«Ci manca Raffaella Carrà, il suo ricordo sopravvive al tempo ed è per questo che per noi non è mai andata via, preferiamo pensare che sia in giro per il mondo, in tournèe e che presto ci rincontreremo». Quando si parla della mitica Carrà Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo, che conoscevano la showgirl da vicino, si emozionano lasciandosi andare a ricordi che spaziano del suo vissuto umano e professionale rivelando un’aspetto inedito, lontano dai riflettori, nascosto dietro il sipario, ma non per questo meno brillante. Enzo Paolo Turchi ha iniziato la sua gavetta proprio con Raffaella debuttando con la regina della tv nel 1971 quando, insieme, ballarono per la prima volta il Tuca Tuca, ballo iconico ideato da Gino Landi che al suo lancio provocò scalpore seducendo l’Italia e conquistando i più grandi dello spettacolo italiano arrivando fino ad Alberto Sordi. Oggi per omaggiare il suo ricordo Carmen Russo ha lanciato il Tuca Tuca Remix, un aggiornamento del brano remixato da Roberto Ferrari e Maurizio Nari da fruire nelle notti a passo di danza a portata di smartphone, da ballare in gruppo o da soli, o da condividere sui social. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo una delle coppie più amate dello spettacolo italiano nel nostro Salotto Digitale in questa Video Intervista Esclusiva per il primo Raffaella Carrà Memorial Day by Domanipress ed abbiamo poi celebrato insieme il mito dell’indimenticabile showgirl esempio di garbo, tradizione e professionalità.
Per omaggiare Raffaella Carrà avete deciso di lanciare il “Tuca Tuca Remix”, un azione rivolta soprattutto al pubblico del dancefloor…com’è nata questa esigenza?
Carmen Russo: «L’ idea di omaggiare la mitica Raffaella è stata tutta di Enzo Paolo perchè lui ha condiviso con lei i momenti più eclatanti del Tuca Tuca, dalla creazione in sala prove fino alla performance al celebre Fantastico. Tutti volevano replicare quei movimenti così audaci con Raffaella; abbiamo pensato insieme che sarebbe stato bello poter far conoscere ai giovani questa eredità. Per il Tuca Tuca Remix abbiamo chiamato due nomi importanti della scena dance come Roberto Ferrari e Maurizio Nari per dare al brano una sonorità contemporanea, sempre nel grande rispetto del classico inarrivabile di Raffaella…tengo a precisarlo».
Enzo Paolo Turchi: «Si, l’obiettivo non era quella di proporre solo un brano ma di rendere vivo il ricordo di Raffaella…Sai cosa mi piace pensare? che Raffaella Carà per me non ci ha lasciato ma è in tournée ed è sempre nel nostro cuore. Volevamo dedicargli un momento di spettacolo, come piaceva a lei, credo che ne sarebbe orgogliosa…».
Il 13 Novembre del 1971 va in scena sul Rai1 per la prima volta il “Tuca Tuca” e qualcuno gridò allo scandalo per i suoi movimenti troppo sensuali…Cosa puoi raccontarci di quel periodo?
Enzo Paolo Turchi: «I ricordi di quel momento magico li conservo gelosamente, a chiave, ma mi fa piacere riaprire i cassetti e condividerli. Era un periodo in cui in televisione si poteva crescere sia artisticamente che umanamente. All’inizio quando proponemmo il Tuca Tuca eravamo coscienti che si trattava di un ballo audace, che poteva destare scandalo, ma senza timore abbiamo rischiato. Scherzando pensavamo che al limite non avremmo mai più lavorato in televisione. A quei tempi i criteri della censura erano molto rigidi».
Invece non andò proprio così…Cosa fece cambiare idea alla dirigenza Rai?
Enzo Paolo Tuchi: «Tutto è partito da Alberto Sordi che fu il primo personaggio importante a voler ballare il Tuca Tuca, da quel momento in poi nessuno poteva opporsi perché a lui, dall’alto della sua carriera monumentale, nessuno poteva dire di no…Quindi poi dopo la sua performance tutte le riserve dei più scettici si sono sciolte».
Come sei arrivato a collaborare con la mitica Raffaella?
Enzo Paolo Turchi: «Io provenivo dal Sancarlo di Napoli ed ero un ballerino classico ma poi fui scelto da Gino Landi, uno dei coreografi più grandiosi di tutti i tempi e da questo gancio ho avuto modo di collaborare attivamente con Raffaella».
Arrivato in sala prove ti hanno presentato la tua collega Raffaella Carrà, una responsabilità non da poco lavorare con un mito…
Enzo Paolo Turchi: «Per tutti i ballerini era un onore potersi esibire accanto a lei, ci tremavano le gambe per l’emozione quando sapevamo di dover lavorare insieme, ognuno cercava di poterlo fare al meglio. Raffaella era una donna determinata e non si fermava davanti agli ostacoli, una grande professionista che ambiva all’eccellenza in tutto ciò che perseguiva. Pensa che qualcuno l’ha anche criticata per questa sua propensione…».
Carmen Russo: «Ma quale critica? Raffaella era avanti un passo rispetto a tutti, una donna di potere che non necessitava di ostentare; con la sua grazia, la sua eleganza ed il sorriso che tutti noi abbiamo amato riusciva ad incantare non solo l’Italia ma tutto il mondo. E poi era una grande professionista».
La televisione degli anni settanta era più esigenze rispetto agli standard moderni?
Enzo Paolo Turchi: «Era l’epoca del professionismo, fino agli anni duemila chi voleva fare spettacolo doveva passare da una gavetta molto dura, le showgirl dovevano dare prova del loro valore…non tutte ci riuscivano. Oggi la tv è radicalmente cambiata, si è attualizzata, non so se in meglio o in peggio, ma sicuramente non ci sono più le figure iconiche di un tempo, non si investe su un personaggio e sulla sua crescita».
Realizzare uno show come quelli di Rafaella Carrà con costumi, balletti, ospiti di spicco non una strada perseguibile per le generaliste anche commerciali…
Enzo Paolo Turchi: «Si tende a riproporre format provenienti dall’estero e a copiare altri modelli che magari sono anche lontani dalla nostra cultura. In passato invece l’obiettivo era essere unici e irripetibili. Si rischiava di più e il fallimento era dietro l’angolo, ma sicuramente si offriva al pubblico qualcosa di inedito ed irripetibile».
Torniamo a Rafaella, qual è il tuo ultimo ricordo con lei?
Enzo Paolo Turchi: «Due mesi prima della sua scomparsa ci siamo parlati al telefono ma non mi ha confessato niente circa la sua malattia… e questo, in verità, non mi stupisce. Era una donna forte ed orgogliosa, non voleva dare dispiacere a chi voleva bene. Non posso ancora credere che non ci sia più, Raffaella girava il mondo e i suoi show sono spesso trasmessi in tv…Certe volte mi illudo che sia ancora con noi. Se ci pensi la Rai e non solo lavora ancora con le immagini e le performance di Rafaella che ritornano continuamente, è una pietra miliare, fa parte della nostra storia».
Carmen Russo: «Si, Non si può fare a meno di Raffaella, tutto ciò che ha realizzato è irripetibile da chiunque…L’ultima volta che mi sono emozionata con lei è stato il giorno del mio compleanno, il 3 Ottobre di due anni fa quando durante una puntata di Tale e quale show dopo l’esibizione mi ha chiamato in diretta per complimentarsi con me…Mi sono sentita una privilegiata, solitamente era sempre molto riservata, non amava apparire oltre i suoi show, invece quella volta mi salutò pubblicamente, un grande regalo, non lo dimenticherò mai».
Tra showgirl spesso si parla di rivalità, Raffaella invece non sentiva questo peso. Come ci riusciva?
Carmen Russo: La rivalità con Raffaella era impossibile, lei non si sentiva rivale di nessuno perché era al di sopra di tutte le altre. Ogni ragazza che voleva entrare a far parte del mondo dello spettacolo aveva Raffaella come punto di riferimento ed era oggetto di studio per come ballava, presentava e parlava. Ognuna cercava di avvicinarsi al suo stile, era un’artista completa. Io ho avuto il privilegio di incontrarla più volte grazie ad Enzo Paolo in diversi programmi televisivi sia in Italia che in Spagna e in Sud America dove lavoravo anch’io».
Com’ era accolta Raffaella all’estero, qual è stato secondo te la sua qualità principale che l’ha resa familiare ad ogni latitudine?
Carmen Russo: «Sono stata testimone dei suoi innumerevoli successi nel mondo. Una delle sue caratteristiche vincenti era quella di metterti a tuo agio. Quando parlavi con Raffaella lei era capace di far emergere gli aspetti più belli sia a livello artistico che umano dentro di te, la potevi percepire subito come una figura familiare, un’amica di cui ci si puo’ fidare».
Un’amica che diede un consiglio prezioso ad Enzo Paolo che funziona ancora oggi…
Carmen Russo: «Si, un giorno Raffaella disse ad Enzo Paolo che in quel periodo era un po’ farfallone, passava da un’amore a un altro: “Bravo Enzo Paolo, adesso hai finalmente trovato la donna giusta, non lasciartela scappare”. Lei teneva che i suoi collaboratori avessero una vita privata stabile e soddisfacente, aveva una parola buona e un consiglio saggio per tutti».
Qual è l’episodio più importante che ti lega emotivamente a Raffaella?
Carmen Russo: «Porterò per sempre nel cuore un episodio: quando è nata mia figlia Maria lei disse ad Enzo Paolo: “Hai fatto la cosa più bella e più importante del mondo, io purtroppo non sono riuscita, non ho fatto in tempo”, Ci regalò un cuore d’argento che abbiamo lasciato ancora sul letto di Maria…».
Chi ha grande successo come Raffaella spesso è oggetto di critiche e di dicerie infondate. Voi che Raffaella la conoscevate bene cosa rispondete?
Enzo Paolo Turchi: Io sono convinto che nell’arte non debba esserci concorrenza, quella idea può appartenere al supermercato…Se un balletto mi riesce particolarmente bene non vuol dire che sono migliore di altri ballerini, ognuno deve seguire la propria strada e la propria passione. Raffaella riusciva ad avvicinarsi ai più grandi nel mondo non per dimostrare il suo talento ma semplicemente perché aveva piacere di collaborare con un altro artista…Qualcuno osò dire che Raffaella era presuntuosa ma avendola conosciuta mi sento di smentire clamorosamente queste voci. Nella vita d’altronde ci sono sempre i detrattori e c’è da lottare, soprattutto nel nostro mondo. Lei però era al di sopra di tutto e non se ne curava troppo delle critiche. Posso garantirti di aver visto artisti che non si sarebbero avvicinati a nessun altro ma a Raffaella non si diceva mai di no».
Guardando la vostra storia il consiglio di Raffaella è stato profetico, recentemente siete stati divisi solo dal Grande Fratello…
Enzo Paolo Turchi: «Raffaella aveva ragione, Vivere senza Carmen per me è impensabile, la amo follemente come il primo giorno. insieme abbiamo condiviso gioie e dolori ed è tutto il mio mondo. Questa volta però devo dirti che non ho avuto tempo di sentire la sua mancanza perché c’era Maria e quindi avevo una responsabilità e delle mansioni da papà da portare a termine: stiravo, lavavo, la aiutavo con i compiti e l’ho fatta sentire la donnina di casa…Spero di esserne stato all’altezza».
Carmen Russo: «Posso dirti Enzo Paolo che sei stato bravissimo e non ho potuto eccepire niente!».
Partecipare ad un reality show significa mettere a nudo le proprie debolezze e scontrarsi con un carico emotivo notevole. Qual è il bilancio del tuo Grande Fratello?
Carmen Russo: «Non è stato facile, ho cercato di essere semplicemente me stessa, ritengo che se per quarant’anni il pubblico mi ha voluto bene per quella che sono con tutti i miei pregi e difetti sarebbe stato sbagliato cercare di essere diversa. In questo non sono stata una sorpresa in negativo anzi molti mi hanno apprezzato per le mie polpette, il modo di fare da conciliatore, che mi appartiene per natura, e il voler evitare di mettere sempre benzina sul fuoco. Sai, in un reality come il Grande Fratello è facile amplificare le emozioni e spesso alcuni personaggi non riescono ad essere reali al cento per cento, ci sono sempre le telecamere che ti condizionano. Io sono stata semplicemente me stessa».
Anche tu Enzo Paolo hai partecipato ad un reality quale consiglio hai dato a Carmen?
Enzo Paolo Turchi: «Per esperienza personale ho notato che in un reality spesso alcuni personaggi vogliono dimostrare di essere ancora pronti a fare spettacolo e questo esagera le cose, le rende artificiose, finte e il pubblico lo nota».
Condividere per giorni lo stesso tetto con altri artisti è complicato…
Carmen Russo: «Quando mi hanno dato l’incarico di organizzare i balletti con personaggi che non avevano mai ballato in vita loro non è stato semplice…ho perso la pazienza. La verità è che temevo il giudizio di Enzo Paolo, volevo fare bella figura e mi sono lasciata trasportare dalle emozioni negative…L’ultima settimana il pubblico ha capito che era terminato il mio percorso e che era giusto che uscissi. Dopo 4 mesi era giusto che la narrazione prendesse delle strade diverse, più volte ad approfondire le dinamiche amorose e sentimentali ed io in questo sarei stata fuori luogo».
L’affetto del pubblico si conquista con la gavetta…Oggi Enzo Paolo sei anche un insegnante, cosa tramandi ai tuoi ragazzi?
Enzo Paolo Turchi: «La prima cosa che insegno ai ragazzi è quella di amare la danza, non mi interessa l’esercizio fine a se stesso. Se tu non ami questa forma d’arte non puoi sognare una carriera in questo mondo. La vita di un ballerino è difficile, impone sacrifici, privazioni, non si può far tardi la sera, non si può bere o fumare troppo…Però poi l’applauso del pubblico è la ricompensa migliore e ripaga rispetto ad ogni rinuncia».
Quell’applauso è anche un segno di riscatto sociale per un ragazzo partito dai quartieri spagnoli di Napoli che ce l’ha fatta…
Enzo Paolo Turchi: «Si, non mi stava bene la vita che mi era stata predestinata. Provengo da una famiglia molto umile che non poteva offrirmi delle alte prospettive e la danza mi ha salvato. A otto anni già lavoravo, la mia famiglia sono i ballerini del teatro San Carlo. Quando sono arrivato in quel luogo mi sono sentito a casa, ho imparato dai più grandi, eravamo uniti e dividevamo tutto, anche i guadagni. Ricordo il primo stipendio messo a fattor comune del gruppo. Se c’era un problema non restava qualcosa di personale ma si condivideva. Tutti questi sono ricordi che non posso dimenticare, entravo alle nove del mattino ed uscivo alle dieci di sera…per me è stata un’esperienza totalizzante. Mi spiace dover togliere qualcosa alla mia famiglia d’origine ma la verità è che al San Carlo mi sentivo veramente a casa».
Qual è stata la strada principale che ti ha portato al successo?
Enzo Paolo Turchi: «Il successo lo decreta il pubblico, non ci sono altre vie. Si può essere preparati a livello tecnico ma ciò che conta e saper comunicare un’emozione non solo essere bravi, avere una personalità che conquista».
Per te Carmen parte dal vostro passaggio alla tv commerciale, eravate in compagnia di altri grandi come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Erano momenti d’oro per lo spettacolo, Cosa ricordi di quei tempi?
Carmen Russo: Li ho vissuti e me li sono goduti senza la consapevolezza di appartenere ad un periodo storico eccezionale. Per noi quella era la normalità. Con il Drive In da un giorno all’altro sono diventata familiare per il pubblico, iniziavano a fermarmi per strada e a chiedermi gli autografi, per questo devo ringraziare infinitamente Antonio Ricci. Mi sento molto fortunata, viaggiavo tra l’Italia e la Spagna sono stati anni ricchi di esperienze, di amicizie e di sorrisi. Tra tutte ricordo il passaggio a “Risatissima” di Johnny Dorelli, con Enzo Paolo ci siamo confrontati con professionisti americani che provenivano dalla lontana Las Vegas. Si scrivevano i momenti al top dello spettacolo e non è un caso che molti canali continuano a riproporli».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vedono il “Domani” Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo quali sono le vostre speranze e le vostre paure?
Enzo Paolo Turchi: «Pensiamo al Domani, cerchiamo di capire come gestirlo e cerchiamo di restare coi piedi per terra per avere un idea concreta del futuro. Io vorrei realizzare lo spettacolo più bello del mondo ma oltre a questo mi sento altruista e guardo al futuro della collettività».
Carmen Russo: «Per me un buon presente forma un buon Domani. Bisogna saper seminare e pensare alla sostanza e non solo alla forma ed avere fiducia e speranza nel futuro, lo si deve affrontare così, a passo di danza».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite