Il cambiamento climatico colpisce le Olimpiadi: la frequenza delle ondate di calore registrate a Pechino è stata tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nei 40 anni precedent

TOKYO, 05.08.21 – Un’analisi realizzata da Greenpeace East Asia rivela come il raggiungimento di temperature torride stia diventando molto più frequente nelle città dell’Asia orientale. I ricercatori hanno analizzato i dati sulle temperature di 57 città tra Cina continentale, Corea e Giappone, rilevando come il caldo arrivi in anticipo durante l’anno in ormai più dell’80% delle città.

«Nelle ultime due settimane abbiamo visto diversi atleti olimpici collassare a causa di colpi di calore. All’inizio di quest’estate, le temperature estreme nel Guangdong, in Cina, hanno costretto le fabbriche a chiudere, e in Corea la morte di centinaia di migliaia di capi di bestiame è stata attribuita alle ondate di caldo. Questi episodi di calore estremo sono coerenti con il cambiamento del clima della regione e rischiano di diventare sempre più frequenti se i governi non decideranno di passare dagli inquinanti combustibili fossili a fonti di energia pulite, come eolico e solare», dichiara Mikyoung Kim, responsabile per Greenpeace East Asia dell’emergenza clima in Asia orientale.

A Tokyo e Seoul, durante il periodo 2001-2020, le prime giornate con temperature dai 30°C in su sono arrivate con un anticipo medio di 11 giorni rispetto ai due decenni precedenti. A Shanghai le prime giornate calde sono arrivate 12 giorni prima, mentre a Sapporo con ben 23 giorni in anticipo.

Secondo la ricerca realizzata da Greenpeace East Asia, le città della regione stanno sperimentando ondate di calore sempre più gravi e frequenti. Tra il 2001 e il 2020, la frequenza delle ondate di calore registrate a Pechino è stata tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nei 40 anni precedenti. A Tokyo il numero di giorni con una temperatura di 33°C e oltre è più che raddoppiato dagli anni Sessanta.

Le temperature estreme e l’arrivo anticipato del caldo causano gravi impatti sugli ecosistemi, sull’agricoltura e sulla salute. Particolarmente a rischio sono le persone anziane, chi lavora all’aperto e chi soffre di patologie croniche. Tra il 2000 e il 2018, le morti legate alle ondate di calore tra le persone di età superiore ai 65 anni sono aumentate del 54% a livello mondiale, con il Giappone e la Cina orientale che si trovano a fronteggiare impatti sproporzionati.

Greenpeace East Asia esorta i governi ad agire per ridurre le emissioni di gas serra che causano il cambiamento climatico.

«I governi devono prendere misure immediate per proteggere la salute delle persone in presenza di condizioni climatiche estreme. C’è un bisogno urgente di elevare l’ambizione degli obiettivi climatici, di porre fine a tutti i finanziamenti all’industria dei combustibili fossili, e di implementare una transizione al 100% di energia rinnovabile il più rapidamente possibile”, conclude Kim.

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