Partiamo dal principio: “mi chiamo Caroline, 27 anni, fanatica delle armi, mercenaria a tempo pieno e fidanzata di un uomo meraviglioso di nome Athens Fetter. E’ da un po’ che penso al matrimonio ma ultimamente il lavoro è andato un po’ a rilento… il che vuol dire che gli anelli nuziali sono un po’ fuori dalla mia portata. Fortunatamente sulla testa di un certo idiota di nome Cromune pende una taglia particolarmente generosa e ucciderlo era tra le inserzioni di lavoro. Apparentemente è diventato pappa e ciccia con alcuni imbecilli che gestiscono qualche cacchiata scientifica illegale chiamata USC e pare che si stiano radunando su una base spaziale che hanno recentemente messo in orbita sulla Terra. Quindi il piano è semplice: fare irruzione, uccidere il bersaglio, incassare la taglia e tornare casa entro tre giorni, giusto in tempo per un appuntamento romantico con cena… And now… let’s get this blood bath started!”
Quello che avete appena letto è quello che Caroline dice di sé nel filmato d’introduzione di “Viscerafest”, videogioco Sparatutto in Prima Persona sfornato il 20 Maggio 2021 dagli sviluppatori Acid Man Games e Fire Plant Games. Le premesse ci sono tutte e il gioco spende meno di un minuto a spiegarsi per passare a quello che conta: massacro indiscriminato di malvagie (e sfortunate) orde aliene e azione mozzafiato sotto il nostro completo controllo.
Ma prima di continuare a parlare di Viscerafest, esaminiamo un istante il contesto in cui questo gioco è uscito. Siamo a Maggio e l’ultimo titolone a tripla A che ha fatto il suo ingresso sul mercato internazionale è “Resident Evil Village”, un gioco dove siamo in controllo di un protagonista spaventato, disperato, lento nei movimenti, più impegnato a scappare e nascondersi dai nemici che ad affrontarli, l’atmosfera è cupa, i colori scuri (o almeno lo sono quando non è buio pesto e il nostro schermo non è altro che una tavola nera), e dove la maggior parte dell’azione è delegata a lunghi filmati dove il giocatore non ha alcuna capacità di interazione. Resident Evil Village è solo l’ultimo di una lunga serie di videogiocshi a cavalcare l’onda del genere “survival” (horror o no che dir si voglia) e non c’è niente di male in questo. Una situazione drammatica, opprimente volta a instillare un senso di impotenza è un motore potentissimo per la narrazione videoludica, nata molti anni fa e la popolarità del genere non accenna a diminuire. Il tutto, ovviamente, potenziato di norma da un motore grafico ultima generazione, capace di far apparire il virtuale più reale che mai.
Ma di tutte queste tendenze Viscerafest se ne infischia altamente. Partiamo dalla protagonista del titolo: Caroline è una furia assassina senza compromessi e massacra orde di nemici con il sorriso (particolarmente ampio e con tanto di denti aguzzi) stampato in faccia, e non è lei in balia degli eventi ma sono più gli eventi ad essere alla sua mercé. Se il protagonista-tipo dei videogiochi moderni è un individuo spaventato che apre la bocca occasionalmente e solo per chiedere aiuto o implorare pietà, Carloline non sta mai zitta e non è certo lei a implorare pietà. Nel corso della nostra avventura in Viscerafest, Caroline non farà altro che sputare commenti sarcastici, prese in giro ai suoi nemici e frasi ad effetto che non starebbero fuori posto in un film d’azione anni 80′. E i dialoghi che fanno da intermezzo non sono da meno. Basta sentire una volta la sfrenata risata psicopatica di Carloline per farcela stare simpatica.
Vale la pena dire che Caroline è mostrata ampiamente nel gioco in quanto protagonista e mascotte del titolo. E’ sulla copertina e nei filmati (disegnati e parzialmente animati in stile fumetto americano) e si mostra come un Eroe Sci-Fi fuori controllo sotto anfetamina: tuta rossa e nera, armatura bianca, pistola fumante e posa eroica su una pila di cadaveri alieni freschi di scontro a fuoco.
Per chi ha familiarità con i videogiochi come Doom, Wolfenstein, Dusk, Rise of the Triad, Blood, Ultrakill e molti altri titoli ora mai sono definiti “Boomer-Shooter” (che possiamo tradurre in “Sparatutto per Vecchi”) Vicerafest vi farà sentire a casa. Per chi non avesse tale familiarità è bene spiegare un paio di cose, sopratutto perché Viscerafest ha da offrirvi ore e ore di spietato divertimento, ma lo stile apparentemente “datato” potrebbe intimorire i giocatori più giovani. Come i titoli a cui si accosta, Il vero protagonista di Viscerafest è il Gameplay, incentrato sul movimento rapido e il (sadico) level design. Fondamentale per capire Viscerafest è il fatto che, fin dal primo livello, non potremo procedere di un centimetro se la nostra tattica consiste nel nasconderci e affrontare i nemici da una distanza di sicurezza. Caroline non è particolarmente resistente ai danni, i nostri nemici sparano tanto, con precisione e non esiteranno a venirci a prendere ovunque ci saremo rintanati. Ovviamente questo è l’approccio più sbagliato per giocare a Viscerafest. Caroline è molto veloce, agile, mostruosamente forte e armata fino ai denti. Fin dal primo livello, Viscerafest sarà molto chiaro a dirci che dovremo abusare del comando “salto” e “scatto” per schivare gli attacchi nemici per poi aggredirli a distanza ravvicinata e che non dovremo mai smettere di sparare e picchiare finché avremo qualcosa che si muove nel nostro campo visivo (Per la cronaca: Caroline è dotata di un attacco in mischia che, con la semplice pressione del tasto destro del mouse ci permetterà di ridurre istantaneamente in poltiglia la maggior parte dei nemici… a suon di pugni!).
A condire ulteriormente il tono frenetico e l’approccio aggressivo, Vicerafest tira fuori dal cappello tutti i trucchi cui il genere dispone. Per esempio: le armi di Carline sono tante e potentissime ma hanno una capienza estremamente limitata di munizioni, questo ci costringerà a muoverci costantemente per raccoglierne di nuove o cambiare immediatamente arma nel bel mezzo dell’azione. Questo forza il giocatore a usare l’intero arsenale a disposizione, impossibilitato a focalizzarsi su una singola arma cui si trova particolarmente affine. Il level design è strutturato per offrirci la minima copertura dal fuoco nemico, quindi avremo una singola opzione per evitare morte certa: saltare, schivare, e uccidere in fretta.
Anche il sistema dei danni è strutturato per spingerci all’aggressività: in un videogioco moderno, quando il nostro personaggio è ferito siamo incitati a nasconderci dietro a un muro e attendere che la nostra “salute” si ricarichi da sola o usare un qualche forma di “medikit” o “pozione di guarigione” per rigenerarci e poi tornare all’assalto. In Viscerafest l’unico modo per “curare” Caroline è smembrare i nemici. Letteralmente. Non basterà uccidere i nostri avversari ma dovremo necessariamente farli a pezzi. Da vivi o i loro cadaveri. Questi ci lasceranno un cuore capace di rigenerare la nostra salute (non un cuore inteso come disegno su un biglietto di San Valentino, Ma un cuore inteso come organo cardiaco estratto a mani nude, fresco, dalla cassa toracica di qualche malcapitato). Ma ogni “cuore” non rigenererà un granché della nostra salute, tuttavia i nemici sono tanti, quindi se vorremo dare a Caroline una chance in più di sopravvivenza la soluzione sarà la solita: uccidere tutti, il più possibile, nella maniera più violenta e rapida a disposizione.
Per un attimo fingete di essere Uma Thurman in “Kill Bill” e capirete tutto all’istante.
Se tutto questo non vi è bastato, Vicerafest ha altri assi nella manica per stimolare il vostro spirito assassino. Veniamo quindi allo stile e alla grafica: Viscerafest sfoggia una grafica 3D ma con modelli a pixel bidimensionali per i nemici e per gli oggetti interattivi. Tuttavia se la grafica è ingannevolmente rètro, chiaramente Viscerafest adotta questo look per scelta e non per necessità: i livelli mostrano una struttura chiara, assolutamente tridimensionale, facili da navigare e capire. Colpisce anche l’esaltante palette di colori: ogni livello di Viscerafest è ricco di toni accesi fluorescenti di rosa, blu, verde e luci al neon che fanno sembrare tutto un sogno psichedelico di una discoteca anni 90. Il sangue dei nemici abbandona il color rosso scarlatto (d’altro canto sono alieni, mica umani) per permetterci di pitturare, a forza di spari e pugni, le pareti dei livelli con accese schizzate di viola e verde acido (stile Jackson Pollock con un fucile a pallettoni).
Non è abbastanza? Allora passiamo all’apparato sonoro: Viscerafest possiede una colonna sonora targata Markie Music con una traccia specifica per ogni livello, ognuna costruita per iniettarvi nelle vene una generosa dose di dopamina. Il genere è un buon misto di Elettronica/Rock con alcune traccie di Metal per dare la giusta dose di pepe. Di ritmo serrato e particolarmente orecchiabili, ogni minuto della colonna sonora merita attenzione da sé. Se non avete intenzione di giocare a Viscerafest almeno cercate su internet l’album della colonna sonora (è presente su Youtube, completamente gratuito), potrebbe servirvi per una sessione particolarmente intensa in palestra. Il titolo di ogni canzone è abbastanza da rendere l’idea. Giusto per citarne alcuni: “Molten Blood”, “Fly Free”, “Burend From Both Ends”. Oltre alla musica il sound delle armi calza a pennello: ogni arma ed esplosione trasmette potenza, dà un chiaro feedback e riempirà il nostro stereo con un concerto di spari ed esplosioni estremamente soddisfacente.
Ma Viscerafest ha altro da offrire, ovvero la storia. Per incredibile che possa sembrare, questo gioco ha una storia. Onde evitare Spoiler, basti dire che, pur Caroline essendo in apparenza umana, è in realtà un non specificato mostro mutante con le sembianze di una ragazza (solo nel Trailer lo si può facilmente intendere) e che la missione che ha scelto di intraprendere la porterà a scoprire il mistero delle sua origini.
Viscerafest è tutt’ora in Early Access su Steam ed è stato rilasciato solo primo “Episodio” di 11 livelli. In totale gli sviluppatori hanno in programma di rilasciare tre episodi per un totale di 33 scenari. Al momento potete accaparrarvi il titolo per una decina di euro su Steam. Ciò che il titolo ha da offrire al momento basta ampiamente a giustificarne l’acquisto, senza contare la promessa sicura di nuovo contenuto in arrivo.
Và detto che chiunque abbia intenzione di buttarsi nell’azione di Viscerafest non avrà vita facile: il gioco possiede cinque livelli di difficoltà, dove i primi due sono considerati accessibili (denominati: “Just Firends” e “High School Crush”). Viscerafest è semplice a livello concettuale quanto difficile a livello di esecuzione. Già a livello base, che è “Just Friends” (che in un qualsiasi altro gioco sarebbe inteso come “Medio”. Non esiste alcuna modalità “Facile”) saremo impietosamente massacrati dai nostri nemici se saremo troppo lenti. In High School Crush (Il secondo livello di difficoltà, l’equivalente di “Difficile”) ogni singolo incontro ci farà sudare forte e distruggere i tasti (Viscerafest và rigorosamente giocato con mouse e tastiera). Le successive tre modalità (“Dating Hard”, “Getting Engaged” e il più brutale di tutti “Just Married”) sono un autentica corsa al massacro.
Ma quale che sia lo spirito con il quale decidiate di approcciarvi a Viscerafest, lasciatevi risucchiare dal suo ritmo frenetico, le battute irriverenti e la colonna sonora pompata e non rimarrete delusi. Anche se la difficoltà del titolo è complessivamente alta, basterà un po’ di pratica e vi scoprirete a volteggiare senza paura tra orde di nemici, spensierati e senza freni, in compagnia della psicopatica mutante assassina più simpatica (e innamorata) della Galassia.
Francesco Viglione