Attore, conduttore tv e radio, la carriera di Beppe Convertini è un viaggio ricco di emozioni e percorsi paralleli tra mezzi diversi di comunicazione diversi con l’obiettivo di inseguire un sogno nutrito con dedizione e determinazione da quando sin da piccolo partendo dalla piccola e fiera realtà della provincia pugliese di Martina Franca arriva a realtà nazionali importanti senza mai rinnegare le sue radici. Quella del viaggio è una passione che Convertini ha saputo trasmettere anche al pubblico. Oggi le valige sono sempre pronte per una nuova scoperta in giro per l’Italia con il programma Linea Verde storico format di successo dove, tutte le domeniche alle ore 12.20 su Rai 1, in compagnia di Peppone Calabrese,  si racconta l’agricoltura italiana e le sue eccellenze, i territori e il mondo enogastronomico ed agroalimentare registrando ottimi risultati in termini di ascolti e gradimento del pubblico. Forte di questa esperienza, i diari dell’attore sono diventati un libro edito da Rai Libri intitolato “Paesi miei”,  una guida ricca di approfondimenti che pone l’attenzione su mete che  appaiono meno di frequente nelle guide turistiche, attraversando la penisola da nord a sud e raccontandoci tutti i retroscena dei meravigliosi incontri che la conduzione del programma gli ha permesso di fare. Dai viticoltori delle Langhe ai centenari della Barbagia, questo libro è un viaggio che tocca tutte le regioni di Italia e ci offre di ognuna uno scorcio inedito sulle sue tradizioni e sull’impegno dei suoi abitanti a riscoprirle e preservarle. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare Beppe Convertini nel nostro Salotto digitale per parlare con lui  dei suoi percorsi umani e professionali, e dell’importanza di riscoprire le radici e le tradizioni autentiche e profonde del nostro paese.

 

Da alcuni anni sei un volto Rai affermato e con il format storico “Linea verde” conduci lo spettatore alla scoperta delle bellezze del nostro territorio…Come si vive da itinerante?

«Non ho dei riferimenti fissi e vivo con la valigia pronta perché lavorando per Linea Verde sono sempre in giro per tutta l’Italia, mi ritengo molto fortunato. La nostra penisola è straordinaria chiunque al mondo almeno una volta nella vita vorrebbe visitare il Bel Paese. Siamo famosi all’estero per la nostra cultura, i nostri sapori…Raccontare tutto questo è stimolante e pieno di sorprese».

Recentemente hai pubblicato un libro edito da Rai Libri intitolato “Paesi miei”, un diario di racconti e luoghi anche poco famosi…Com’ è avvenuta la scelta di questi paesi?

«Quelli che racconto in Paesi miei sono luoghi anche abbastanza nascosti da quelle che sono le rotte turistiche di massa. La scelta  è legata soprattutto ai miei viaggi di linea verde,  ho un diario da ormai 30 anni dove di solito appunto tutto quello che mi accade durante le mie giornate in giro per l’Italia e quindi ho riletto questo diario di bordo e ho raccolto le mie emozioni vissuti in questi paesi davvero speciali. Ho appuntato non solo i luoghi di interessi storici e naturalistici ma anche le usanze e le tradizioni che ho ammirato e soprattutto parlo degli incontri con gli abitanti del luogo che ti restituiscono una fotografia nitida delle diverse realtà».

Qual è lo stato di salute della Provincia italiana?

«La Provincia è autentica, generosa e laboriosa. Ci mette il cuore in tutto quello che fa…».

Anche tu provieni da una realtà provinciale del sud e hai spesso rivendicato le tue radici

«Si, io sono fieramente un uomo di provincia, arrivo da Martina Franca in provincia di Taranto, dalla mia amata Puglia troppo spesso dimenticata o raccontata solamente per i suoi luoghi più famosi».

Non sempre è facile intercettare le bellezze dei luoghi più nascosti…

«Nel nostro paese abbiamo le città d’arte dei grandi flussi turistici come Firenze, Venezia, Roma  e Napoli e poi ci sono i piccoli paesi, quasi disabitati, come ad esempio Civita di Bagnoregio che conta solo quattro abitanti ma se la visiti è come vivere in una fiaba. Poi porto nel cuore Scilla che è un gioiello calabrese, la ricordiamo per la mitologia Scilla e Cariddi ma è una Positano più romantica e poi ancora San Vito la frazione di Polignano a Mare dove c’è una Abbazia e il porticciolo dei Pescatori bella da perdere il fiato».

Al nord invece quali sono i borghi da riscoprire?

«Sicuramente San Fruttuoso di Camogli in liguira anche raggiungibile dal mare con poche casette, è un convento arroccato su Mar Ligure davvero incredibilmente bello. sembra di entrare in un posto incantato».

Viaggiare significa capire che tutti hanno torto riguardo all’opinione che si ha degli altri, viaggiando si possono scardinare i luoghi comuni. Quali sono quelli totalmente falsi?

«Sono un’infinità e spesso legati dalla differenza di latitudine. Posso dirti che mi sono reso conto come in ogni angolo da sud al nord è possibile trovare una grande accoglienza ed ospitalità. In italia c’è sempre un posto a tavola pronto  che tu sia al sud o che tu sia al nord così come c’è gente laboriosa dalla Valle d’Aosta alla Sicilia ma è nella provincia che ritrovo i valori come l’attaccamento alla terra e i il senso della famiglia».

Parlando del “viaggio” della tua vita, quali sono le città che ti hanno segnato?

«Ovviamente io sono legato a Martina Franca, una bellissima città barocca, labirinto bianco con i Tarsi di barocco qua e là. Un salotto a cielo aperto, una città di 60.000 abitanti, molto vivace e attiva propensa anche all’accoglienza e soprattutto alla visione internazionale. Il prossimo anno il Festival della Valle d’Itria compie 50 anni… si tratta di un festival di musica lirica fondato da Paolo Grassi del Piccolo Teatro di Milano nonché direttore della Scala.  Sin da bambino mi sono affacciato al mondo dello spettacolo restando affascinando dalla sua organizzazione. A diciotto anni ho deciso di partire  per andare a studiare all’Università di Torino dove ho studiato economia e commercio.. Poi mi sono trasferito a Milano dove ho lavorato come modello, attore e conduttore e ho iniziato anche la mia grande avventura con la soap opera “Vivere” oggi invece vivo a Roma dove mi sento davvero a casa».

Se dovessi scegliere un unico luogo dell’anima

«Sceglierei Martina Franca perché ci sono nato ed è li che vive la mia mamma, le mie sorelle e i miei cinque nipoti. In quello scrigno bianco ci sono gli odori di casa, i sapori e i ricordi più belli vissuti da ragazzo con mio padre che non c’è più e i nonni che vivevano nei trulli. Ci sono tornato recentemente, ci torno spesso è la mia ricarica naturale e non posso starci troppo lontano».

A livello professionale il viaggio invece avviene tra  televisione, cinema…Oggi che sei impegnato con “Linea verde” hai qualche rimpianto professionale?

«No, sono molto affezionato al format e mi ci ritrovo. Coniugare l’impegno a teatro al cinema ed in  tv  è complicato ma non impossibile. Nel prossimo anno ritornerò anche al cinema con un film che ho recentemente finito di girare…non mi precludo niente. Mi piace sorprendermi e metterci passione».

La tv, soprattutto quella culturale, è molto cambiata negli ultimi anni e raggiungere gli ascolti del passato è sempre più complesso. Come vivi questo cambiamento?

«La vivo bene. con Linea verde abbiamo raggiunto il 30% e ringrazio tutte le telespettatrici ed i telespettatori perché è davvero un risultato straordinario. Mi sento come un amico di sempre, facciamo compagnia durante il pranzo domenicale. Sono anche orgoglioso della azienda RAI perché è servizio pubblico, cultura e conoscenza che dà l’opportunità di informare, di conoscere e di educare e credo che questo sia un ruolo fondamentale che continuerà ad avere anche in futuro».

Quali sono i tuoi format preferiti?

«Tutti i programmi di approfondimento culturale, lo stesso tg e “Porta a porta” ma anche alcuni contenitori d’intrattenimento  e le fiction che negli anni hanno saputo reinventarsi ed alzare l’asticella. La RAI rappresenta il sentirsi a casa, ti coccola, è come il buongiorno e la buonanotte».

Non pensi che oltre la tradizione in tv sia arrivato il momento di sperimentare?

«Penso che la sperimentazione sia fondamentale e non solo per la Rai ma bisogna portare avanti la tradizione e l’innovazione allo stesso tempo…trovare il giusto equilibrio. Un po’ quello che accade nel mondo delle mie amate province dove l’artigianato, l’ agricoltura e l’allevamento coniugano tradizione e nuove tecnologie digitali. I ragazzi di  oggi sono all’altezza per prendere in mano le redini del nostro paese e di cambiare le regole soprattutto legate alla tutela ambientale».

Oltre lo spettacolo spesso hai viaggiato anche per fini umanitari in Sira e in Birmania per Terre Des Hommes…Cosa ricordi di questa esperienza?

«Posso dirti che queste esperienze mi hanno fatto maturare…spesso siamo troppo concentrati su noi stessi e non ci curiamo di quello che avviene solo a pochi passi da noi. Non bisogna spegnere i riflettori su queste realtà così fragili. In passato ho scritto un libro “Bambini di nessuno” che racconta proprio le mie missioni umanitarie in due campi profughi siriani e in Myanmar. Ho imparato che in un contesto di guerra civile a pagarne le conseguenze sono sempre i più fragili, i bambini che perdono tutto, amici parenti e la possibilità di un futuro».

Quando si parla di guerra sembra di rivedere sempre lo stesso film che si ripete all’infinito

«Certo e ho capito proprio questo: la guerra è sempre uguale da ogni punto di vista la si guarda. Adesso tra Ucraina e Russia purtroppo ci sono migliaia di vittime, milioni di profughi e città completamente distrutte. Parlarne serve a non far perdere la speranza di una pace, così bisogna tenere gli occhi puntati anche su tutte le altre guerre. Nel mondo ce ne sono tantissime noi siamo concentrati  solo sull’Ucraina in questo momento perché è l’ultima in ordine cronologico. Sarebbe interessante raccontare le storie di questa gente, sensibilizzare l’opinione pubblica e cercare di aiutare in maniera attiva. Nel mio piccolo ho cercato di farlo con mostre video fotografiche in giro per l’Italia e i documentari».

Ultimamente si parla molto anche della gestione dell’accoglienza…

«Si, ciò che mi intimorisce e che il dolore sembra non fare più notizia. Si lotta ancora per i campi profughi pieni e non vedo all’orizzonte in Europa una decisione chiara. Sono tematiche urgenti per cui bisognerebbe battersi senza tregua».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Beppe Convertini, quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Vi stupirò, vedo un Domani splendente. Ho cinque nipoti e per ognuno di loro auguro di vivere in un mondo migliore dove potrà esserci finalmente maggiore attenzione per il pianeta. Dobbiamo essere grati di vivere su questa terra, vedere il bicchiere mezzo pieno e sorridere. la vita è sempre un grande dono, per tutti».

Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.