Elodie ai Nastri d’Argento: la dea amaranto che ha conquistato Roma ma qualcuno non l’ha presa bene

Una statua liberty scolpita da Prada, un’interpretazione intensa firmata Martone e un premio che consacra la sua metamorfosi artistica. Ma non senza polemiche: Matilda De Angelis condivide il Nastro con Elodie, e non la prende bene.


17 giugno 2025Elodie non entra in scena. Appare. Si materializza sul tappeto rosso dei Nastri d’Argento come un’apparizione—amaranto, sinuosa, impossibile da ignorare. L’abito firmato Prada è più che un vestito: è un messaggio. Un omaggio al passato che guarda dritto negli occhi il futuro. Le maniche nuvola a ruches, l’orlo scolpito in fil di ferro, le pences rovesciate che si aprono come boccioli: ogni dettaglio è pensato per raccontare una donna che ha smesso di essere solo popstar per diventare icona a tutto tondo.

La platea la guarda. Lei ringrazia. E mentre riceve il Nastro d’Argento come Miglior Attrice Non Protagonista per Fuori di Mario Martone, presentato in concorso a Cannes, è evidente a tutti: Elodie non sta più cercando di entrare in un ruolo. Se l’è già cucito addosso.

«Mi sento a casa, davanti alla macchina da presa», aveva sussurrato a Cannes con quella voce roca che conosciamo bene, ma che stavolta vibra su una frequenza diversa—quella della verità. In Fuori, accanto a Valeria Golino e Matilda De Angelis, ha portato sullo schermo un personaggio doloroso e fragile, senza mai cercare l’effetto, ma puntando dritta al cuore. Come solo le grandi sanno fare.

E il look ai Nastri è esattamente questo: un’eco visiva della sua interpretazione. Un abito che scolpisce il corpo senza stringerlo, che accompagna il movimento senza ingabbiarlo. La tonalità amaranto, densa e profonda, accarezza la sua pelle dorata come se fossero nate insieme. Nessun gioiello ostentato. Solo lei, e il suo passo che non sbaglia un colpo.

Dietro le quinte, si mormora che abbia collaborato personalmente con il team Prada per la scelta del look. Non sorprende: Elodie ha sempre avuto un istinto quasi animale per l’immagine, per la performance, per la presenza scenica. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. Una maturità nuova. Un’eleganza senza ammiccamenti. Quella di chi ha capito che l’eccesso non serve più quando basta esserci, profondamente.

Ma se il pubblico applaude, non tutto è rose e… amaranto. A poche ore dalla cerimonia, Matilda De Angelis—co-vincitrice del premio insieme a Elodie—non nasconde il proprio disappunto.

«È molto strano vincere un premio insieme a un’altra persona. Lo trovo molto irrispettoso, nel senso che ognuno di noi è un individuo singolo», ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano. E ancora: «Quando togli la singolarità, togli la personalità, l’impegno, l’unicità, la particolarità. Per me è insensato dare un premio condiviso con un’altra persona».

Parole che sorprendono ma non lasciano indifferenti. In un’epoca in cui si celebra la coralità, l’intreccio di talenti, De Angelis rivendica il diritto a un riconoscimento pieno, individuale. Un’uscita che ha fatto discutere, soprattutto perché rivolta proprio a Elodie, che in questa interpretazione ha saputo spogliarsi di ogni sovrastruttura pop per immergersi nella cruda vulnerabilità del personaggio.

La vittoria condivisa, pensata come segno di equità, si è trasformata in un duello sotterraneo tra due generazioni di attrici: da un lato Matilda, attrice affermata e perfezionista, dall’altro Elodie, outsider diventata rivelazione cinematografica, capace di attraversare le definizioni e conquistare con la verità emotiva più che con la tecnica.

E forse proprio qui sta la complessità del momento: due attrici, due percorsi, una sola statuetta. Ma solo una—Elodie—ha saputo trasformare una notte di cinema in una performance totale, dove il corpo e l’anima, il talento e il vestito, la parola e il silenzio hanno parlato la stessa lingua. Quella, inconfondibile, dell’arte che resta.

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Stefano Germano, laureato presso l'IULM, è un appassionato di TV e cultura moderna e new media è sempre alla ricerca delle storie più intriganti e delle tendenze culturali del momento.