Andrea Giuliacci, cresciuto in una famiglia di scienziati e meteorologi, ha la passione per la fisica dell’atmosfera come una preziosa eredità. Nonostante un’iniziale diffidenza verso la professione di suo padre, il desiderio di Andrea di diventare un’esperto del clima non si è mai affievolito. Con il completamento degli studi in fisica e il conseguente titolo di laurea, la sua inclinazione per la meteorologia ha continuato a crescere, spingendolo a immergersi profondamente nell’esplorazione dell’atmosfera e dei suoi misteri. Così è iniziato il percorso che lo ha reso una delle figure più autorevoli nel campo della fisica dell’atmosfera e della climatologia. La sua esperienza, la profonda conoscenza e la capacità di comunicare in modo chiaro e semplice argomenti complessi hanno catturato l’attenzione del pubblico, trasformando le previsioni del tempo in momenti di intrattenimento informativo. Negli anni, Giuliacci è diventato un autentico divulgatore scientifico, capace di veicolare la sua passione per il clima non solo attraverso i media, ma anche durante conferenze, incontri pubblici e nella pubblicazione di libri dedicati al cambiamento climatico. Il suo ultimo libro “Nella peggiore delle ipotesi,” edito da Rizzoli, rappresenta un ulteriore passo nella sua missione di portare alla luce le conseguenze del cambiamento climatico in modo innovativo. Con un approccio unico, Andrea esplora come il clima influenzi numerosi aspetti della nostra vita quotidiana, dalla sociologia alla politica, offrendo una prospettiva inedita sulla complessità di questo fenomeno.Dalle previsioni meteorologiche televisive al palcoscenico globale della comunicazione scientifica, Giuliacci è un autentico esempio di come la passione e la dedizione possano trasformare una figura di spicco nel campo della meteorologia in un vero e proprio ambasciatore del clima, ispirando il pubblico a proteggere il nostro pianeta per le generazioni future. Noi di Domanipress l’abbiamo incontrato nel nostro Salotto Digitale per parlare con lui di cambiamento climatico e nuove consapevolezze in merito alla tutela del nostro habitat.
Andrea, recentemente sei in libreria con “Nella peggiore delle ipotesi”, un libro che indaga la questione climatica e il cambiamento del clima illustrando le conseguenze di questo cambiamento che coinvolgono vari ambiti, dalla sociologia alla politica. Come è nata l’esigenza di indagare il clima da questa prospettiva?
«In realtà, oramai sono vent’anni che studio il cambiamento climatico dal punto di vista scientifico, osservando ciò che accade all’atmosfera e al clima. Ma la mia natura curiosa mi ha spinto a cercare ulteriori ricerche che collegassero il cambiamento climatico a diverse sfere della vita quotidiana. Così, mi sono imbattuto in studi che dimostravano come il cambiamento climatico influenzasse molti aspetti della nostra vita, ma spesso ci limitiamo a considerare solo le conseguenze più evidenti, come le piogge intense e l’aumento delle temperature. In realtà, il clima e il tempo hanno un impatto su molti aspetti della nostra esistenza, compresa la nostra salute, l’economia e altro ancora».
Il clima influenza il nostro modo di vivere oltre i parametri a cui siamo solitamente abituati?
«Il clima ha un impatto significativo su tutto ciò che facciamo giorno dopo giorno. Ogni cambiamento nel clima porta con sé nuove sfide e opportunità, modificando il nostro modo di vivere e interagire con l’ambiente circostante. È fondamentale riconoscere che il cambiamento climatico va ben oltre le sue conseguenze più ovvie e coinvolge praticamente ogni aspetto della nostra esistenza».
Com’ è possibile farci trovare pronti difronte a questo cambiamento?
«Affrontare il cambiamento climatico richiede una comprensione approfondita di come il clima influenza la nostra vita quotidiana, affinché possiamo adottare strategie efficaci per adattarci e mitigarne gli effetti. Solo riconoscendo il legame tra clima e comportamenti potremo affrontare con successo questa sfida e proteggere il nostro pianeta per le generazioni future».
Puoi darci qualche esempio pratico di come il cambiamento climatico influenzi la nostra vita quotidiana?
«Certamente! Ad esempio, ci sono studi che collegano l’aumento delle temperature medie all’aumento dei crimini violenti. Quando fa più caldo, trascorriamo più tempo all’aperto, aumentando le occasioni di scontro e i potenziali crimini. Inoltre, il caldo può influenzare il nostro organismo producendo ormoni come il testosterone e l’adrenalina, che ci rendono più aggressivi. Tuttavia, in condizioni di caldo estremo, il numero dei crimini violenti diminuisce poiché il caldo stesso diventa troppo opprimente persino per i delinquenti. Questo è solo uno degli aspetti interessanti che collegano il cambiamento climatico ai nostri comportamenti».
Non deve è facile delinquere con le temperature estive di quest’ultima stagione…
«A 40 gradi all’ombra, provate voi a inseguire qualcuno; persino i delinquenti più incalliti preferiscono restare al fresco delle loro dimore e rimandare le loro attività a periodi migliori. Sono aspetti che possono sembrare banali, ma finché non li affrontiamo direttamente, non ci rendiamo conto di come l’aumento delle temperature possa effettivamente influenzare l’incremento dei crimini violenti. Le stime ci rivelano che, con l’attuale andamento, potrebbero aumentare di circa 34 ogni 100.000 abitanti entro la fine del secolo. Potrebbe sembrare un dato trascurabile, ma per una popolazione come quella italiana, ciò si tradurrebbe in circa 18.000 crimini violenti in più ogni anno, una cifra considerevole e preoccupante».
Come è nata in te la passione per l’indagine dei fenomeni atmosferici, quanto ha inciso l’esperienza di tuo padre?
«La passione per la scienza e la meteorologia non è sbocciata in me fin da bambino, anzi, guardavo con una certa diffidenza il mestiere di mio padre. Non comprendevo perché si dedicasse con tanto fervore alle previsioni meteorologiche, trascorrendo ore a scrutare il cielo, sperando nell’arrivo della pioggia, mentre io pensavo “Se arriva, arriva; se non arriva, amen”. Tuttavia, col passare del tempo, lui mi ha trasmesso una profonda passione per le materie scientifiche, tanto che fin da piccolo ho desiderato diventare uno scienziato. Ho intrapreso un percorso di studi nel campo della fisica all’università e, proprio in virtù della sua passione e dell’entusiasmo che trasmetteva riguardo alla fisica dell’atmosfera, ho deciso di esplorare a fondo questa disciplina affascinante.. La fisica dell’atmosfera mi ha svelato i segreti di come funziona il nostro ambiente atmosferico, e questo ha alimentato ulteriormente il mio entusiasmo».
Il progresso tecnologico e l’intelligenza artificiale come hanno cambiato il tuo mestiere?
«Ho avuto la fortuna di entrare nel settore in un periodo di notevoli progressi tecnologici negli ultimi decenni. Grazie alle innovazioni tecnologiche, specialmente con l’avvento dei potenti computer, siamo stati in grado di simulare molti aspetti dell’atmosfera, un’impresa impensabile ancora pochi anni fa.Eppure, il cambiamento climatico sta rendendo la previsione del tempo sempre più complessa. Mentre cerchiamo di modellare il comportamento atmosferico, ci troviamo di fronte a una realtà mutevole e imprevedibile. Questa sfida non ha intaccato il valore della scienza delle previsioni, ma ci ha resi consapevoli dell’importanza di tenere conto dell’evoluzione del clima per affrontare al meglio le sfide future».
Eppure spesso le previsioni meteo, specialmente quelle di alcune app sbagliano…
«In definitiva, la meteorologia è una scienza, e le previsioni del tempo possono incorrere in imprecisioni. Tuttavia, il nostro impegno a comprendere e adattarci ai cambiamenti atmosferici ci aiuta a migliorare costantemente la nostra comprensione e ad anticipare gli impatti del cambiamento climatico».
Come meteorologo, hai un modo particolare di comunicare le previsioni meteo, con un linguaggio semplice e diretto. Come ti approcci a questo aspetto e come riesci a rendere comprensibili concetti complessi al grande pubblico?
«Per comunicare le previsioni meteo, ritengo fondamentale adottare un linguaggio semplice, come se stessi parlando con un amico o un familiare. Il dialogo deve essere chiaro e informale, in modo che il messaggio sia ben recepito dall’interlocutore. Quando si affrontano temi più complessi, come il cambiamento climatico e le sue conseguenze, la sfida è ancora maggiore. Occorre trovare un equilibrio tra il rigore scientifico e la comprensibilità per il pubblico. È importante spiegare in maniera semplice e accessibile ciò che sta accadendo senza utilizzare terminologie troppo tecniche. Questo modo di comunicare consente alle persone di apprezzare e comprendere meglio la scienza dietro il clima e il tempo».
Ogni meteorologo ha il suo modo caratteristico di presentare le previsioni meteo. Come gestisci la tua comunicazione rispetto a quella del tuo celebre padre, con il famoso cenno della testa, oppure di altri colleghi?
«Ogni meteorologo ha una propria personalità e storia professionale, e queste influenzano il modo di comunicare. Ad esempio, se un meteorologo proviene dall’ambito dell’Aeronautica o ha una formazione specifica, potrebbe avere un approccio più istituzionale e formale. D’altra parte, chi ha un background diverso può portare un linguaggio più accessibile e informale. Le previsioni meteo dovrebbero sempre essere accurate, ma l’approccio nella comunicazione può variare a seconda della formazione e dell’esperienza di ciascun meteorologo».
Il cambiamento climatico influisce anche sull’economia e su settori come il turismo. Talvolta, i meteorologi possono essere associati a eventi inaspettati o delusioni relative alle previsioni meteo. Ti sei mai trovato a dover affrontare reazioni negative da parte del pubblico per questo motivo?
«Sì, in passato mi sono imbattuto in situazioni in cui il tempo atmosferico ha influenzato le decisioni delle persone, specialmente nel settore del turismo. Ad esempio, alcuni operatori turistici potrebbero prevedere condizioni meteo ideali per un periodo di vacanza, e se poi il tempo non è stato come previsto, alcune persone potrebbero lamentarsi o essere deluse. Tuttavia, è importante ricordare che le previsioni meteo sono stime basate su dati scientifici, ma non sempre possono essere perfette a causa della complessità del sistema atmosferico».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Andrea Giuliacci, quali sono le tue speranze e le tue paure
«Come fisico, sono ottimista per definizione, perché noi scienziati studiamo per risolvere i problemi e trovare soluzioni. Perciò, penso che nel Domani andremo verso un futuro migliore. La mia speranza è che le nuove generazioni acquisiscano una maggiore consapevolezza del cambiamento climatico e agiscano di conseguenza. La mia unica paura è di non avere abbastanza tempo per vedere tutte le cose meravigliose che l’umanità potrà realizzare nel futuro. Comunque, credo fermamente che, grazie alla conoscenza e alla consapevolezza, il nostro pianeta possa essere tutelato e il futuro sia promettente. Concludo con un aforisma: “Per fare un arcobaleno, ci vuole sia il sole che la pioggia.” Un modo per ricordare che insieme possiamo raggiungere obiettivi meravigliosi per la tutela del nostro pianeta e il benessere dell’umanità».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite