Vivienne Westwood incanta Riad: la maison apre la Riyadh Fashion Week 2025 celebrando l’artigianato saudita

C’era un silenzio sospeso, ieri sera, nel cuore del Palm Grove di Riad, quando le luci si sono abbassate e la passerella ha iniziato a brillare di riflessi dorati. La Riyadh Fashion Week 2025 ha scelto di aprire la sua nuova edizione con un debutto storico: la prima sfilata di Vivienne Westwood in Medio Oriente. Un omaggio alla cultura locale, alla sua tradizione artigianale e al dialogo tra mondi che, solo apparentemente lontani, in realtà si cercano da sempre.

La maison britannica, erede del genio ribelle di Dame Vivienne, ha presentato una capsule collection esclusiva, nata dalla collaborazione con Art of Heritage, istituzione culturale che tutela e tramanda i saperi artigianali dell’Arabia Saudita. Non semplici abiti, ma opere di tessuto ricamate a mano da artigiane locali, capaci di trasformare la tradizione in futuro.

La couture incontra l’arte del ricamo saudita

Ogni creazione della capsule era attraversata da ricami tridimensionali ispirati alle tecniche Hashu, Nadqdah (Talli), Dabkah e Zari: fili che diventano sculture, texture che riflettono la luce e raccontano una storia millenaria. Il tutto si è fuso con i codici estetici Westwood: corsetti strutturati, mantelli romantici, drappeggi classici e linee scolpite che ridefiniscono la silhouette contemporanea.

La collezione ha dialogato con i look Primavera/Estate 2026 della maison e con alcune delle sue icone d’archivio, in un equilibrio tra sperimentazione sartoriale e omaggio alla memoria. Tartan, quadri, maniche a sbuffo e proporzioni volutamente esagerate hanno portato in passerella un’estetica teatrale, ma mai eccessiva. La palette? Una sinfonia di azzurri, turchesi e crema, con il nero come eco della tradizione Westwood.

Un atto politico e culturale

Dietro ogni punto, una dichiarazione: la moda come empowerment femminile, come custodia della memoria e come ponte tra culture. Vivienne Westwood, da sempre pioniera nel connettere la couture con l’attivismo sociale e ambientale, porta avanti anche qui la sua eredità: valorizzare il lavoro delle mani, riconoscere la forza della comunità, trasformare un abito in manifesto.

La scelta della maison di coinvolgere le ricamatrici saudite non è solo estetica ma profondamente politica: è il riconoscimento di un’arte che rischierebbe di restare invisibile e che invece, illuminata dai riflettori della passerella, conquista il palcoscenico globale.

Gli ospiti e l’atmosfera

Tra il pubblico, volti noti della scena internazionale come Faye Peraya, Win Metawin e Yara Alnamlah, testimoni di un evento che ha superato i confini della moda per trasformarsi in rito culturale. La passerella è stata, al tempo stesso, celebrazione e promessa: un futuro in cui la moda non cancella le radici ma le amplifica, raccontandole al mondo con linguaggi sempre nuovi.

La Riyadh Fashion Week conferma così la sua ambizione di diventare uno dei nuovi poli globali del lusso, un luogo dove le grandi maison incontrano la cultura locale e creano collaborazioni inedite. E se ieri sera la magia ha avuto un volto, quel volto è stato Vivienne Westwood: ribelle, visionaria, capace ancora una volta di trasformare un abito in rivoluzione.

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