Retrospettiva – I Ragazzi della via Pal

I ragazzi della via Pal, dello scrittore ungherese Ferenc Molnar, è fra i grandi classici delle letture per giovanissimi.

Si tratta di una di quelle opere delle quali il vero significato, in tutta la sua drammaticità, però, mediamente lo si comprende solo da adulti.

E’ avvincente e commovente allo stesso tempo, sicuramente molto triste almeno nell’epilogo, ma comunque con una grande morale, la quale inizia a infondere una lezione di vita fin dalle prime letture che i ragazzi affrontano in tenera età, mentre per gli adulti è un rispolverare vecchi ricordi con insegnamenti sempre attuali che sarebbe utile tenere sempre a mente.

Il racconto, edito nel 1906, si svolge a Budapest e narra le vicende, in un certo senso vere e proprie gesta, di un gruppo di adolescenti che sono soliti ritrovarsi, dopo la scuola, in un terreno della via Pal, dov’è ubicata una segheria che rappresenta il loro luogo privilegiato per i giochi e fa da scenografia a buona parte della storia.

Indipendentemente dal luogo, il periodo e i personaggi che costituiscono la narrazione, si tratta di un contesto che potrebbe appartenere a qualunque posto e qualsiasi epoca, trattandosi di vita vissuta dalla gente di tutto il mondo un po’ da sempre.

Anche qui i giovani protagonisti sono uniti da una pressoché solida amicizia fatta di gesti, riti, parole e quant’altro è tipico di quest’età, anch’essi poi non vedono molto di buon occhio la scuola e hanno i loro piccoli grandi problemi legati al contesto in cui vivono, famigliare, scolastico o sociale che sia. Come per ogni buon gruppo che si rispetti, inoltre, non può mancare quello antagonista, inizialmente più forte, ma probabilmente meno tenace.

E’ un romanzo dell’amicizia, dei buoni sentimenti e delle buone prassi.

La fine della vicenda sarà una presa di coscienza in definitiva della vita, tanto per i protagonisti quanto per i lettori; dopo aver valorosamente combattuto per difendere il loro campo da tutto e tutti, al pari di prodi soldati al fronte, i ragazzi subiranno la grave perdita del più piccolo e debole di loro, il quale fino alla fine ha cercato di dare il massimo ma che un brutto malanno ha portato via dall’affetto di amici e famigliari e, come se tale perdita non fosse stata sufficiente, la combriccola dovrà anche rinunciare al suo luogo preferito in nome di logiche poco comprensibili spesso non solo a quell’età, dal momento che anche questa volta il potente mezzo denaro ha vinto e, com’è possibile vedere ancora oggi, in quel luogo è sorto un edificio.

Patrizia Pecoraro

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