La fuga dei laureati italiani: perché si allontanano dall’Italia?

Negli ultimi otto anni, l’Italia ha assistito a una crescente fuga di laureati, con un aumento del 42% rispetto al periodo precedente. Nonostante i giovani ricercatori italiani si collochino al secondo posto tra i più premiati dal Consiglio europeo della ricerca (ERC) con gli Erc Starting Grant, il nostro paese sta lottando per trattenere questi talenti. Un dato preoccupante è che l’Italia è l’unico paese a registrare un saldo negativo tra i grant ottenuti per nazionalità (inclusi quelli all’estero) e quelli ricevuti per ricerche condotte in patria, confermando una tendenza osservata già nel 2022. Questi dati emergono dal nuovo Libro Bianco sulle Scienze della Vita in Italia, presentato da The European House – Ambrosetti nel corso della nona edizione del Technology Life Sciences Forum 2023.

Per comprendere le ragioni di questa fuga di talenti, la Community Life Sciences di The European House – Ambrosetti ha condotto un’indagine coinvolgendo i ricercatori italiani vincitori di grant ERC nell’ambito delle Scienze della Vita degli ultimi cinque anni, sia trasferiti all’estero che rimasti in Italia.

Dai risultati di questa indagine emerge una serie di motivi che spingono i giovani ricercatori a cercare opportunità all’estero. L’86% dei ricercatori rimasti in Italia lamenta salari bassi e poco competitivi rispetto all’estero, mentre l’80% segnala una mancanza di meritocrazia nel sistema italiano. D’altro canto, all’estero, gli ecosistemi internazionali risultano attrattivi principalmente per la presenza di finanziamenti (84%) e per l’alta qualità della ricerca scientifica (72%). Questo è affiancato dalla facilità di accesso e progressione nella carriera accademica (56%).

Un altro dato interessante è che tutti i ricercatori italiani all’estero si dichiarano soddisfatti della loro scelta e l’80% ritiene improbabile un loro ritorno in Italia. Per coloro che invece scelgono di rimanere in Italia, le motivazioni sono legate principalmente a fattori personali o familiari (86%), alla qualità della ricerca scientifica italiana (57%) e al rapporto positivo tra ricerca e industria (19%). Tuttavia, è emblematico che il 43% dei ricercatori rimasti in Italia affermi che, se potesse tornare indietro, sceglierebbe di intraprendere una carriera all’estero.

Infine, i risultati dell’indagine mostrano una sostanziale sfiducia dei ricercatori rimasti in Italia nei confronti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il 76% di loro non ritiene che le riforme previste siano sufficienti per rilanciare l’ecosistema della ricerca scientifica italiana.

In conclusione, la fuga di laureati dall’Italia rappresenta una sfida significativa per il paese. Nonostante il talento italiano sia riconosciuto a livello internazionale, l’Italia deve affrontare seri problemi strutturali che scoraggiano i giovani ricercatori dal rimanere nel paese. Per invertire questa tendenza, sarà necessario affrontare le questioni legate ai salari, alla meritocrazia e all’accesso ai finanziamenti, oltre a implementare riforme più ambiziose per il settore della ricerca scientifica. Solo in questo modo l’Italia potrà sperare di trattenere e attirare nuovamente i suoi laureati più talentuosi.

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