In oltre cinque decenni di successi, Orietta Berti, una delle voci più emozionanti del panorama musicale italiano, ha lasciato un’impronta indelebile su un percorso non lineare, fatto di salite e di discese, conquistando i cuori di generazioni di fan con la sua autenticità. Sin dal suo esordio nel lontano 1965, quando ha incantato il pubblico con la sua prima hit, Orietta non ha mai smesso di emozionare e sorprendere con la sua musica, che spazia dal pop al folk, dalla ballata all’energia travolgente. Oggi l’ultimo ambizioso progetto di Orietta si intitola “LA MIA VITA È UN FILM – 55 anni++ di musica”,  un’autentica gemma per i fan di lunga data e per coloro che desiderano scoprire il ricco patrimonio musicale di Orietta. Composto da 6 CD, questa raccolta è un vero e proprio viaggio attraverso la straordinaria carriera dell’artista, che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica italiana. A lanciare il progetto in radio è l’ultimo singolo “Il coraggio di chiamarlo amore” che ha come focus il tema delicato della violenza sulle donne, quella fisica, psicologica e sociale subìta ancora oggi dai propri mariti, compagni, fidanzati che cercano di annientarne l’esistenza, considerandole una proprietà, un oggetto di cui avere esclusivo dominio. In questa imperdibile Video intervista nel Salotto di Domanipress, abbiamo avuto l’opportunità di esplorare a fondo la carriera di Orietta, scoprendo i suoi segreti, le sue ispirazioni e i suoi aneddoti più divertenti immergendoci nel suo universo musicale, attraversando i successi indimenticabili e le collaborazioni più significative tra ricordi, emozioni e l’intima esigenza di essere sempre sinceramente fedele a se stessa.

🔴L’intervista è stara realizzata prima dell’alluvione che ha colpito Emilia Romagna , terra a cui l’artista è legata, decidendo di non festeggiare il suo ottantesimo compleanno e offrendo il suo supporto.

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Il tuo ultimo singolo in rotazione radiofonica si intitola programmaticamente “Il coraggio di chiamarlo amore”, un brano intenso che tratta di un tema sociale importante.

«Ci tenevo a presentare questo brano perché è una denuncia in musica. Sai, ci sono ancora oggi molte donne che maltrattate, distrutte nell’animo dai compagni che le maltrattano e volevo essere una voce in più per difenderle e per dare coraggio.  Questi questi uomini, che non meriterebbero di essere definiti tali, devono essere denunciati. Troppo spesso realtà dolorose sono taciute tra le pareti domestiche…è ora di dire basta. Se anche una sola donna ascoltando il brano troverà il coraggio di cambiare la propria vita, vorrà dire che a qualcosa tutto questo è servito».

Nel tuo ultimo album i brani inediti raccontano diverse sfaccettature dell’amore…Com’è avvenuta questa scelta?

«L’amore muove l’universo intero. Io sono una donna che ama molto e che è stata molto amata. Mi interessava l’idea di questa indagine. Ho raccontato anche le forme più diverse come quello dell’amore di un cane verso il padrone, passando per quello funestato dalla lontananza  e poi c’è quello totalizzante del brano che ho portato a Sanremo due anni fa…Quello che ho dedicato ad Osvaldo, un amore che dura da molte primavere e che non si è mai affievolito. Abbiamo attraversato tanti momenti difficili e li abbiamo superati. Ci ha fortificato».

L’amore per la musica è un’altra costante della tua vita, oltre a quella per il tuo pubblico. In tutti questi anni cosa è cambiato?

«Vivo, oggi, un’energia completamente nuova. Agli inizi mi rivolgevo ad un pubblico giovane Poi dopo poco è diventato adulto con me ed adesso ho ripreso a coinvolgere un pubblico costituito da ragazzi che mi hanno scoperto dopo i featuring con Manuelito, Achille Lauro e Fedez. Oltre questo non disdegno altri media, mi vedono anche nelle pubblicità che mi diverte fare… Dopo Sanremo ho iniziato a seguire tanti progetti paralleli, tra cui la televisione, ma l’amore per la musica c’è sempre stata e ci sarà sempre».

Durante la tua carriera ci sono stati degli alti ma anche dei bassi. Come si può rinascere dalle proprie sconfitte?

«Io, non sono mai cambiata e sono sempre la stessa, ma spesso sono le collaborazioni che fanno la differenza e le professionalità a cui ti affidi e con i quali scegli di lavorare. In questo periodo continuo a ricevere tante proposte di lavoro, molte non le ho cercate, capitano, credo molto anche nel destino e nelle combinazioni fortunate».

Prima di accettare una proposta lavorativa a chi ti rivolgi?

«Prima di tutto a mio marito e a mio figlio che conoscono i miei punti di forza e i miei obiettivi. Poi imprescindibile per me è il lavoro del produttore Pasquale Mammaro, ho fiducia in lui, negli anni abbiamo avuto modo di conoscerci e di volerci bene».

In queste scelte “fortunate” quanto conta il talento?

«Il talento è fondamentale ma anche se sei un cantante con delle buone qualità ed una bella carriera alle spalle hai sempre bisogno di un team efficace, di idee nuove e anche delle influenze che ti diano l’impulso di andare oltre certi muri».

Com’è collaborare con Orietta Berti?

«Mi dicono di avere un buon carattere. Mi piace dare ascolto alle persone a cui tengo, ci credo fermamente. Bisogna saper ascoltare e collaborare per creare dei progetti valdi».

Non a caso una parte del cofanetto è dedicata alle collaborazioni con altri artisti di più di una generazione tra cui: Lo Stato Sociale, Cristiano Malgioglio, Achille Lauro, Fedez e anche il compianto Giorgio Faletti. Cosa ricordi di lui?

«Era una brava persona, lo ricordo con grande affetto. Con lui ho partecipato ad un Festival di Sanremo, probabilmente quello più divertente per me. Ricordo quella settimana come una vacanza. Era dispiaciuto che non fossimo arrivati in finale ma ero molto serena perchè consapevole di aver incontrato una persona speciale».

Oltre le collaborazioni che rapporti hai con gli altri artisti?

«Molti artisti giovani hanno con me un rapporto di fiducia. Con Fedez ci sentiamo spesso al telefono e lo stesso accade con Achille Lauro. Lodo invece  è sempre in giro per  l’Europa e adesso ha anche una carriera d’attore. li seguo tutti con grande affetto.

Dopo tanti anni di carriera riesci ancora a trovare il gusto di sorprenderti?

In questa professione c’è sempre una sorpresa, non lo so perché, nella mia carriera ci sono sempre state tante sorprese e quindi sono felice che non siano ancora finite…A giugno ve ne rivelerò un’altra che per il momento è top secret!».

Oggi che la musica passa anche da TikTok, che rapporto hai con le nuove tecnologie?

Mi piace come i giovani condividono le proprie emozioni. Sai, qualche giorno fa durante una convention sono stata assaltata da un un gruppo di ragazzi giovani che voleva farsi un selfie con me. Quando accade mi sento onorata, mi diverte prestarmi a questo nuovo modo di vivere il rapporto con chi mi segue. Ai miei concerti ci vengono i nonni, i figli ed i nipoti. Abbraccio tutte le generazioni ed è per me una grande gioia».

  Molti di quei giovani riscoprono nel cofanetto alcuni brani del passato che ancora oggi sono fortemente attuali. Tra questi spicca “Futuro”, sei stata una delle prime a raccontare le brutalità della guerra, tremendamente simili al presente, sul palco dell’Ariston. 

«Erano gli anni della guerra fredda, non era scontato affrontare un tema così complesso e farlo risultate popolare. L’idea è stata di Gianni Ravera che mi ha raccontato il pezzo e io l’ho subito visto come mio. Ho avuto il coraggio di poterlo affrontare con la mia leggerezza».

I temi sociali appartenevano storicamente ai cantautori…A seguito della presunta falsa lettera che si attribuisce a Tenco la tua carriera ha subito un’arresto.

«La stampa non era più dalla mia parte. Si preferiva puntare sui cantautori, come se il pop fosse tutto diventato di serie b. Io però imperterrita ho continuato a lavorare con gli stranieri, ero sotto contratto di una multinazionale. Sono sempre stata attribuita al bel canto e alla linea melodica. Oltre questo però ho sperimentato con il folk con ben tre album e sono riuscita a sopravvivere».

Da dove proveniva questa ritrosia da parte della stampa di quel tempo?

«La multinazionale per cui lavoravo non aveva l’accortezza di curare la stampa, gli editori e gli autori. alcuni erano un po’ distaccati, con la puzza sotto il naso precisamente. C’era la direzione dei Francesi e allora naturalmente non ero nelle loro grazie».

Il pubblico sovrano però ti ha sempre richiesto a gran voce…

«Quando si andavano a fare le canzonissime in sala ricevevo sempre 0 voti dai giornalisti invece il pubblico poi mi mandava tante cartoline e mi faceva balzare sempre sui primi tre  posti.Forse era uno metodo per far mandare le cartoline dal pubblico? Questo non si saprà mai…».

Il tempo e cavaliere  ad oggi, a quasi un mezzo secolo, la tua musica è in cima alle playlist di Spotify e di Youtube…

«”Mille” è ancora adesso tra i primi posti, il videoclip ha registrato 160 milioni di visualizzazioni, il pubblico mi vuole bene e questo è quello che conta oltre i numeri… Ho avuto modo di scrivere la mia biografia ed anche un libro di cucina. Sono tutti progetti che vanno bene perchè il pubblico mi riconosce per quello che sono, una figura autentica che tiene a tutto cio che produce mettendoci orgoglio e passione».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Orietta Berti, quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Il Domani lo vedo sempre con grande ottimismo, ho fiducia nei giovani e credo nella forza dell’amore come motore della vita e del futuro. Non ho mai festeggiato il mio compleanno ma ho sempre tenuto alla ricorrenza del mio matrimonio. Vivere una vita insieme alla persona che ami: è questa la mia idea di Domani».

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