Nel silenzio di una cameretta, in un piccolo borgo nelle Marche, un bambino sognava. Immaginava mondi fantastici, eroi impavidi e avventure senza fine. Così nel riflesso della sua immaginazione, il giovane Iginio Straffi tracciava le linee guida di ciò che sarebbe diventato un impero dell’animazione multimilionario, la Rainbow S.p.A., che ha portato alla vita un’icona globale, le Winx. “I sogni sono le radici delle stelle,” afferma Straffi mentre lo raggiungiamo per la nostra intervista, sottolineando l’importanza di credere nei propri obiettivi. “Il mio percorso è iniziato proprio lì, nella mia cameretta, tra fogli di carta e matite colorate. Da quel momento, ho imparato che i sogni possono diventare realtà.” Il papà delle Winx non è solo il creatore di un franchise di animazione amato in tutto il mondo, ma è anche un uomo che ha dato forma a un’intera industria. Il suo viaggio inizia con un ruolo presso Bonelli Editore, dove la sua passione per l’illustrazione e le storie lo ha portato a lavorare su celebri fumetti come “Nathan Never” e “Martin Mystère”. Ma il desiderio di creare qualcosa di completamente suo è cresciuto costantemente. Il culmine di questa aspirazione è stato il Winx Club, una serie animata che ha sfidato gli stereotipi e ha abbracciato temi di empowerment femminile e fiducia in se stessi. Questa creazione ha segnato l’inizio di una lunga lista di successi che hanno spaziato dalle avventure dei cacciatori di tesori di “Huntik – Secrets & Seekers” al magico mondo di “Mia and Me” passando per brand famosi che hanno portato il made in italy nel mondo come i “Quarantaquattro gatti” e “Pinocchio and friends”. Rainbow S.p.A. è cresciuta e si è evoluta, diventando una delle principali aziende di produzione e distribuzione di contenuti per l’infanzia a livello internazionale. In questa Video Intervista Esclusiva, scopriamo di più sulla vita e la carriera di Iginio Straffi, dal suo percorso di crescita nella cameretta di un bambino sognatore fino alla creazione di un impero dell’animazione. Abbiamo parlato di ispirazioni, di sfide superate.
Partiamo dall’inizio del tuo straordinario percorso. Parlando di fumetti, hai cominciato a disegnare la tua prima tavola quando avevi appena 7 anni; Oggi sei il leader di un’azienda di intrattenimento internazionale, con produzioni famose in tutto il mondo. Come ci sei riuscito?
«Il mio è davvero un viaggio incredibile e penso che ci sia qualcosa di cui sono particolarmente orgoglioso in questa mia carriera imprenditoriale. Vorrei essere un modello per i ragazzi di oggi che pensano spesso che i loro sogni resteranno solo visioni, lontani dalla realtà. Ho avuto questa passione sin da bambino, scrivere, inventare personaggi, disegnare e girare film. Ma ho incontrato molti che, giustamente dal loro punto di vista, mi consigliavano di avere aspirazioni più “realistiche” indirizzandomi verso professioni più “normali”, soprattutto nella provincia in cui sono cresciuto. Sono grato di aver perseverato e, con grande passione e determinazione, di essere riuscito a realizzare ciò che sognavo da bambino».
I sogni possono davvero diventare realtà?
«I sogni possono diventare realtà, ma spesso ci sono molte sfide e ostacoli lungo la strada. Ho dovuto affrontare lo scetticismo di molti, ma ho anche imparato che la passione, la dedizione e la tenacia possono essere strumenti potenti per raggiungere i traguardi. Quindi, sì, i sogni possono concretizzarsi, ma è importante essere pronti a lavorare duramente per realizzarli».
È davvero un messaggio importante. Data la rilevanza di Rainbow nel settore, è anche un motivo d’orgoglio italiano. Ma la tua carriera è iniziata da un’altra importante casa editrice, la Bonelli; cosa hai imparato durante la tua gavetta?
«La mia esperienza in Bonelli è stata un periodo formativo cruciale. Anche se non ero un impiegato dell’azienda, lavorare con professionisti come sceneggiatori e disegnatori per creare fumetti è stata un’opportunità straordinaria. La lezione più importante che ho imparato da questa esperienza è stata la disciplina. Dovevo sedermi al tavolo ogni mattina, anche quando avevo mille altre idee e stili che volevo sperimentare. Le scadenze non erano flessibili, dovevo consegnare un certo volume di lavoro ogni mese, dimostrando il progresso del mio lavoro. Questa disciplina è stata fondamentale per mantenere uno stile costante e coerente. Inoltre, lavorare con professionisti di quel settore mi ha insegnato l’importanza della collaborazione e dell’apprendimento costante. Ho avuto l’opportunità di lavorare con menti brillanti e imparare da loro. Questo know how ha preparato il terreno per le mie future iniziative imprenditoriali, inclusa la creazione di Rainbow».
Da queste esperienze, hai poi creato i tuoi grandi successi, tra cui le celebri Winx. Come spieghi il loro successo duraturo, che ormai supera i 20 anni?
«Penso che il segreto del successo delle Winx sia stato il costante rinnovamento nel corso degli anni. Abbiamo introdotto nuovi contenuti, trame narrative, stili grafici e musiche in ogni nuova stagione delle Winx. Questo ha permesso di mantenere vivo l’interesse del pubblico, garantendo che la serie rimanesse rilevante anche dopo così tanto tempo. Inoltre, nel DNA delle Winx c’è un elemento fondamentale che le rende speciali: sono ragazze con caratteristiche distinte, innovative, e che hanno continuato a essere rilevanti fino ad oggi».
Molte ragazzine hanno ritrovato nelle Winx un modello positivo da seguire…
«Credo che il pubblico si sia identificato con i personaggi delle Winx e abbia apprezzato il messaggio di empowerment femminile che trasmettono. In un mondo in rapida evoluzione, le Winx hanno continuato a ispirare le giovani generazioni, contribuendo al loro successo duraturo. E, naturalmente, il lavoro costante del team di creativi e l’impegno nel fornire sempre qualità sono stati elementi chiave nel mantenere vivo il fenomeno nel corso degli anni».
Cosa pensi che le Winx offrano alle giovani spettatrici, cosa le fa sognare di essere una Winx e vivere avventure come loro?
«Le Winx sono state concepite in modo che ognuna delle ragazze abbia un aspetto “normale” in molti aspetti. Questa carettizzazione così speciale e altamente identificabile ha reso ogni personaggio un modello con cui le ragazze possono identificarsi in modo unico. Le Winx rappresentano il potere dei sogni e l’aspirazione a diventare qualcosa di più, e questo è un messaggio molto potente che si rivolge direttamente alle giovani spettatrici. Ogni ragazza può vedere un po’ di sé in ognuna di loro, il che le fa sentire speciali e connesse alla storia».
C’è chi nelle Winx ha teorizzato una forma di femminismo moderno…
«Si, direi che non sono solo delle eroine, ma anche un modello di forza femminile. Prima di molte altre serie animate, hanno rappresentato la forza delle donne, dimostrando che le figure femminili non devono essere solo salvate da principi azzurri, ma possono essere loro stesse eroine che aiutano gli altri. Questo tema è stato fondamentale nel plasmare il carattere di ogni protagonista e ha avuto un impatto positivo sulle nuove generazioni di ragazze, ispirandole a credere in sé stesse e nelle loro abilità».
È davvero un messaggio potente e duraturo. Hai menzionato di amare particolarmente le prime tre stagioni. C’è un momento specifico o un episodio chiave in cui senti che hai potuto esprimere al meglio il tuo spirito creativo?
«Le prime tre stagioni sono sempre state molto speciali per me, perché sono state create con una visione condivisa da parte di un team di persone che condividevano la mia passione. Abbiamo dato vita a una storia visionaria e avventurosa che ha definito l’universo delle Winx. Mi piace ricordare quelle stagioni come un momento in cui ho potuto esprimere me stesso. Anche il primo film delle Winx è stato un’opportunità unica per sperimentare nuovi elementi e sfide nella storia. In particolare, c’è un elemento che mi ha divertito molto, cioè il momento in cui Bloom, la principessa Azzurra, risveglia Sky, il “bel principe addormentato.” Invertire questi archetipi e giocare con le aspettative del pubblico è stato affascinante».
Parlando di Rainbow, è noto che sia un’azienda totalmente italiana. Quali credi siano i punti di forza che la distinguono dalle produzioni internazionali? Qual è il valore aggiunto che Rainbow può portare al mercato?
«Rainbow nasce con l’obiettivo di creare una produzione di intrattenimento unica. Abbiamo posizionato il brand in una soluzione ottima, geograficamente e culturalmente. La mia generazione è cresciuta con l’arrivo dei cartoni animati giapponesi in Italia, il che ha portato a un’influenza molto diversa rispetto alla tradizione americana. Questo mix di idee ci ha permesso di creare contenuti che hanno un sapore diverso, capaci di affascinare sia il pubblico italiano che quello internazionale. Il nostro punto di forza risiede nella capacità di creare storie che uniscono il meglio di entrambi i mondi. Abbiamo ereditato la tradizione occidentale delle fiabe e delle narrazioni, ma l’abbiamo mescolata con elementi innovativi e freschi, ispirati alle culture orientali.
Cosi sono nate le Winx:
«Si, questo approccio ha portato alla creazione delle Winx. Abbiamo sempre cercato di portare qualcosa di innovativo, e credo che questo sia ciò che distingue Rainbow dalle produzioni internazionali. Inoltre, siamo stati anticipatori rispetto ai tempi, proponendo storie con archi narrativi più lunghi e complessi, ispirati al modello giapponese, mentre molte produzioni occidentali si basavano su episodi autoconclusivi. Questo ha reso i nostri plot coinvolgenti e avvincenti, e credo che sia uno dei motivi per cui le Winx e altre serie di Rainbow sono così amate».
La vostra sede operativa si trova vicino Loreto, lontana dai poli dell’industria dello spettacolo italiano, in una realtà pronviciale immersa nella tradizione che si contamina con il resto del mondo.
«Il nostro mix unico di tradizioni narrative e stili, è il nostro punto di forza. Il disegno delle Winx è un mix di influenze visive, con alcune sfumature manga, ma siamo stati più influenzati dallo storytelling giapponese. Le puntate hanno un’architettura narrativa complessa, con punti che si sviluppano su 26 episodi e in cui ogni puntata rivela nuovi dettagli e colpi di scena. Questo è stato un elemento distintivo, dato che prima di loro, in occidente, si tendeva a produrre episodi autoconclusivi, con poco sviluppo narrativo tra un episodio e l’altro».
Eppure le influenze giapponesi sono molto visibili…
«Dal punto di vista scenico , potresti notare alcune somiglianze, ma il design delle Winx è stato adattato per il pubblico occidentale, con occhi e stili di animazione diversi. Per i giapponesi, le Winx non sembrano giapponesi, ma occidentali. Questa diversità è stata apprezzata dai fan e ha contribuito a rendere le nostre eroine uniche».
Hai menzionato molte delle tue altre produzioni, come “Mia and Me,” “Regal Academy,” “44 gatti,” e anche il recente “Pinocchio”. Come hai fatto a restare all’avanguardia nel mercato, ad adattarti ai cambiamenti rapidi e alle nuove generazioni?
«L’ abbiamo fatto investendo fortemente nel marketing digitale e nel monitoraggio delle tendenze. Ci teniamo aggiornati sui dati e sulle preferenze del pubblico. Ad esempio, utilizziamo dati di follower e recensioni per valutare la popolarità dei personaggi. Inoltre, siamo sempre pronti a esplorare nuovi approcci e opportunità, come la collaborazione con YouTubers. Restare sulla cresta dell’onda richiede una costante attenzione alle tendenze, al marketing e alle innovazioni digitali. Stiamo anche esplorando acquisizioni in settori chiave. L’adattamento ai cambiamenti nel comportamento dei consumatori è essenziale per il nostro successo».
Si sta parlando molto di intelligenza artificiale e dell’impatto che potrebbe avere sull’industria creativa. Come vedi il futuro del lavoro in un mondo in cui la stessa gioca un ruolo sempre più grande?
«Personalmente, non ho ancora sperimentato appieno l’intelligenza artificiale, ma ho visto alcuni risultati sorprendenti ottenuti . C’è un rischio che la tecnologia possa ridurre il lavoro dei creativi, con software in grado di scrivere sceneggiature e creare personaggi. Gli sceneggiatori e gli attori stanno già affrontando questo cambiamento».
Nella vita di tutti i giorni come vivi questo cambiamento?
«Mi preoccupa un po’ questa trasformazione, poiché credo nell’importanza di lasciare agli esseri umani la possibilità di raccontare storie e emozionare il pubblico. Tuttavia, a livello aziendale, riconosco che l’IA potrebbe ridurre i costi di produzione, il che è importante in un momento in cui gli investimenti nell’industria dell’intrattenimento sono in calo. Dobbiamo trovare un equilibrio tra l’utilizzo dell’IA per migliorare l’efficienza e preservare il ruolo dei creativi nell’industria».
Una domanda personale. I tuoi personaggi hanno portato gioia a molte persone in tutto il mondo. Qual è il tuo momento di felicità personale che ricordi con affetto?
«Rispondere a questa domanda è difficile, ma se dovessi scegliere, direi che il momento di felicità più grande è stato la nascita della mia primogenita. È un evento che ho atteso a lungo e ha un valore unico e irripetibile. È difficile descrivere la gioia che ha portato e come abbia cambiato la mia vita. Mi ha dato un tipo di amore e affetto completamente diverso da qualsiasi altra cosa. È un momento che supera di gran lunga tutti gli altri successi della mia vita».
In tutti questi anni di duro lavoro hai sempre ricevuto ciò che meritavi? Cosa credi di aver lasciato indietro?
«Ho la sensazione di essere costantemente in ritardo di almeno 10 anni rispetto a ciò che desidero realizzare. Ritengo di essere stato un po’ lento nel portare avanti i miei progetti e penso che ci sia ancora molto da raggiungere, soprattutto nel campo dei contenuti in live action.La sfida di espandermi oltre il mondo dell’animazione e dei cartoni animati, abbracciando il cinema e le produzioni , è un nuovo cammino che desidero percorrere. È un terreno che presenta le sue sfide, come la lingua italiana e l’acquisizione di notorietà da parte degli attori italiani all’estero. Tuttavia, ho visto il successo del mio film “Il Mio Nome è Vendetta,” con Alessandro Gassman come protagonista, che è ancora al sesto posto tra i film non in lingua inglese più visti su Netflix in tutto il mondo, da quando la piattaforma digitale ha iniziato a rilevare tali dati con Nielsen. Questo mi dà speranza e conferma che ci sono opportunità per portare con successo i contenuti prodotti in Italia al pubblico internazionale, un obiettivo che vorrei replicare nel mondo del live action».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Iginio Straffi, quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Il Domani, per me, rappresenta la speranza di un mondo senza guerre e barriere, dove i popoli possano veramente integrarsi e cooperare tra di loro. Al contempo, nutro la paura che la società stia progredendo nella direzione sbagliata, con passi indietro rispetto a conquiste passate. Siamo testimoni di cambiamenti negativi in molte parti del mondo, e mi auguro che le nuove generazioni abbiano il coraggio di riportare il nostro universo sulla giusta via e costruire un futuro migliore per il nostro pianeta».
Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite