Recensione: “Disobedience” Il film di Sebastian Lelio tra trasgressione e libertà

Disobedience”, presentato al 42° Festival di Toronto, è la prima pellicola girata in lingua inglese dal regista cileno Sebastián Lelio. Tratto dall’omonimo romanzo di Naomi Alderman, il film indaga il tema della libertà personale.
L’improvvisa morte del padre costringe Ronit (Rachel Weisz) a tornare a Londra, nella rigidissima comunità ebraico-ortodossa, dalla quale era scappata anni prima in seguito alla relazione saffica con Esti (Rachel McAdams). Il suo ritorno sconvolgerà il matrimonio di Esti e Dovid(Alessandro Nivola), riaccendendo tra le due donne una passione mai assopita.
Sebastián Lelio attraverso le antitetiche e complementari protagoniste femminili evidenzia il senso di responsabilità verso la propria identità. Ronit è estroversa, ribelle e anticonformista. Quando si rende conto che il suo stile di vita e la sua sessualità rappresentano un disonore per il padre rabbino, decide di trasferirsi a New York per vivere indipendentemente la propria vita.

Esti è timida e introversa, intrappolata tra la sua vera natura omosessuale e l’imposizione di un’identità religiosa che non le appartiene realmente. Dopo lo scandalo e la partenza di Ronit, decide di reprimere la sua sessualità sposandosi con l’amico d’infanzia Dovid Kuperman. Dovid, studioso della Torah e futura guida spirituale della comunità, è combattuto tra l’amore per Esti, l’affetto per la cugina Ronit e la sua piena integrazione ad un mondo che invece condanna ferocemente le due donne. All’interno di questo triangolo amoroso, Dovid non è una figura marginale ma un vero e proprio protagonista, che con il suo intenso abbraccio a Ronit ed Esti, regala il momento più delicato ed emotivo dell’intera pellicola.

Se il padre di Ronit durante il suo ultimo sermone indica il libero arbitrio come un privilegio e un fardello, in cui l’uomo è sospeso tra la soavità degli angeli e la bramosia delle bestie, Dovid nella sua omelia sposta la cifra che caratterizza la libertà di scelta dal dovere alla tenerezza. “Non c’è nulla di più tenero e veritiero del legittimo sentimento di essere liberi”. La disobbedienza a cui si allude nel titolo è un momento necessario alla crescita individuale e alla ricerca della felicità. Con la consapevolezza di queste parole i tre protagonisti sono pronti a compiere ciascuno le proprie scelte: Ronit ritornerà a New York, Esti rimarrà a Londra preparandosi a diventare madre e Dovid rifiuterà i rigidi dogmi della comunità rinunciando alla successione di capo Rabbino.

«Mi sono subito innamorato dei tre personaggi protagonisti – dice il regista Sebastián
Lelio – Questa è una storia d’amore tra tutti e tre. Disobedience è un viaggio molto intenso
in cui i personaggi attraversano situazioni tumultuose. La storia esplora l’intero spettro di
emozioni di Ronit, Esti e Dovid. Si sentono molto reali, vicini; ci si sente come se si fosse seduti
a cena e si stesse a letto con loro. Il contesto del mondo della comunità di ebrei ortodossi è
certamente importante, ma il tema della storia è decisamente universale.».
Rachel Weisz, qui in veste anche di produttrice dice del progetto: «Disobedience è una
storia incredibile con due fantastici ruoli femminili. Ciò che mi ha affascinata del romanzo è
stato il tema della trasgressione nel mondo di oggi, dove i tabù hanno quasi cessato di esistere».
E aggiunge Rachel McAdams, «Il film esplora il tema della libertà personale e di ciò che
significhi seguire la propria strada […] Una bellissima storia d’amore, ma non di un solo
tipo di amore. Si parla dell’amore per Dio, dell’amore per l’amicizia e dell’amore romantico.
[…] È una storia che doveva essere raccontata»

Valentina Corasaniti

RASSEGNA PANORAMICA
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recensione-disobedience-il-film-di-sebastian-lelio-tra-trasgressione-e-liberta“Disobedience” è una storia di amore, amicizia, emancipazione, raccontata attraverso gli occhi di tre protagonisti tra loro diversi ma complementari. Mirabile la fotografia del Premio Oscar Danny Cohen, e la colonna sonora dei The Cure, Lovesong.