a Nina e a tutti i bambini, che come Nina, sono abituati a leggere due o tre favole prima di andare a dormire.

Nina sembra aver apprezzato il regalo…

Questo libro nasce da un’esigenza, nel senso che Nina pretende due o tre favole tutte le sere e, come credo sappiano tutti i genitori, l’offerta è relativamente ampia, nel senso che prima o poi le favole si esauriscono e quindi ho pensato di scriverne qualcuna e in questo momento sarebbe stato un bellissimo tentativo. E così è nato Stella, stellina». 

Da padre come è maturata e come si è evoluta la tua vita? 

«La dinamica della giornata è completamente stravolta rispetto a quando non si hanno bambini. In senso più ampio, è normale che per una coppia come quella mia e di Cristina, di giovani innamorati che si svegliano al mattino e decidono in quale parte del mondo andare, questo modus vivendi non è più applicabile, ma è normalissimo. Diciamo che essere genitori incide sulla logistica, ma regala quella che forse è l’esperienza più appagante che un essere umano possa vivere. È strano rispondere a questa domanda, perché tutto cambia rispetto a prima, per cui elencare tutto quello che cambia è praticamente impossibile, perché esiste un prima e un dopo. Soprattutto adesso che ne abbiamo due di bimbi è ancora più impattante il loro arrivo, è tutto semplicemente e straordinariamente diverso». 

Il tema della fanciullezza te lo sei sempre portato dietro; anche prima di diventare padre, hai messo in scena lo spettacolo dal titolo È questa la vita che sognavo da bambino e il leitmotiv del sogno è presente anche in quest’ultimo libro, perché le favole ci aiutano a sognare. In questo senso, qual è il valore che tu dai a questa capacità immaginativa?

«Intanto, il sogno, come anche il sonno, sono azioni terapeutiche; il sogno, in particolare, aiuta il cervello a rimettersi in sesto dopo una giornata di lavoro, in cui sono successe un sacco di cose, e il cervello lo fa per noi, per cui se hai sognato, riparti più equilibrato. Nel caso di Stella, stellina, Nina è irrequieta ha una grande voglia di vivere e vive il momento del sonno come una rinuncia a vivere, nel senso che i bambini preferiscono correre e giocare piuttosto che andare a fare la nanna; ma quando si sogna, ed era questo poi il mio intento, quando si chiudono gli occhi inizia un’avventura ancora più entusiasmante rispetto a quelle che si possono vivere durante la giornata; quindi, il mio intento era quello di farle capire che non deve avere remore nel lasciarsi andare al sonno, perché in realtà sta per partire per un bellissimo viaggio». 

 

I tuoi sogni li hai realizzati tutti?

Io faccio un mestiere che vive della capacità dell’essere umano di sognare, di immaginare storie, di portarle agli altri, quindi è una parte integrante del mio modo di vivere, di lavorare, di intendere in generale la vita; è una grossa fortuna, perché io lavoro costantemente con l’immaginario. Quella delle favole per bimbi è una declinazione estremamente naturale, molto più complessa del previsto, perché scrivere una favola è molto più difficile di quanto pensassi, ma quasi necessaria, normale». 

Nella tua fanciullezza, c’è stata una favola o un personaggio che ricordi con particolare affetto? Di solito, noi maschietti ci identificavamo con i supereroi. Ce n’è stato uno che ha dominato la tua infanzia? 

«Io ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia dove si leggeva molto, mi hanno sempre letto e regalato tantissimi libri; ammetto di non ricordare le favole di quando ero molto piccolo, ma ricordo che fin da piccolissimo, fin dai primi anni di scuola ho sempre letto moltissimo. In casa avevo tanti libri di Jules Verne, quindi Ventimila leghe sotto i mari, per cui le prime grandi avventure io le ho vissute attraverso i libri; e poi, nella pre-adolescenza, molto prima della trasposizione cinematografica, io ero pazzo di Tolkien, dell’Hobbit e de Il Signore degli Anelli nella versione libro, che penso che pochissimi ragazzini di oggi, essendoci il film, abbiano macinato attraverso le pagine di Tolkien. Quella è una delle favole fantasy per eccellenza, però avevo dodici o tredici anni, non ero proprio piccolo come Nina, che invece è ancora nel mondo delle favole». 

Hai parlato di immaginazione e della capacità del tuo mestiere di attore di portare l’immaginario su un piano superiore; effettivamente, capita che l’immaginazione si compenetri con la realtà e la modifichi e la renda reale. Io volevo fare riferimento a quello che è capitato; attualmente, tu sei in tv con una fiction di grande successo, che è Doc nelle tue mani; di recente, a Lodi è capitato che un ragazzino, guardando una puntata della fiction, dove veniva praticato un massaggio cardiaco, abbia poi avuto modo di replicare la stessa manovra in un contesto reale, riuscendo, tra l’altro, a salvare una vita. E Pierdante Piccioni, che è il medico a cui tu ti sei ispirato, si è detto entusiasta. Tu come hai preso questa notizia?

«L’ho presa con cautela; nel senso, che sono certo che tanti fattori abbiano contribuito a salvare quella vita, che non sia esclusivamente merito di una puntata vista su Doc; se non ho letto male, questo ragazzo era in contatto con dei paramedici che gli dicevano esattamente cosa fare e come farlo; sono certo del valore dei corsi di primo soccorso, nel senso che non è certamente una fiction che deve sostituirsi a un corso di primo soccorso che tutti i genitori dovrebbero fare, che anche tutti i ragazzi dovrebbero fare a scuola. D’altro canto, in Doc abbiamo fatto molta attenzione a ogni singolo aspetto della nostra comunicazione: dal ruolo dei medici in generale all’atteggiamento medico che mettiamo in campo, all’attenzione nei confronti del paziente; noi abbiamo cercato di rappresentare quello che vorremmo per noi, cioè, io vorrei un medico come Doc, vorrei un reparto come quello, dei medici appassionati come quelli, vorrei quel tipo di commitment, quel tipo di dedizione all’essere umano, che io, devo dire, per l’esperienza che ho avuto, ho ritrovato nella realtà. Poi, accadono degli episodi fortunati come quello che è successo, la cosa principale è che una vita sia stata salvata, se poi anche Doc, in qualche modo strambo e indiretto, è servito a qualcosa, non posso che esserne felice». 

Personalmente, come ti ha fatto maturare la fiction “Doc nelle tue mani” come attore e come persona? 

«Doc è una bellissima tappa della mia carriera; io quest’anno compio vent’anni, di progetti ne ho attraversati tantissimi, e Doc rappresenta un po’ una chiusura del cerchio rispetto all’affetto che io ho per questo lavoro e all’affetto per il pubblico, perché mi è capitato di fare dei film, che erano più difficili per le persone, e credo che il vero successo del nostro lavoro è quando riesci a unire la qualità con la fruibilità delle persone; l’idea che ci sia tutta la famiglia davanti al televisore a vedere Doc, persone di diverse età che si riuniscono sul divano per vedere la stessa cosa, invece di rifugiarsi ognuno sul proprio schermo a guardare cose diverse, questo è motivo di grande soddisfazione. Quindi, Doc è una bellissima ciliegina sulla torta, che arriva dopo vent’anni di onorato servizio». 

Hai scritto un libro, reciti nei film film, sei protagonista a teatro…cosa ti manca a livello artistico? C’è qualche altro obiettivo che vorresti raggiungere? 

«Non lo so. Devo essere sincero, io sono veramente molto appagato del mio percorso e, ripeto quello che ho detto prima, ovvero che con Doc ho chiuso un bellissimo cerchio, lo stesso è accaduto con il libro, per cui tutto quanto arriverà da oggi in poi è un dono, è un di più a un percorso già molto fortunato e già ricco di tante cose diverse. Non ti nego che mi piacerebbe, per esempio, scrivere la sceneggiatura di un film, di una serie; scrivere mi piace molto, che sia una favola o che sia un romanzo, ma mi piacerebbe sperimentare la scrittura per lo schermo, o meglio, l’ho già sperimentata, si tratta ora di capire se quel tipo di scrittura riesco a farla arrivare sullo schermo». 

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Luca Argentero, quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Da papà di due bimbi piccoli, il futuro lo vedo nelle loro mani, per citare il titolo di Doc. Il Domani è difficile da prevedere. Sembra impossibile immaginare il mondo tra vent’anni; oggi non ho idea di che consigli dare a Nina su che studi fare, non ho idea, probabilmente farà un mestiere che oggi non esiste, vivrà in un mondo che oggi non riusciamo neanche a immaginare, ma arriverà prima di quanto noi immaginiamo, per cui bisogna solo fare in modo che i più giovani abbiano la testa più aperta, più pronta, più veloce e più reattiva possibile, spero di riuscire a trasmettere ai miei figli la curiosità nel utilizzare tutto quello che hanno attorno per vivere nel miglior modo possibile». 

Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.