I Modà sono indubbiamente una delle band più amate del panorama musicale italiano contemporaneo. Con una carriera lunga e piena di successi,il gruppo capitanato da Kekko Silvestre è diventato sinonimo di melodie indimenticabili e testi profondi ed introspettivi. Dopo una breve pausa delle scene il gruppo è tornato in gara al Festival di Sanremo con un nuovo album e una nuova energia, pronto a conquistare di nuovo il cuore della pubblico. Il terzo Sanremo rappresenta un ritorno importante dopo un’assenza di 10 anni dal palco dell’Ariston. I romantici dopo aver conquistato gli stadi e fatto sognare intere generazioni hanno scelto per il loro nuovo percorso artistico “Lasciami“, brano in gara intenso ed emozionale che potrebbe sembrare una classica ballata d’amore , ma che in realtà nasconde un messaggio più profondo e personale sdoganando il tema della depressione per la prima volta nella storia delle kermesse. Tutto ruota intorno ad un concetto: “Ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me” un verso che mette in luce un lato più intenso e vulnerabile che si nasconde dentro ognuno di noi. Noi di Domanipress abbiamo ospitato nel nostro Salotto Digitale il frontman Kekko Silvestre per parlare di spiritualità, musica e sorrisi da ritrovare e condividere.

Questa è la terza partecipazione dei Modà in gara…Come siete cambiati e maturati durante questi anni?

«La consapevolezza è quella di sentirsi più leggeri, l’esperienza ci ha insegnato quanto veramente sia importante il periodo dopo il festival. Arriviamo sul palco del Ariston più rilassati, sotto il punto di vista delle aspettative, che non significa che andiamo lì a perdere, ma al contrario ci concentriamo per il massimo di quello che che possiamo fare, consapevoli di quanto poi il “vero festival” te lo giochi dopo».

L’ultima volta invece eravate molto più concentrati sulla gara…

«Si, sia nel 2011 che nel 2013 ci sentivamo forse un po’ quasi costretti a vincere e molto ansiosi del risultato finale perché eravamo la band rivelazione dell’anno. Dovevamo dimostrare il Disco dei Diamanti, i Palazzetti e gli stadi e quindi sai eravamo quasi un po’ motivati a essere quelli che non si arrendono, invece oggi siamo un po’ più cauti, da questo punto di vista, perché il festival ti dà tanto dalla prospettiva dell’esposizione mediatica e se hai un progetto valido, puoi avere a disposizione una vetrina da poter sfruttare molto bene visto che Amadeus l’ha riportato veramente a dei livelli da Champions League».

Con il brano che “Lasciami” portate per la prima volta sul palco dell’Ariston un tema importante, quello della depressione partendo da un vissuto personale autobiografico. Come si capisce di essere affetti dal male oscuro?

«Guarda, io non lo so esattamente che cosa mi ha fatto ammalare di depressione, è una malattia che non si scatena per una singola causa. Io non ho subito un evento traumatico nella vita, tipo la perdita di qualcuno che ami, quindi credo che siano stati una serie di cose che mi hanno portato ad una frattura interiore».

Il covid ha inciso su questo tuo malessere?

«Sicuramente la pandemia mi ha dato il colpo di grazia. Quello che posso dirti e che è iniziato tutto con degli attacchi di panico durante un tour degli stadi, cosa che sottovalutavo perché dicevo a me stesso: “vabbè ce li hanno tutti vado avanti”. Questo autoconvincersi peggiorava finché gli attacchi di panico non mi hanno portato ad escludere delle cose della vita che causano disagio come evitare i posti affollati. A quello stadio ti rimangono al massimo il tuo migliore amico, il ristorante del venerdì sera, la compagnia della PlayStation; poi arrivata la pandemia mi ha tolto anche quello e sono rimasto praticamente solo».

La pandemia e l’isolamento in questo caso hanno normalizzato il tuo rinchiuderti in casa?

«L’isolamento è stato una sorta di ancora di salvezza, ho toccato il fondo e quindi ho ricominciato a risalire e allo stesso tempo è anche stato il colpo di grazia che mi ha fatto dissociare dalla realtà».

Sei un cantante di successo con milioni di fans e di ammiratori…Qual è stato il fattore scatenante che ti ha fatto soffrire?

«La depressione nasce da come guardi la vita, dai punti di vista, il bicchiere mezzo pieno e il bicchiere mezzo vuoto; nasce dalle paure che hai anche inconsce».

Cosa significa per te oggi ripartire?

«Significa rendersi conto che c’era qualcosa che non andava bene, prenderne atto e provare pian piano a risalire. Non significa soltanto curarsi con un farmaco perché poi se te ne stai sul divano prendendo una pillola non succede niente. Devi cominciare a guardare la vita con un punto di vista diverso, affrontare le paure e io ho iniziato con quella del palco. Proprio a maggio con i miei fan per la prima volta ho sconfitto i miei demoni per loro».

Il ritorno dei Modà è stato accolto con grande interesse e partecipazione…

«Si, ho capito quanto non si debba mai vergognarsi di parlare di depressione. Ho deciso quindi di affrontare anche l’ansia legata al palco dell’Ariston, andare lì sopra e provare a fare del mio meglio perché so che oltre la paura ci sono le cose più belle, i miei sogni e l’affetto del pubblico. Ho pensato quanto può essere importante per chi soffre della stessa malattia poter parlare e condividere questo aspetto facendo capire che anche una persona che magari viene vista come un supereroe perché sta su un palcoscenico invece in realtà è fragile come chiunque difronte ai dolori della vita e questa cosa magari può far sentire meno soli».

Ultimamente abbiamo visto poco i Modà in tv, quello di Sanremo è un vero e proprio comeback…

«Il nostro è un pubblico molto vario, forse ne abbiamo perso una gran parte perché è quello che magari non usa i social, che guarda la TV o che che ascolta le radio. In realtà abbiamo già pubblicato altri album come “Buona fortuna” parte 1, 2 e 3. Torniamo a Sanremo per dire a tutti che ci siamo ancora, se vi siete persi qualcosa lo potete trovare nei nostri album e in tour».

Voi siete definiti per eccellenza “I Romantici”, oggi con l’orizzonte di un conflitto mondiale e una vita sempre più frenetica è ancora possibile trovare un barlume di romanticismo? Voi dove lo trovate?

«Io mi sono sposato dopo 21 anni di convivenza con mia moglie Laura, insomma vuol dire che è un po’ di romanticismo c’è ancora, se non ci fosse sarebbe la fine del mondo non credi? Oggi è difficile vederlo ma riesco a trovare del romanticismo in tutte le cose quotidiane, anche quando vado a prendere mia figlia a scuola e la vedo uscire, camminare correre, e sorridere. Forse perché ripenso spesso magari anche alla mia infanzia felice… Il romanticismo c’è ancora ovunque tu lo voglia vedere».

Tua figlia come ha cambiato il tuo approccio alla vita?

«I figli, anche piccolini, sono sempre una spinta o un centro di propulsione, guardano sempre il mondo da prospettive un pochino differenti rispetto agli adulti. Mia figlia mi ha spinto anche lei ad andare a Sanremo e mi diceva: papà ma perché tu sei famoso e non ci vai? Perché lei quando sono andato l’ultima volta aveva un anno e due mesi, quindi non lo ricorda. Mi diceva dai adesso, appena appena sta un po’ meglio ci proviamo. Lei mi ispira in tutto magari non per forza nelle canzoni, è davvero magica».

Cosa pensa del brano che portate in gara a Sanremo?

«Le è piaciuto sin dall’inizio, quindi si, c’è anche la sua benedizione».

L’esibizione di Sanremo che negli anni invece ti ha emozionato maggiormente?

«Sicuramente “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri, un classico inarrivabile ed intramontabile. Devo dire di essermi molto emozionato lo scorso anno anche con Mahmood e Blanco».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Kekko dei Modà quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Per il mio Domani mi auguro solo di essere in salute e nient’altro. Credo sia l’augurio di futuro più importante che si possa fare perché stare bene è prioritario su tutto. Quindi mi auguro di essere in salute e insieme alle persone che amo, non importa se ricco o povero, su una spiaggia o in un condominio. L’importante e guardarsi dentro e stare bene con se stessi».

Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.