In libreria “Lo Pseudonimo”, il coraggio di emanciparsi di Miss Frances Evans

Lo Pseudonimo” della autrice Juls Way si rivela senza dubbio una lettura in grado di svegliare antichi torpori nel cuore di tutte le lettrici e di tutti i lettori appassionati dei grandi scrittori inglesi del passato.

Come una novella Lucy Honeychurch, il personaggio di Miss Frances Evans, ben caratterizzato dalla penna di Juls Way rivendica a gran voce la sua “camera con vista”, che in questa narrazione è rappresentata dalla ricerca di una propria identità libera da condizionamenti e giudizi repressi nonché limitati dalle bieche convenzioni e consuetudini istituzionali. “Lo Pseudonimo” seppur intriso da un velo di malinconia che accompagna per la maggior parte del tempo i due protagonisti principali, ovvero la stessa Frances e il redattore Mr. Ezra Talbot, è chiaramente un libro che potremmo definire ottimista, poiché attraverso la voluminosa ricerca di associare un volto ad un nome impresso su una copertina rossa sospinge il lettore ad interrogarsi e riflettere sulle questioni che caratterizzarono la politica e la società dell’inizio del secolo scorso e sulla possibilità di cambiamenti.

Lo stile narrativo pur mantenendo la cadenza dell’epoca con tante descrizioni di località e attrazioni è vivace ed elegante, i dialoghi e gli scambi di battute offrono sempre interessanti spunti di riflessione così come si mostrano caratterizzati da un tocco di sano humour che conferisce al contempo un’aura di leggerezza alle vicende. Proprio come la protagonista dello scrittore Edward Morgan Forster, Frances è la personificazione vivente della nuova generazione che rivendica prepotentemente e senza scendere a compromessi con nessuno, il suo posto all’interno della società, a dispetto della classe sociale a cui appartiene, ma che si pone allo stesso tempo come obiettivo primario quello di ignorare deliberatamente lo scandalo che ne conseguirebbe, gridando a gran voce la propria estraneità.

Anche Frances si prende un lusso non da poco e non ha alcun bisogno che qualcuno si intrometta nelle sue decisioni o men che meno che interceda per lei. È Frances stessa che decide per lei, è lei stessa che sceglie quale debba essere la sua di vita, non solo in ambito amoroso, perché se potersi sposare dopo innumerevoli impedimenti e incomprensioni con l’unico uomo che abbia mai amato le sembrava impossibile da realizzare, rivelare la sua identità professionale non può far altro che estendere un sentimento di speranza a tutti quelli che come lei hanno avuto le ali tarpate sino a quel momento, ma che ora si sentono pienamente in dovere e in diritto di spiccare il volo verso nuovi, finora sconosciuti orizzonti.

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