C’era una volta Milano, capitale della moda. Oggi c’è un nuovo regno, firmato Prada, con una Medusa tra i capelli.
Lo scossone è arrivato giovedì 10 aprile, ma il sismografo dell’alta moda lo aveva registrato da mesi: è ufficiale, il Gruppo Prada ha acquisito Versace. Un colpo di scena da prima pagina, un’operazione da 1,25 miliardi di euro che riporta l’iconico marchio della Medusa sotto bandiera italiana. E con questo, un messaggio chiaro e potente: la moda italiana non vende, conquista.
Sul fronte opposto, Capri Holdings — il gruppo americano che nel 2018 aveva inglobato Versace — cede lo scettro con eleganza. Ora, nella scacchiera del lusso, le pedine si muovono tra le mani esperte di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, che accolgono la nuova maison con una dichiarazione d’amore all’artigianato, alla creatività e al patrimonio culturale condiviso.
Donatella Versace, per decenni la voce, il volto e il cuore pulsante del brand fondato dal fratello Gianni, non è più al timone. Ha lasciato il ruolo di direttrice creativa appena un mese fa, in favore di Dario Vitale, enfant prodige della scuderia Miu Miu. Una staffetta tutta interna che sa di strategia a lungo termine. E che conferma: Versace non cambia pelle, ma evolve con stile.
Il nuovo capitolo si apre sotto il segno della continuità e dell’audacia. “Il cammino sarà lungo”, ammette Andrea Guerra, CEO del Gruppo Prada, “ma Versace ha un potenziale enorme. È tempo di costruire”. E nel cantiere del nuovo lusso italiano, l’ambizione non manca.
Con l’acquisizione, Prada si conferma regina indiscussa del fashion system, unendo ai suoi marchi (Prada, Miu Miu, Church’s, Car Shoe e Pasticceria Marchesi) anche il diamante più provocatorio del made in Italy. È la fusione di due universi apparentemente opposti: minimalismo cerebrale contro glamour barocco, rigore milanese e passione mediterranea.
Eppure, funziona. Perché entrambi sono nati dalla stessa visione: fare moda non solo per vestire, ma per raccontare il tempo. E oggi, quel tempo ha un nuovo nome: Italia.