Incontrare, leggere e ascoltare Oscar Farinetti è una sana iniezione di fiducia e ottimismo, soprattutto in questi tempi bui che ci attanagliano, dove più che di un balletto e di un balbettio nonsense di tiktok o di qualche discorso propagandistico abbiamo bisogno come l’aria di ispirazioni vere, sincere e vissute. Figlio di Paolo, partigiano e fondatore di Unieuro, Farinetti ha tracciato una straordinaria carriera imprenditoriale degna di essere un’esempio da manuale. Da giovane, decide di dedicarsi al business di famiglia, trasformando un semplice negozio di elettrodomestici in una catena retail leader. Nel 2004, con il ricavato dalla vendita di Unieuro, crea Eataly, un fenomeno internazionale nel settore alimentare. La sua visione va oltre il successo imprenditoriale, riflettendo una filosofia improntata alla comunità e all’ambiente. Premiato ambasciatore dell’italianità, l’imprenditore piemontese ha anche affascinato il pubblico con libri diventati best seller. Il suo ultimo lavoro, “10 Mosse per Affrontare il Futuro,” pubblicato da Solferino, non è solo una guida, ma un portale dove passato e futuro dialogano per indicarci una via. Attingendo alle lezioni di Leonardo Da Vinci, Farinetti offre consigli pratici per affrontare le incertezze del presente. Il testo, arricchito da storie coinvolgenti di personaggi come i rivoluzionari del Maggio ’68 e Marilyn Monroe, esplora il connubio tra tradizione e innovazione, gusto e saggezza gastronomica. Le dieci mosse, lontane da mere indicazioni da guru, sono mattoni di una costruzione ponderata, che richiedono un’intelligenza collettiva e una profonda cultura condivisa. Con maestria, passione e ironia, Farinetti crea una sinfonia di storia e storie, ispirando all’azione e al cambiamento. Invita ognuno a non solo immaginare il futuro, ma a plasmarlo con determinazione e passione. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare Oscar Farinetti nel nostro Salotto Digitale per una Video Intervista Esclusiva ricca di spunti di riflessione e di vita vissuta con sano e spudorato ottimismo.

Come imprenditore hai illuminato il panorama nazionale con le tue aziende nate da idee visionarie, diventando un orgoglio per l’Italia anche all’estero e come saggista hai raggiunto un notevole successo con oltre un milione di copie vendute. La citazione latina Primum vivere deinde philosophari (Prima vivere e solo dopo teorizzare e scrivere) è giusta?

«Sicuramente, ho guadagnato la mia “Gavetta sul campo” prima di scrivere. La mia esperienza è nata dalla necessità di condividere attraverso le pubblicazioni, come direbbe Leonardo da Vinci, un’arte del fare che si contrappone allo studio. A forza di fare, sbagliare e ricominciare mi sono reso conto di avere un bagaglio ricco da condividere, così ho iniziato a metterlo nero su bianco. Ho dedicato gran parte della mia vita al lavoro e sono passati parecchi anni da quando ho iniziato a scrivere, nel 2011, se consideriamo anche il mio primo libro del 2007, dopo la creazioni di Eataly intitolato “Coccodè”  dove raccontavo il nostro modo di comunicare. L’arte di raccontare è diventata una sorta di mania per me, presente fin dai tempi del liceo».

È interessante notare come la passione per la scrittura abbia una radice profonda nella tua vita. Continuando su questo tema, vorrei approfondire l’influenza di Leonardo da Vinci. Nel tuo ultimo libro dialoghi con l’inventore come se fosse un tuo amico di sempre… 

«Il mio interesse per Leonardo da Vinci è nato molti anni fa, e nel corso del tempo ho continuato a studiare le sue opere. Cinque anni fa, durante l’ultimo restauro de “L’Ultima Cena” a Milano, ho avuto l’opportunità di approfondire ulteriormente la mia conoscenza. Leggendo le sue parole, ho trovato ispirazione nella sua affermazione “Godo in sovrappiù a provarci che a farcela.”».

Una frase che potrebbe essere una massima aderente alla tua carriera fatta di tentativi e sperimentazioni…

«Si, questa affermazione è stata come una scintilla per me, spingendomi a cercare il godimento nel tentativo piuttosto che nel successo. Mi sono anche identificato con il tema degli “incompiuti” di Leonardo, riconoscendo la bellezza e il valore delle cose imperfette e incomplete. In fondo, ho pensato che questo fosse il messaggio giusto da trasmettere ai giovani».

Nel libro offri consigli preziosi per affrontare le sfide del presente e del futuro. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro, e quali sono le principali lezioni o suggerimenti che desideri trasmettere, specialmente alle nuove generazioni?

«L’ispirazione per “10 mosse per affrontare il futuro” proviene dalla mia esperienza di vita e dal desiderio di offrire consigli pratici fuori da ogni retorica. Ho notato che spesso le persone sono timorose di sbagliare e di affrontare l’imperfezione. La mia filosofia è incentrata sull’idea di godere nel tentativo, di non avere paura di sbagliare, ma di imparare da ogni errore. Le lezioni chiave includono la gestione dell’imperfezione, l’importanza di individuare le priorità, la semplificazione delle cose complesse, una visione globale e locale, la capacità di narrare la propria storia e la determinazione a non mollare mai. Ho cercato di trasmettere un approccio proattivo alla vita, incoraggiando soprattutto i giovani a provarci, anche se ciò significa affrontare sfide e imprevisti. Su dieci idee forse solo due potranno essere quelle giuste, di successo, ma per arrivarci devi passare dal fallimento, è fisiologico e bisogna imparare ad accettarlo come sfida personale».

Guardando al futuro come reputi la generazione Z, e quali sono le tue impressioni sul loro approccio alla vita, al lavoro e alle sfide attuali?

«Se ne parla sempre in termini poco edificati, specialmente in tv. Io invece ho una visione molto positiva della generazione Z. Questi giovani sono nati in una realtà in cui la sicurezza del benessere futuro non è garantita, eppure li vedo affrontare la vita con una prospettiva unica. Hanno una maggiore consapevolezza dell’emergenza ambientale, sono più impegnati in politica e hanno una fiducia più elevata nella vita. Durante un incontro con studenti universitari di recente, ho notato che l’85% di loro alzava la mano quando chiedevo chi pensasse di avere un figlio entro i prossimi 10-20 anni. Questo è un segno di fiducia e speranza nel futuro. Li incoraggio a continuare a provarci, poiché, lo ripeto se non dovesse essere chiaro, è attraverso il tentativo che si raggiunge il successo. La generazione Z ha il potenziale per sorprenderci e darci il meglio di sé».

E quelle passate invece….

«La mia sicuramente è stata molto più miope. Non aveva gli strumenti anche per comprendere che certe risorse non erano infinite. Oltretutto è stata egoista. A me piace considerare l’insieme, il libro stesso lo ritengo adatto a ogni stagione della vita. Sono sempre un po’ inclusivo e tendo a seguire un tema che mi carattererizza, come diceva Emily Dikinson, diciamo che scriviamo lo stesso libro per tutta la vita. Il futuro per me è sempre un mantra che percorre tutto ciò che ho scritto finora. Anche l’approccio alla vita è intriso di  questo fuoco che mi accompagna. È un modo di vivere molto proattivo che ritengo molto pratico e utile, adatto a ispirare sia la generazione X che la generazione Z, e anche i più anziani, i cosiddetti boomer. Cerco davvero di dialogare con tutti, dirgli che è possibile raggiungere l’obiettivo, non solo lavorativo, con l’approccio giusto».

Capire di essere imperfetti è la prima chiave per affrontare la vita ad ogni età.

«Certamente, l’approccio alla vita deve essere propositivo, e la prima mossa del mio libro è “Saper gestire le imperfezioni”. Bisogna affrontare il futuro senza paura di sbagliare, gestendo le proprie imperfezioni. La mossa numero 6 è “Never Ever give up”. Devi provarci sempre, non mollare nel tentativo. Anche quando sbagli, devi ricordartene. Quando capisci di farcela, devi spingere ancora di più per vincere».

Spesso si parla della difficoltà tutta italiana nell’ emergere ed affermarsi. I dati occupazionali e di reddito in questo sono sconfortanti. All’estero è più facile poter essere felici?

«No, basta con questa retorica, smontiamo insieme questo luogo comune. Essere nati in Italia è un privilegio, viviamo nel 0,2% delle terre emerse in cui ci sono le opere d’arte più famose del mondo, il cibo più ricercato e in cui ci sono ancora risorse da utilizzare. Abbiamo la fortuna di eccellere nel settore enogastronomico, artistico e culturale, di essere riconosciuti, amati ed apprezzati. Bisogna guardare alla parte costruttiva».

Doppio Binario, Serralunga d’Alba (CN), Oscar Farinetti nella tenuta di Fontanafredda 2017-07-23 © Massimo Sestini

Tuttavia, c’è anche una parte distruttiva, come rispondiamo a coloro che non riescono a collocarsi in Italia e devono andare all’estero per trocare la propria fortuna?

«È giusto cercare opportunità altrove, ma bisogna anche tornare. Esistono almeno 150 nazioni nel mondo dove è ancora più difficile vivere. Dobbiamo smettere di lamentarci, rimboccarci le maniche e avere fiducia. L’ottimismo è essenziale. L’Italia è un paese meraviglioso, e il mondo chiede l’Italia. Chi ha viaggiato tanto come me lo sa bene…».

Quindi cosa proporresti ai giovani talenti?

«L’ invito ai giovani è cercare di fare impresa in proprio. Partire è una fase, ma il ritorno è difficile. La difficoltà è presente ovunque nel mondo, ma la vita è bellissima e bisogna provarci. Nel mio libro, incoraggio a cambiare i sentimenti, a guardare le cose con più leggerezza e fiducia. L’ equilibrio tra la fiducia e il senso della vergogna che va eradicato sono chiavi per impegnarsi di più. Non dobbiamo cadere nel pessimismo, ma analizzare i problemi in maniera costruttiva. Ho voluto proporre alcune mosse precise per affrontare la vita con successo, gestendo le imperfezioni, individuando priorità, semplificando le azioni complesse, avendo una visione globale e locale, il mondo è paese. La conclusione è passare dalla bellezza al dovere, restare giovani».

Recentemente hai dichiarato di aver incontrato spesso dei giovani che sono vecchi dentro…questa riflessione mi ha ricordato il romanzo di Italo Svevo “Senilità”. Personalmente  quale età ti senti di avere?

«Riguardo all’età, mi sento abbastanza giovane di spirito. La contraddizione dei giovani che si sentono vecchi è interessante. La senilità interiore è un problema, molte persone giovani sembrano vecchie su Instagram, concentrando la conversazione su di sé. Parlare di se stessi è un attitudine degli anziani quando li vai a trovare. È importante mantenere un atteggiamento giovane nella testa e nel cuore, preferire le domande alle risposte come Leonardo. Eppure anche in questo resto fiducioso. Durante una recente lezione all’Università Cattolica di Piacenza, ho chiesto quanti studenti pensano di fare un figlio entro 10 anni. L’85% ha alzato la mano, un segno positivo per la generazione Z. Sono fiducioso su questa generazione di italiani, nata nella difficoltà, ma con una prospettiva diversa e una maggiore fiducia nella vita. Ma comunque se permetti la citazione su Italo Svevo in uno dei prossimi convegni te la copio..».

A proposito di questo, nel tuo libro parli del “copiare” come una caratteristica da sdoganare capace di aprire orizzonti. Puoi spiegarci meglio?

«Certamente, con Leonardo sdoganiamo l’atto del copiare, affermando che non è un’azione antietica. Si sottolinea la necessità di fare qualcosa di autentico, ma bisogna capire cosa sia autentico nella vita, considerando che siamo tutti influenzati dagli altri, da ciò che viviamo e respiriamo. Se ci pensi cosa è veramente inedito nelle nostre vite?».

Hai confessato di aver passato la vita a copiare. C’è un elemento fondamentale nella tua vita lavorativa che hai copiato e che ti è servito?

«Sicuramente, ho copiato continuamente, succhiando idee da chi ha più talento di me. Posso citare diversi casi, come l’ispirazione per il layout dei banchi del formaggio da un mercatino francese ad eataly. Mi sono innamorato di un modo di esporli in maniera artigianale su dei banchetti di legno in un paesino della provenza. Ho scattato una foto e l’ho inviata a mio figlio per copiarla nei minimi dettagli. In pochi giorni i formaggi dei nostri negozi hanno avuto un picco di vendite inimmaginabile e ho fatto replicare lo stesso stile in tutti i miei store».

Hai evidenziato che si può copiare da situazioni diverse. Puoi darci esempi?

«Ho copiato dalle interazioni tattili da un museo, dal funzionamento di un casello autostradale, e addirittura dal intermittenza di un semaforo, che mi ha ispirato nel combinare i colori per la presentazione dei formaggi».

Altro punto fondamentale, secondo te, è quello di condividere le idee…

«Ho spesso consigliato di raccontare le proprie idee in giro anziché brevettarle subito o peggio tenerle chiuse in un cassetto. A cosa serve tenerle solo per sé? Se riesci a spiegarle in poche parole e qualcun altro che la capisce, e magari le vuole adottare significa che le idee potrebbero essere valide. Funziona come se fosse un test naturale per distinguere le utopie dalle progettualità».

Ma se invece qualcuno voglia rubare la nostra idea?

«Saremmo sempre nati prima noi, essere copiati è un segno che stiamo lavorando bene. Qualora accadesse, siate orgogliosi di essere stati copiati. Eschilo diceva non è felice l’uomo che nessuno invidia, imita o copia».

In definitiva risolvi anche questo cortocircuito in maniera ottimista. Cosa è per te l’ottimismo?

«Per me, la prospettiva ottimistica implica la convinzione che, nonostante le sfide, sia possibile risolvere i problemi. Rappresenta una visione positiva della situazione, fondata sulla fiducia nel potenziale di superare le difficoltà, affrontando le avversità con determinazione e trovando soluzioni efficaci. In sostanza, questa è la mentalità positiva che guida la mia visione del futuro».

Come ultima domanda, parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Oscar Farinetti, quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Il Domani è sempre meraviglioso quando rimane ancora tanto da fare».

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.