“Nella vita per superare le tante difficoltà che mi ha riservato il destino, ho dovuto imparare a trovare un equilibrio con me stessa“. Quando parla del suo percorso personale, fatto di salite, vorticose discese ed ostacoli importanti da superare, Anastacia, la cantante americana che ha incantato il mondo della musica con la sua potente voce rock e il suo carisma unico, sembra essere a un giro di boa, quello di chi ha navigato in acque ostili e profonde e ha lottato contro le avversità riemergendo con coraggio. Oggi, l’interprete di “Left outside alone” si prepara a fare il suo ritorno trionfante con una nuovo singolo, “Best Days,” che anticipa un il suo prossimo album in studio prodotto in terra tedesca intitolato “Our songs”, un inno alla celebrazione del momento presente ed insieme un invito a custodire i momenti più felici come riserva per superare le difficoltà. Il testo trasmette un forte senso di speranza, un sentimento che Anastacia ha custodito con tenacia, anche nei momenti più tortuosi. Il ritornello canta che questi sono i giorni migliori della vita, evocando un senso di libertà,  che invita ad abbandonare le preoccupazioni anche solo per un giorno. Anastacia fin dal suo debutto nel 2000 con “Not That Kind,” e poi con la hit mondiale “Left outside alone” ha collezionato una serie di successi mondiali. In quasi due decenni di carriera, la cantante americana non ha solo dimostrato di essere una straordinaria artista e performer, ma anche un esempio di forza e tenacia. Ha trasformato le sfide personali in opportunità di crescita, incarnando il significato della suo nome che secondo etimologia recita, “colei che risorge dalle proprie ceneri” combattendo contro malattie invalidanti come il morbo di Chron che l’affligge da quando era una ragazzina ed il cancro che ha voluto sdoganare anche pubblicamente parlandone e facendo cadere ogni tabù. Il nuovo album, figlio di queste consapevolezze coniuga diversi generi musicali dal pop al rock riunendo decenni diversi con classici senza tempo. Siamo stati onorati di ospitare Anastacia per il primo appuntamento della ottava stagione del Salotto Digitale di Domanipress per parlare di musica, vita e di sfide da superare, tra ricordi indelebili e nuovi traguardi da raggiungere.

Anastacia, bentornata nel Salotto Digitale di Domanipress.

«Ciao Simone, sono davvero molto felice di essere qui con te, di salutare i miei fans italiani e di poterci rincontrare».

Sei tornata alla musica con un nuovo singolo dal titolo “Best day” un inno alla gioia di vivere. Parli spesso di ottimismo nelle tue canzoni. Da dove viene questa forza?

«Mi piacerebbe trasmettere ottimismo alle persone, sai se fosse possibile vorrei imbottigliarlo e venderlo…così gratis. Penso spesso, pensando soprattutto alla mia esperienza, che detesto essere triste. Non mi piace avvertire lo stress, non mi piace provare queste sensazioni. E per non sentirlo, devi trovare un modo per superarlo o devi trovare un modo per rileggerti dentro attraversarlo. E per fare ciò, devi sentirti bene… Trovare un modo per essere la tua parte migliore, all’interno di tutte queste difficoltà, penso di aver trovato la mia stessa sopravvivenza, trovare qualcosa di positivo in questa situazione folle. Se ci penso, è quello che ho fatto con la parola “cancro”. Non era una parola buona, non era una parola divertente, ma ho cercato di cambiarne la prospettiva delle persone dimostrando cosa possono fare. Quando pronunciano quella parola, immaginano che sia negativa ma poi non così male quando lo guardi come se fosse la radice della parola Can che in inglese significa potere. (Cancer dal verbo Can in inglese, NDR) E io mi sono sentita così, nella possibilità di fare qualcosa. Bisogna solo essere positivi».

Vivere giorno per giorno è il segreto per essere felici?

«Si deve assaporare il piacere di ogni giorno, di ogni età che stiamo attraversando proprio ora, dobbiamo trovare qualcosa di positivo nel nostro mondo su cui possiamo concentrarci, non dobbiamo pensare a ciò che succederà. Bisogna vivere giorno per giorno. Dobbiamo trovare qualcosa su cui concentrarci veramente che ci renda felici, che ci porti via dalle lamentele, che ci porti via da “oh no, cosa succederà nel mondo?” Penso che bisognerebbe semplicemente avere fiducia che le cose accadranno e restare concentrati sulla propria vita e sul personale piano di gioco. Certe volte è importante essere convinti che le cose cambieranno, e poi andare con fierezza verso il destino. E devi avere quella filosofia che anche se perdi il lavoro o qualsiasi altra cosa stia accadendo, c’è un’altra montagna là fuori per te  da scalare anche se tu non sai cosa è. Ma devi avere fiducia di sapere che c’è sempre un futuro. E se pensi a ogni giorno che passa, è un po’ difficile viversi il momento, invece bisognerebbe farlo; questa è la mia filosofia».

Riprendendo il titolo del singolo “Best Days”. Qual è il ricordo del tuo giorno più bello della tua vita?

In realtà non ricordo un giorno migliore in assoluto. Sono davvero grata per ogni giorno della mia vita e sono molto sincera quando lo dico, perché non ci viene data la possibilità di dire che domani accadrà. Quindi devi credere che il giorno in cui sei, quello che stai vivendo oggi è il migliore. E se stai vivendo quel giorno e stai cercando di renderlo il migliore, perché concentrarsi sul peggio? Quindi penso che si tratti semplicemente di prestare attenzione a ciò che è fantastico in quel giorno, a ciò che è positivo in quel giorno e fare del tuo meglio. Ma credo davvero che ci siano molti i giorni migliori che puoi vivere. E finché cerchi solo di rimanere nel presente e rimani nell’oggi, allora puoi rendere quel momento una buona giornata. Ovviamente, le persone quando pensano al miglior giorno della propria vita pensano al  matrimonio di una figlia, ad un giorno importante od altro. In realtà non distinguo un solo giorno migliore perché ne ho troppi, troppi giorni. Sì, pensandoci ne sono convita ho vissuto troppi giorni migliori».

L’altro singolo pubblicato si intitola supergirl. Ma “supergirl” si nasce o diventa nella vita?

«Penso che in entrambi i casi  Supergirl sia semplicemente, per me, un modo per ricordare alle donne, alle ragazze e persino ai fratelli che la donna è spesso messa di fronte a molte sfide. Abbiamo molte aspettative che il mondo si aspetta da noi, fisicamente, emotivamente, e penso che sia importante incoraggiare le donne a credere che puoi farlo, è davvero l’obiettivo di quella canzone. Non si tratta di essere la migliore al mondo, si tratta di cercare di dire, puoi farlo. E utilizzando la parola Supergirl, per me, sembrava un buon modo per ribadirlo. Non importa quale età tu abbia, sei straordinaria e sei fantastica e puoi farla e puoi superare gli ostacoli della vita. Sai perché? Perché sei fantastica. Quindi, anziché dire la parola fantastica preferisco dire supergirl. Credo che tutto questo sia fantastico, e quindi ho pensato che fosse una sorta di nuova età, un nuovo tipo di pelle, un’altra parte di me».

Cosa puoi dirci del tuo nuovo album intitolato “Our songs”. Come è avvenuta la scelta di questo titolo.

Beh, ho intitolato l’album “Our Songs” perché l’album vero e proprio contiene canzoni tedesche, non canzoni che ho scritto dal nulla, ma sono canzoni tedesche tradotte in modo che possa cantarle in inglese. Ed è stato un progetto proposto da un produttore tedesco. Ho pensato che fosse un’idea interessante e la ricerca delle canzoni è stata sicuramente più difficile di quanto pensassi, perché mi piaceva una melodia o un’atmosfera in una canzone. E poi, all’improvviso, qualcuno doveva spiegarmi cosa significava la canzone. E io pensavo, oh no, quella non è una filosofia da Anastacia. Sfortunatamente, ho dovuto attraversare molti demo per arrivare alla versione finale, per quanto riguarda le canzoni. Ma ho scelto molti pezzi in base a ciò che significano. Proprio come “Best Days”, era una canzone perfetta. Si adattava a me. E quella canzone sta davvero dicendo di non sprecare tempo, devi vivere giorno per giorno. E non è una cosa negativa, in realtà è una questione di chiedersi cosa stai aspettando? Fai il passo, altrimenti continuerai a convincere  te stesso a non farlo.  Il momento è adesso».

Pensando alla tua carriera non si possono non ricordare i video iconici di brani come “Piecies of a dream” e “Left outside alone” che per molto tempo hanno dominanto le charts di MTV. Qual è il processo creativo dietro i tuoi videoclip e la scelta delle canzoni? Da dove provengono le tue ispirazioni?

«Penso che io sia sempre stata piuttosto metaforica con la mia musica. Mi piace fare in modo che non solo il pubblico la avverta attraverso la mia voce, ma vorrei che visivamente tu possa vedere, percepire l’immagine. Quindi quando crei qualcosa, devi avere una visione di ciò che stai facendo. Beh, la parola “Piecies of a dream” in questo è emblematica. Sì, pensa solo a quel titolo di per sé, è una metafora di come sia essere in questa fantasia e tu non hai tutto un quadro di insieme. Non hai tutte le parti di cui hai bisogno per una grande impresa, hai solo pezzi e non puoi davvero creare qualcosa senza avere un quadro completo. E credo davvero che sia fantastico avere una visione potente e che questa vada di pari passo con le parole e la musica. Quindi tutto deve in qualche modo convivere in un’unica impressione».

La tua immagine è stata spesso associata ad uno stile unico e riconoscibile, penso ai tuoi occhiali da sole colorati iconici. In che modo pensi che la tua moda e il tuo stile abbiano contribuito a definire la tua identità di artista?

«Non ho mai pensato, quando ho iniziato, che i miei occhiali avrebbero fatto sì che le persone mi riconoscessero perché ne avevo bisogno per vedere. Quindi erano necessari, non è che dietro di me ci fosse qualche genio creativo che lo aveva pensato. Li indosso dal sesto anno di scuola, quindi erano normali per me. E ho messo le lenti colorate  quando avevo circa 25 anni, cercando di essere cool e non so, era come cercare di essere più audace con i miei occhiali perché pensavo che sembrasse figo. E poi bam, è diventato tip:, “lei indossa questi occhiali da sole, facciamolo anche noi”. E io pensavo che in realtà non erano solo occhiali da sole ma un accessorio che mi serviva per vedere. Chiunque vede degli occhiali da sole pensa che siano utili solo per proteggersi dai raggi solari ma non sempre è cosi. Io penso che  grazie alla mia carriera ho sdoganato l’accessorio degli occhiali da vista. Per me erano essenziali, non potevo salire su un palco senza indossarli. Quindi è stato davvero un accessorio con cui mi sono sentita molto a mio agio. E sono stata molto contenta che piacessero alle persone perché ne avevo bisogno. E poi molti mi hanno chiesto, perchè non toglierli? Io ho risolto con l’operazione LASIK  perché la visione è importante e tutto acquista un altro senso se riesci a vedere. E uso l’esempio di quando ricevi una chiamata nel cuore della notte. Ricevi una chiamata pensi, cosa sta succedendo? E poi accendi la luce e all’improvviso, puoi svegliarti e vedere. E pensi cosa accade? Come mai riesco a mettere a fuoco?. Se sei davvero una persona che guarda e si concentra  sugli oggetti intorno, allora hai bisogno di vederci bene per concentrarti. Quindi se avessi tolto i  miei occhiali sul palco o in una sessione fotografica, non sarei stata cosi coraggiosa».

Eppure qualcosa è cambiato…e hai detto addio ai celebri occhiali

«Sono stata in grado di farlo intorno al 2006.Ho  tolto gli occhiali ed è quello che accade in alcune parti del video “Left Outside Alone”. Volevo essere nuda e molti di loro hanno pensato: Wow, non sta nascondendo nulla. Si chiedevano se fossi io. Credo di ricordare di aver sentito un gossip strano. Dicevano che avevo un occhio strabico o un occhio cieco o qualcosa che stavo nascondendo. Non mi sono lasciata scoraggiare. Ho pensato che fosse divertente che qualcuno volesse pensare a qualcosa di così diverso, ho lasciato correre. A me interessava arrivare al pubblico in maniera semplice, per quella che ero».

Rispetto al tuo esordio con “Left outside alone” è cambiato il modo di fruire la musica con le piattaforme streaming come spotify. Com’è il tuo approccio verso questa nuova via?

«Una cosa che mi piace ancora fare è pubblicare album e vinili. Non penso di rinunciare alle copie fisiche finché il pubblico semplicemente smetterà di interessarsene. Alcuni fan, davvero, anche la generazione più giovani, adorano i vinili. Pensano che sia una cosa nuova. E io lo preferivo. Trent’ anni fa, eravamo appassionati di vinili e ci piaceva collezionare quelli dagli anni ’50 in poi. E ora questa cosa sta tornando. E sono grata perché è ancora un vero acquisto, un acquisto di contenuti.  Perché alcuni preferiscono ascoltarti in streaming altri invece ti acquistano nel formato fisico. Ma sono grata anche a chi mi ascolta in streaming e mi scopre su spotify perché molti poi vengono a vedere il mio spettacolo dal vivo. Quindi c’è sempre una buona opportunità per far conoscere le  canzoni. E se le persone non hanno i soldi per acquistarle, allora forse possono decidere di ascoltarle dal vivo perché è diverso. È un’occasione che capita una volta nella vita, a volte vai a vedere il tuo artista dal vivo per passare una serata memorabile. È molto di più coinvolgente che aver bisogno di comprare la copia fisica. Quindi penso che ogni persona sia diversa. Ma ho sicuramente molta richiesta di copie fisiche. Con il disco puoi toccare le parole, vivere le immagini su carta. Penso sia divertente per i fan avere qualcosa di simile a un regalo».

Hai collaborato con diversi artisti italiani come i Modà Pavarotti ed Eros Ramazzotti qual è il tuo rapporto con l’Italia. Quali sono i tuoi posti preferiti?

«”Oh mio Dio”. Non penso che ci sia davvero un posto preferito. È un po’ difficile scegliere un posto specifico sulla mappa. È davvero tutto bellissimo. L’Italia è un paese è incredibile. E ogni luogo in cui vado, quando scopro un nuovo posto, che sia un concerto, o una nuova zona in cui mi ritrovo, sono sempre completamente innamorata. E poi non sono sorpresa che lo sono, perché il vostro paese è semplicemente così accogliente e pieno di vita, d’amore e di spirito, pieno anche di affetto di famiglia. E hai semplicemente quel tipo di natura. Quindi entri in una nuova zona tutti sono davvero grati che tu sia lì. Quindi spesso mi accolgono e dicono: è fantastico che tu sia nella mia città. E poi sono tutti orgogliosi della propria città. Quindi è così carino come l’Italiano sia così genuinamente orgoglioso di esserlo e mi diverte anche che ci sia competizione tra le diverse città e le zone.  Amo davvero l’orgoglio che il vostro paese ha nel dna, fa parte di voi e lo amo».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Anastacia, quali sono le tue speranze e le tue paure

«Ovviamente ci troviamo in un periodo molto strano e pieno di paure. Per il Domani desidero sempre  di vivere in un mondo migliore. Credo di averlo sempre fatto per tutta la mia vita, incluso il tour che ho fatto nel 2004 dove alla fine del tour ho urlato un forte no alla guerra. Credo  che a volte con rabbia e negatività possiamo perdere il focus. E spero che il nostro mondo non continui a farlo, dobbiamo concentrarci nell’obiettivo di mantenere il nostro pianeta vivo e sano e vivo e felice. Penso che non stiamo facendo un gran lavoro come mondo intero. Quindi spero che più persone lo vogliano e lo desiderino in un modo che sia la loro motivazione. So che la generazione più giovane è molto impegnata nel cercare di aiutare l’ambiente. In realtà sta succedendo che stiamo lentamente perdendo la presa su ciò che il nostro mondo può essere perché il mondo continua a prendere raffreddori e più raffreddori prendi, più debole diventa il tuo sistema immunitario. Penso che sia solo questo che stiamo facendo. Continuiamo a pensare che sarà lì per sempre per il Domani ma non è così. Io come Anastacia, amo il mio lavoro. Amo cantare. Amo stare con i miei amici e incontrare i miei fan. È davvero la stessa cosa, solo con più decenni alle spalle. Vorrei avere più tempo per continuare a farlo. E quando o se  mi ritirerò, voglio sentirmi davvero bene riguardo alla mia carriera e al mio lavoro e sapere che anche se non sto più cantando, la mia musica è lì. Mi sento a mio agio nel fatto che almeno abbiamo costruito qualcosa. Perché ho anche pensato quello che è accaduto a Tina. Per quanto grande fosse la perdita di Tina Turner, la sua musica era così parte della nostra vita. Lo stesso con Pavarotti, non puoi perdere quell’artista nella tua testa. Ce l’hai per sempre. E sono molto grata alla musica per questo. Perché se stai facendo la differenza nella vita delle persone puoi aiutarle con la musica a crescere oltre se stesse. Per questo sono grata che ci sia la mia discografia da lasciare in eredità e mi auguro che il pubblico un giorno si ricordi di quello ero io come artista».

Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.