Quando la incontriamo per il nostro appuntamento, Claudia Gerini è radiosa e sorridente con la sua autenticità disarmante, ci accoglie calorosamente, creando  un’atmosfera di connessione e condivisione lontano dai suoi ruoli di femme fatale. È questo equilibrio tra sensualità e lo spirito aperto e genuino che ha fatto della Gerini nazionale non solo un’icona del cinema, ma anche un modello di ispirazione e forza. L’attrice, amata da milioni di fan in tutto il paese, ha incantato il pubblico con le sue interpretazioni indimenticabili ed iconiche  e il suo fascino magnetico diventando protagonista indiscussa di oltre ottantasei film che hanno scritto la storia della cinematografia italiana da “Sono pazzo di Iris Blond” fino ad  “Hammamet”, “L’esigenza di unirmi ogni volta con te” “Tapirulan” il suo ultimo film dove è anche regista, solo per citarne alcuni. Dal primo istante in cui ha calcato le scene, Claudia ha dimostrato di essere molto più di una semplice attrice. Con il suo talento innato, ha saputo conquistare il cuore degli spettatori e guadagnarsi un posto privilegiato nell’Olimpo del cinema e dello spettacolo italiano. L’attrice ha affrontato sfide artistiche in ogni ambito, dal teatro alla televisione, dimostrando la sua versatilità e il suo impegno costante nel superare se stessa. Il suo talento straordinario l’ha portata a lavorare con alcuni dei registi più acclamati  dando vita a collaborazioni che hanno regalato momenti magici sul set. Tuttavia, l’ultima avventura di Claudia è qualcosa di completamente diverso. Recentemente l’attrice romana ha pubblicato il suo primo libro edito da Piemme  intitolato “Se chiudo gli occhi. Vita, amori e passioni di una pragmatica sognatrice” in cui il pubblico ha finalmente l’opportunità di scoprire un lato ancora più intimo. Attraverso le pagine del racconto, si condividono le esperienze, i pensieri e le emozioni che l’hanno plasmata come artista e come individuo. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di incontrare nel nostro Salotto Digitale Claudia Gerini per parlare con lei delle le tappe significative del suo percorso artistico alla scoperta dei segreti del suo successo tra palco e realtà.

Partiamo da due aggettivi che convivono nel titolo del tuo primo libro racconto: “pragmatica” e “sognatrice”. Come puoi essere pragmatica e sognare allo stesso tempo?

«Effettivamente, è un’ottima osservazione. Mentre cercavo con gli editori una frase per sintetizzare un po’ il libro, è venuta fuori l’idea del classico “diario di una sognatrice”. Ma ho pensato che aggiungere “pragmatica” fosse più adatto, perché mi considero una persona con diverse sfumature».

Come riesci a far convivere le due anime?

«Quelle due contrapposizioni apparenti sono presenti in me, perché sono una donna molto concreta, una madre, una lavoratrice, una risolutrice di problemi, sono pragmatica. Ma nella mia vita, ho sempre sognato, mi sono proiettata in situazioni che mi avrebbero portato a realizzarmi come professionista. Quindi sono pragmatica ma anche una sognatrice».

La biografia è ispirata alla tua vita, ma non rappresenta tutto il tuo percorso raccontato in modo dettagliato come si è soliti fare. Perché hai scelto di non scrivere una biografia completa?

«La mia biografia dovrebbe essere molto più lunga se volessi raccontare tutto, perché ci sono molte cose che non ho incluso. Questo libro è composto da episodi e esperienze che ho vissuto, ma non racconta tutta la mia vita. Sono pezzettini di esperienze, i miei inizi, i miei viaggi. È un’ispirazione basata sulla mia vita, ma non è una copia esatta della mio vissuto perché, a mio avviso, non avrebbe senso fare un libro del genere. È un insieme di esperienze che ho vissuto e che ho sognato, e per le quali mi sono impegnata».

Parli anche della tua esperienza nel mondo dello spettacolo, iniziata quando avevi solo 15 anni. Questo inizio non è stato fin troppo prematuro?

«In realtà, ero solo una tredicenne all’epoca. Ho inviato le mie foto per partecipare a un concorso su un giornalino, ritagliando un coupon e mettendo le foto in una busta che ho spedito. È stata una di quelle esperienze romantiche di un tempo. Speravo sin dall’inizio di poter entrare in quel mondo, e poi si sono presentate molte opportunità, a cominciare dalla RAI, che mi ha aperto le porte a un mondo di possibilità. Poi è arrivato il cinema».

Ma c’è stata una porta, un momento che ha cambiato la tua vita durante tutte queste esperienze professionali?

«Sliding Doors si ce ne sono state. Forse possiamo dire che la Sliding Doors è qualcosa che associamo a una casualità, come quando una porta si chiude e un’altra si apre.  Te ne dico una: sono salita su quel  famoso treno, ho incontrato Carlo Verdone e ho ottenuto una parte nel suo film “Viaggi di nozze”. Quel momento è stato determinante per la mia carriera, perché mi ha dato visibilità e mi ha aperto le porte a nuove opportunità nel mondo dello spettacolo.Da lì in poi, ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi e attori italiani, partecipando a numerosi film, serie TV e produzioni teatrali. È stato un percorso ricco di sfide, sacrifici e successi, ma anche di tante emozioni e soddisfazioni».

Ed oggi queste soddisfazioni hai avuto il piacere di raccontarle

«Nel libro, cerco di condividere con i lettori alcuni degli aneddoti più significativi legati alla mia esperienza nel mondo dello spettacolo. Racconto di come ho affrontato le audizioni, le prove, le difficoltà sul set e le gioie di vedere il mio lavoro riconosciuto dal pubblico. Ma non tralascio nemmeno gli aspetti più personali, come la gestione del tempo tra famiglia e carriera, le paure e le insicurezze che ho affrontato lungo il cammino. È stato un viaggio affascinante e pieno di scoperte, che mi ha portato a crescere sia come artista che come individuo. Spero che attraverso il racconto possa trasmettere un po’ di questa passione per il mio lavoro e l’amore per la vita, oltre a offrire qualche spunto di riflessione e ispirazione a chi lo legge».

Parlavi del personaggio di Jessica in “Viaggi di nozze di Carlo Verdone. Per un’attrice, interpretare personaggi così distintivi, così intensi, può diventare un boomerang che ti si ritorce contro per la progressione della carriera? 

«Guarda, in realtà no, prima non c’era giorno che qualcuno mi chiedesse di ripetere la frase “O famo strano” ora non me lo chiedono più. Ma sono orgogliosissima di Jessica e sono molto affezionata anche al pubblico che mi chiede di interpretarla. Mi fa piacere. È diventata quasi una frase di culto, diciamo. Non che mi sia stancata, ma sai perché? Fin dall’inizio ho avuto l’istinto, anche se avevo solo 23 anni, di scegliere ruoli molto diversi da Jessica. Quindi è vero che è stato un grande successo, ma il pubblico si è abituato a vedermi in molti altri ruoli, in generi cinematografici diversi come drammi, thriller, film d’azione e persino musical, come quello di Federico Zampaglione in cui interpretavo la sexy Eva Kent. Quindi ho avuto l’opportunità di interpretare una vasta gamma di personaggi, e non c’è mai stato un vero e proprio passaggio brusco da uno all’altro».

In effetti, hai fatto molto nel mondo dello spettacolo, non solo cinema, ma anche teatro, musica e altro ancora. Dove ti senti più a tuo agio, artisticamente parlando?

«Mi sento a mio agio in campagna, in vacanza al mare, sulle spiagge incontaminate dei Caraibi. Mi sento a mio agio in uno studio televisivo, in uno studio di registrazione di una canzone. Mi piace molto la musica, quindi sono a mio agio su un palco. Sto bene anche a casa mia, sono una mamma orgogliosa e mi trovo bene con le mie figlie e mia madre. Ma lavorativamente, mi sento a mio agio negli studi televisivi e sul set. Amo anche il dietro le quinte, la macchina da presa, ho anche avuto l’esperienza di dirigere. Quindi mi sento a mio agio nell’arte in generale, direi».

Parlando di regia, c’è ancora una sorta di discriminazione per le donne che si dedicano a questa professione? Hai incontrato delle difficoltà?

«Posso dirti che non mi sono mai sentita discriminata né come regista né come attrice. Ma spesso mi fanno questa domanda nel mondo del cinema, se percepisco che le donne vengono discriminate. Assolutamente no, ma il maschilismo è ancora molto presente nella società, negli sguardi, nel linguaggio. Viviamo in una società che si trascina secoli di maschilismo, quindi stiamo lentamente cambiando, evolvendo e lavorando per una maggiore parità di genere».

Eppure le differenze ci sono e non solo nel mondo del cinema…

«Il gender gap, come lo chiamiamo, riguarda tutti noi perché veniamo da secoli di disuguaglianza di genere. Le donne hanno sempre avuto delle capacità e delle competenze che hanno dovuto sviluppare per emergere, ma anche meno opportunità a causa di fattori culturali. Quindi, sì, ci sono ancora sfide e disparità di genere nell’industria cinematografica e nella regia. Le donne spesso devono affrontare stereotipi di genere e pregiudizi nel settore. Ad esempio, potrebbero essere considerate meno idonee per dirigere film d’azione o progetti di grande budget. Inoltre, le opportunità di lavoro e finanziamento sono indubbiamente limitate per le registe donne rispetto ai loro colleghi maschi».

Ad hollywood invece qualcosa sta cambiando…

«Si, negli ultimi anni, c’è stata una maggiore consapevolezza di questi problemi e una crescente lotta per la parità di genere. Le donne registe stanno ottenendo riconoscimenti e successi significativi, e stanno emergendo nuove voci femminili nel campo della regia».

Nel tuo caso invece com’è andata?

«Personalmente, non ho sperimentato discriminazioni come regista o attrice, ma sono consapevole del fatto che molte donne si scontrano con queste sfide. È importante continuare a promuovere una maggiore diversità e inclusione nell’industria cinematografica, offrendo pari opportunità a tutti i talenti, indipendentemente dal genere. Spero che in futuro ci siano sempre più donne registe che abbiano l’opportunità di esprimere la loro visione e di raccontare storie potenti attraverso il cinema».

Oltre a essere un’attrice talentuosa, hai spesso anche incarnato il personaggio di femme fatale, ampliando così la tua gamma di ruoli. È interessante notare come ti sia sempre abituata ad affrontare sfide e ad essere ambiziosa sin da giovane. Se potessi tornare indietro e parlare con la ragazzina che esordiva nel mondo dello spettacolo quale consiglio daresti?

«Mi farebbe sorridere e sentire molta tenerezza parlare con quella Claudia. Le giovani di oggi, anche a tredici anni, sembrano vivere una maturità che io non avevo all’epoca. Tuttavia, rispetto quella ragazza che ero nel 1985-86, poiché già allora avevo ambizioni e determinazione. Ero convinta che avrei fatto qualcosa di importante in questo mondo, desiderando diventare un’attrice, ma anche ballerina e cantante, dato che queste sono sempre state le mie grandi passioni».

Prendiamo la macchina del tempo ed incontriamo la te stessa di qualche anno fa…

«Guardando indietro, posso dire che Claudia Gerini ha realizzato moltissime cose: ha recitato in 86 film, ha cantato, ballato e ha anche lavorato a teatro. C’è sicuramente molto da raccontare sul suo percorso».

Qual è stata la principale difficoltà che hai affrontato nello scrivere questo libro, considerando che parlare di sé non è mai facile.

«All’inizio non avevo intenzione di scrivere un libro su di me, poiché pensavo che non fosse necessario, dato che tutti scrivono libri su di loro. Tuttavia, è nata in me una voglia di raccontare, partendo dai viaggi che amo fare come sagittario e appassionata viaggiatrice, e da lì ho iniziato a ricostruire la storia. Ho scritto a mano con penna e pennarelli, velocemente, e poi ho trascritto al computer. Ho aggiunto, tolto, cancellato, avendo paura di offendere qualcuno, ma alla fine ho realizzato che nessuno si è offeso. Scrivere di me stessa mi ha permesso di liberarmi e mettere in ordine i pensieri, come se stessi organizzando i cassetti della mia mente».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Claudia Gerini, quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Il Domani per me è come un raggio di sole nei nostri cieli grigi di primavera. Ho imparato a vivere giorno per giorno, a godermi il presente, pur avendo alcune irremovibili paure riguardo al futuro e alla protezione del pianeta. Tuttavia, noto che l’umanità sta diventando sempre più consapevole, ho fiducia  nei giovani che si battono per i temi importanti e spero in un futuro migliore».

Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.