Immaginatevi di essere sulla soglia dei 35 anni,di perdere il lavoro per il quale avevate faticato un’intera vita per esser sostituite da una sciaquetta che ha partecipato al grande fratello,immaginate di esser lasciate dal vostro più grande amore con cui a partire dagli anni del liceo,per 18 anni,non vi siete mai allontanati.Immaginate di essere al buio, e di cercare l’interruttore per accendere di nuovo la luce ma di non trovarlo mai. Un incubo!
Credo che se avessi letto questo libro molto tempo fa,quando magari d’adolescente,soffrivo per le mie piccole delusioni oppure nei periodi più brutti,più oscuri,avrei trovato la mia isola di Speranza molto molto prima.
Per dieci minuti di Chiara Gamberale(2013) più che un diario autobiografico, lo considero come una piccola medicina per chi ha smesso di vedere il mondo e la vita con tutte le loro sfumature e si è ormai accontentato di vedere solo il bianco e nero delle cose, in un tran tran di abitudini e piattume.
Chiara,in quasi 200 pagine,ci mostra la sua ricetta per la riscoperta della vita,per ritornare ad avere una visione GoPro di tutto quel che ci circonda.
Il centro del libro si basa su un gioco che, come dice l’autrice,essendo un gioco è per persone serie.
Per un mese,per minimo dieci minuti,bisogna fare qualcosa che non si è mai fatto.Non di certo scalare l’Everest o immergersi con gli squali ma, davvero, fare le cose anche più banali come il cucinare dei pancakes, chiamare un’amica, piantare un albero o camminare all’indietro in mezzo alla strada.
L’autrice,con un gioco che si potrebbe considerare insulso,scommette su se stessa e vince.
Guarda in faccia al dolore adesso consapevole di poter,accettando il cambiamento come la carta del folle gli aveva suggerito,vivere senza dipendere dagli altri e di poter sopravvivere nonostante il dolore.
E voi? Considerate ancora il gioco solo una cosa da bambini?
Ester Genovese