Attraversare il dolore, quello a cui mette difronte la vita dopo la scomparsa di un genitore è indubbiamente uno dei momenti più difficili che si è chiamati ad affrontare e che può cambiare il senso di un’intera esistenza. La cantautrice Marina Rei, recentemente colpita dalla scomparsa del padre Vincenzo Restuccia, noto batterista che ha lavorato con i più grandi della musica italiana come Sergio Endrigo, Fabrizio De André, Angelo Branduardi, Claudio Baglioni, Ennio Morricone e Nicola Piovani, oggi è una donna diversa, più matura e consapevole di se stessa e sempre più ancorata alla passione per la musica trasmessa dai genitori che funge da ponte di dialogo e che reca con se un dna artistico di assoluto valore. Oltre la musica oggi la batterista e polistrumentista romana ha sperimentato la sua poetica nella forma più estesa del romanzo con un racconto intitolato reazionariamente “Un giorno nuovo” edito da “La Corte” Protagonista del libro è Chiara, una giovane donna che  riparte da se stessa costruendo nuove prospettive con la musica che fin da bambina è stata l’ancora che le ha permesso di non venire trascinata dalla corrente ed il mezzo con cui dovrà ricomporre i pezzi di un puzzle che ha perso un tassello, quello di un amore grande e travolgente, quello di un passato che sembra non potrà più esserci. Ma non è tutto Marina insieme a Carmen Consoli, sua storica amica con cui collabora come batterista anche in tour, ha lanciato da pochi giorni in radio il singolo “Un momento di felicità”  una piccola perla che si muove tra sonorità acustiche e un testo riflessivo e visionario. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare nel Salotto digitale di Domanipress Marina Rei per parlare di musica, vita e rinascita come reazione alle avversità.

A proposito di alte temperature e delle stagioni che non sono più meteorologicamente caratterizzanti, uno dei tuoi successi si intitolava “Primavera”…Come per Mariah Carey a Natale il tuo brano cover di un vecchio successo è un evergreen che ha superato il tempo e le mode. Cosa ricordi di quel periodo?

«Ricordo un momento della mia vita molto lontano che apparteneva a una stagione della mia vita in cui iniziavo ad approcciarmi alla scrittura in italiano…con il tempo crescendo ho capito che non volevo essere ingabbiata in un riconoscimento che ritenevo limitato, quindi ho intrapreso una strada  forse più complessa che però mi ha concesso di sviluppare la mia scrittura e concedendomi la possibilità di approfondire il testo in italiano arrivando sino ad oggi con la scrittura di un romanzo. Mi ha molto colpito che leggendolo qualcuno mi ha detto che sembra di leggere le mie canzoni…In questo ci ritrovo una continuità d’intenti. Essere riconosciuta dallo stile della scrittura per me è un grande risultato, vuole dire che nel corso del tempo sono riuscita a trovare un mio stile…».

Oggi oltre che cantautrice ti sei anche dedicata alla letteratura con il tuo primo romanzo “Un giorno nuovo”. Come è cambiato l’approccio alla scrittura?

Scrivendo un romanzo mi sono data una libertà ulteriore, rispetto alla composizione di un brano  sono andata “fuori tema” mi sono liberata della metrica che per me non è mai stata limitativa ma che comunque in fin dei conti c’è sempre in una forma canzone quindi ho scoperto, con mia grande sorpresa,  di essere riuscita a raccontare una storia che giorno dopo giorno prendeva una forma che mi piaceva e in cui mi sorprendevo e ritrovavo. Il senso di tutto questo lavoro e in generale di tutto il mio percorso è sempre stato quello di essere fieri di quello che si scrive. Non ho mai scritto una canzone per far piacere agli altri ma cerco sempre di produrre qualcosa che convinca me, prima di tutto. La stessa cosa è avvenuta con il libro, se poi piace anche agli altri ne sono felice ma non posso vivere nell’aspettativa che quello che faccio e mi piace debba essere necessariamente condiviso in maniera universale».

La protagonista del romanzo, Chiara, lavora con la musica e ritrova in se stessa la forza per ripartire. Quanto c’è di te stessa in questo personaggio?

«Chiara è una parte di me ma è anche tutte le donne che ho conosciuto, e tutti i racconti di donne che ho abbracciato o solo appena conosciuto. La protagonista ha una parte di se molto forte coraggiosa e determinata che mette a disposizione nel suo lavoro e per gli altri ma è anche una donna che ha una debolezza per l’amore».

Oggi cosa significa per te amare?

«Amare non è mai una debolezza ma una grande forma di coraggio. Ci sono momenti nella vita in cui ci capita di idealizzare di rincorrere l’idea di un amore vero che invece è tutt’altro. Il personaggio del mio romanzo vive delle esperienze negative in tal senso che poi però la rendono vittoriosa e questo mi interessava indagare di lei…perchè riesce ad emergere da una difficoltà personale e da una sconfitta in amore per poi giungere ad una chiarificante vittoria».

Recentemente sui social network hai condiviso il dolore per la perdita di tuo padre Vincenzo Restuccia, noto batterista che ha collaborato con nomi come Nicola Piovani, Ennio Morricone e Fabrizio De Andrè solo per citarne alcuni…per ricordarlo hai scritto: “E adesso suona la musica nell’universo papà, come sai fare tu”

«Quello che ho attraversato è stato e continua ad essere un periodo abbastanza doloroso. Molte persone mi sono state vicine ed ho abbracciato in senso ideale chi ha perso allo stesso modo un genitore perché c’è quella comprensione umana automatica che si crea quando puoi identificarla e riconoscerla negli altri che ci sono passati. Entrambi i miei genitori da musicisti mi hanno insegnato la dedizione verso lo strumento musicale».

Confrontarsi con un genitore così importante è una sfida importante…

«Percorrere le stesse orme di mio padre come batterista mi ha portato ad abbattere il muro del mostro sacro come figura di riferimento per poi capire quale fosse il mio rapporto con la batteria. Con l’esperienza sono riuscita a trovare un suono personale che sento mio senza dovermi immortalare ad una figura tecnicamente e musicalmente parlando irragiungibile.  L’insegnamento che mi ha lasciato mio padre è stato la determinazione, lo studio e l’applicazione rigorosa come forme di autodisciplina che per chi fa il mio mestiere è essenziale».

A proposito di gender gap tu sei stata una delle prime donne italiane cantautrici ad esibirti con la batteria e come artista polistrumentista.

«Ne parlavo l’altro giorno con Carmen Consoli, cantautrici che suonano la batteria e che cantano ce ne sono poche, è complicato riuscire a cantare e suonare. Sono felice se sono stata un’apripista e sono lieta di conoscere nuove musiciste donne. Posso dirti che la batteria è comunque uno strumento che mantiene giovani… ».

Con Carmen Consoli è nata un’amicizia oltre che una collaborazione artistica particolarmente vivace…Ci sono molti punti in comune che vi legano a partire dall’aver avuto un genitore musicista fino all’attitudine nel voler intendere l’arte oltre ogni logica commerciale. Come vi siete conosciute?

«Conosco  Carmen da molto tempo, insieme abbiamo attraversato momenti indimenticabili ma anche difficili e dolorosi tra di noi c’è una complicità fraterna, un riconoscerci musicalmente ed emotivamente. Siamo entrambi musiciste ed autrice, abbiamo un grande senso dell’ironia, siamo entrambe madri di figli maschi, sicuramente ci apparteniamo e questo è un elemento speciale che arricchisce un’amicizia e l’approfondisce».

Tra di voi sembra esserci una complicità ed un’amicizia profonda che va al di là dell’esibizione sul palco…

«Si, questa complicità credo che emerga sul palco quando ci ritroviamo a suonare insieme e  non è scontato. Non è facile riuscire ad accedere la creatività tra due artisti. Dal suo ultimo tour al concerto del primo Maggio abbiamo creato un nostro suono che si crea per una serie di energie e momenti magici condivisi. Sono molto fiera ed orgogliosa di questo nostro risultato».

Da questa fortunata comunione d’intenti è nato il nuovo singolo “Un momento di felicità” che racconta di passeggiate sulla spiaggia e ricordi da condividere…Qual è stata la sua genesi?

«La scrittura del pezzo è avvenuta durante una serie di viaggi in camper durante il tour.  “Un momento di felicità” è il risultato dei nostri incontri, delle chiacchierate, delle riflessioni ma anche del nostro dolore. La perdita ci ha unito ulteriormente, abbiamo vissuto entrambi un dolore che ci ha accomunato. Ci siamo sentite unite oltre la musica, l’amicizia e i pensieri condivisi».

Dopo il romanzo, il tour ed il singolo con Carmen Consoli, dato che ci hai abituato a pubblicazioni di EP “a sorpresa” com’è avvenuto qualche tempo fa con “Per essere felici” possiamo aspettarci nell’immediato un prossimo tuo album di inediti?

«Non posso dirti se ci sarà un altro EP. Anche la scrittura per “Un momento di felicità” è capitato in maniera spontanea, senza premeditazioni. Credo che quando nasca un progetto artistico è giusto che non sia forzato…Per il momento non ho un progetto discografico da sviluppare, sono molto cauta e mi piace prendere il giusto tempo da dedicare alla composizione, per scrivere l’ultimo lavoro “Per essere felici” ci ho messo sei anni, un periodo relativamente lungo rispetto alla discografica. Ora non ti dico però che ne passeranno altri sei…Sono imprevedibile mi piace seguire l’istinto e scrivere di getto».

Molti tuoi brani sono impressi nella memoria collettiva della storia della musica italiana da “Al di la di questi anni” passando per “Un inverno da baciare” e “I miei complimenti”…Qual è il punto di partenza per scrivere un brano che duri nel tempo?

«Scrivere canzoni per me non è facile, non è un azione meccanica, non scrivo brani per compiacere gli altri alla spasmodica ricerca di un’accettazione rispetto al mondo esterno. Quando pubblico qualcosa è perché ho qualcosa di importante da dire e un’urgenza da soddisfare».

Cosa ne pensi della musica attuale? Il panorama musicale ed artistico è profondamente cambiato rispetto ai tuoi esordi…

«Oggi c’è tanta musica che appartiene anche a generazioni distanti dalla mia, i singoli pubblicati settimanalmente hanno raggiunto numeri importanti e non è facile starci dietro. Un brano deve avere uno spazio ed un momento giusto per essere pubblicato, deve collocarsi in un contesto e  scusa il gioco di parole ma con “Un momento di felicità” ho capito che era il momento giusto per uscire con un pezzo intenso e sincero che ci sta portando dei risultati piacevoli».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani”  Marina Rei quali sono le sue speranze e le sue paure?

«Mi auguro che il Domani sia costruito da tanti giorni nuovi all’orizzonte, pieni di bellezza».

Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite

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