Ha attraversato da poco il traguardo di sessantanove primavere eppure Massimo Ranieri è uno degli artisti italiani tra i più eclettici del panorama musicale italiano ed uno dei maggiori protagonisti cultura nazional popolare, che ha saputo negli anni sperimentare nuovi orizzonti coniugando la tradizione partenopea, suo naturale humus artistico, alla musica, il teatro, il cinema e allo spettacolo, quello eccellente, che non soccombe al mecenatismo delle mode e che resiste al tempo. L’ex scugnizzo napoletano è riuscito a costruire una carriera solida registrando, anche durante le repliche teatrali e televisive, come quella del suo ultimo show televisivo basato sull’omonimo progetto teatrale “Sogno e son Desto“, dove si racconta in un varietà senza tempo, che non è solo un susseguirsi ininterrotto di musica, ma uno storytelling di tutta quella Napoli che l’Italia conosce poco e che la stessa Napoli sembra avere dimenticato. Ma non è tutto, recentemente il repertorio di Massimo Ranieri costellato di successi iconici come “Perdere l’amore“, “Rose Rosse” ed “Erba di casa mia“, solo per citarne alcuni, si è arricchito di un prezioso inedito, in questi giorni in rotazione radiofonica, struggente e denso di poetica, intitolato “Mia ragione” scritto con il paroliere di Francesco Gabbani Fabio Ilaqua e frutto di anni di lavoro a distanza con il grande produttore Gino Vanelli, che ha curato gli arrangiamenti. Il brano fa da apripista per il prossimo progetto discografico in studio posticipato a causa dell’emergenza sanitaria covid-19. Noi di Domanipress abbiamo avuto l’onore di ospitare nel nostro salotto virtuale Massimo Ranieri per parlare con lui di musica, arte e passione tra speranze e prospettive future.


Intervista ripubblicata dagli archivi del Salotto di Domanipress

Questi sono tempi particolarmente difficili per il mondo dello spettacolo; a livello personale come vivi questi giorni di quarantena lontano dal palco?

«In questo periodo, come tutti, ho cambiato radicalmente tutte le mie abitudini. Trascorro le giornate esclusivamente in casa e devo dire che, contrariamente a quanto pensavo in un primo momento, ci sto anche bene. Questa pausa forzata mi ha fatto riscoprire il piacere di ritrovare il tempo a disposizione per leggere , vedere film, cosa che adoro, parlare al telefono con gli amici… ed infine progettare per il futuro che speriamo possa in qualche modo vederci di nuovo su un palco. Il corona virus è un nemico invisibile che ci costringe a fermarci, cerchiamo di far fruttare questo tempo ritrovato per guardare dentro noi stessi…Certo mentirei se non ti dicessi che mi manca il pubblico e l’adrenalina che mi regala il palco, ma sono ottimista credo che presto ci lasceremo alle spalle questo brutto periodo».

A proposito di nuovi progetti recentemente dopo molti anni sei tornato in radio con un nuovo singolo inedito che vede anche una prestigiosa collaborazione con Gino Vannelli; qual è stata la ragione che ti ha convinto a tornare?

«Che dirti…sono fatto così, mi piacciono le nuove sfide; la collaborazione con Gino Vannelli è nata da un mio incontro casuale una sera a Roma con il suo manager italiano ed io che l’ho sempre ammirato, sia come persona che come artista, ho buttato lì la mia idea per una collaborazione, diventata poi una bellissima realtà. Tra di noi si è instaurato subito un ottimo rapporto di stima professionale ed umana che ha dato la giusta dimensione musicale ad un pezzo già, per me, bellissimo nel provino, che mi aveva mandato Fabio Ilaqua uno degli autori della nuova generazione. Apprezzo particolarmente il modo di scrivere di Fabio perché è una penna capace di arrivare dritta al cuore. Quando ho ascoltato l’audio su whatsapp mi sono commosso e ci ho creduto dal primo momento. Oltre al singolo “Mia ragione” ho lavorato anche ad un nuovo album…l’ultima mia uscita discografica risale al 2016 quando pubblicai “Parte Seconda”, dopo quattro anni avevo voglia di rimettermi in gioco».

Ovviamente a causa del Covid-19 hai posticipato l’uscita ma cosa puoi anticiparci del tuo nuovo progetto discografico?

«Posso anticiparti in anteprima che Gino Vannelli sarà sicuramente l’ autore di tutti gli arrangiamenti dell’album. La tracklist comprenderà canzoni che ho amato particolarmente ma che negli anni ho inserito poco nella mia scaletta penso a brani come: “Quando l’amore diventa poesia“, “Ti ruberei“, “Sogno d’amore“, “Via del Conservatorio” e accanto a questi ci saranno anche tre inediti a cui tengo: “Mia ragione“, lanciato a Sanremo, “Dalla mia casa di millepiani” e un duetto con Vannelli intitolato “We are brothers“; è un pezzo intenso e corale tradotto da Pasquale Panella. Per la pubblicazione la pandemia ha cambiato i piani, prossimamente potrò svelare di più…».

Il mercato discografico oggi è radicalmente cambiato rispetto ai tuoi esordi…Quale tipo di rapporto ha con le piattaforme streaming?

«Comincio ad avere anch’io un buon rapporto con la tecnologia, complice anche il momento che stiamo vivendo, ormai abbiamo capito che non si può davvero più far a meno della rete nel nostro quotidiano. In questo periodo di crisi generale ben vengano questi nuovi sistemi distributivi della musica! Dobbiamo abituarci a fruire l’arte anche da questo punto di vista. Per quanto riguarda la musica sono convinto che se un brano è bello diciamo che ha le gambe lunghe per arrivare al pubblico e prima o poi arriva».

La tua è una carriera solida, ricca di successi e di sacrifici, come sei riuscito a conquistare più di quattro generazioni e come vivi il rapporto con il tempo che passa?

«Direi che lo vivo inesorabilmente bene! Cerco di mantenere una forma fisica sana curando l’alimentazione e facendo movimento per affrontare al meglio il tempo che passa e devo confessarti che non mi fa paura e lo affronto accettandolo con il sorriso. Ai miei concerti e a teatro si alternano e si mescolano tra loro generazioni differenti: dai miei fans della prima ora fino ai più giovani che mi seguono perché hanno scoperto le mie canzoni ascoltandole dai loro genitori o in tv. Questo cambio generazionale mi emoziona e lusinga, spesso vedo anche i giovani nipoti dei miei primi fans che mi seguono e cantano le mie hit in prima fila…si, è bellissimo! La forza della musica è anche questa, non conosce barriere di tempo e di spazio».

L’affetto del tuo pubblico è sempre molto presente, recentemente su Rai1 sono state riproposte le repliche dello spettacolo “Sogno e son desto” ed hanno registrato un ampio gradimento in termine di share. Il filosofo Arthur Schopenhauer diceva che i sogni sono una breve pazzia…sei d’accordo?

«Mah si sono d’accordo con Arthur Schopenahauer! I sogni sono un momento di breve follia e va bene viverli, però bisogna sempre stare attenti ed avere gli occhi ben aperti come suggerisce il titolo dello spettacolo».

Nello spettacolo c’è anche un incursione nel universo della musica popolare napoletana…a Napoli ci torni spesso? come vivi il tuo rapporto con Partenope?

«Napoli è tutto, mi ha insegnato a rinascere, quando ero molto giovane vivevo al Pannoletto di Santa Lucia 41 in una “strada anfosa” al quinto piano di un palazzo nel cuore di un borgo che era la casa dei pescatori e dei contrabbandieri di sigarette americane e a quel tempo non conoscevo ancora tutte le canzoni della tradizione…».

Quando avvenne il tuo primo contatto con la musica napoletana?

«Iniziai a cantare le canzoni napoletane grazie a ad Anna Magnani, nel mio repertorio conoscevo le più famose come “Torna a Surriento” e “O sole mio“, lei invece canticchiando “Regina Reginella” durante le riprese del film “La sciantosa” mi ha fatto incuriosire e mi ha aperto un nuovo orizzonte…Era stupita che un napoletano doc come me non la conoscesse…Spesso andavo al Politeama al Festival di Napoli per ascoltare le canzoni dei grandi divi e per imparare dalla loro esperienza».

Al cinema sei tornato recentemente in un cammeo per Aldo, Giovanni e Giacomo…

«Loro mi piacciono molto, li seguivo dai tempi di “Mai Dire Gol” ci siamo divertiti a girare quella scena in presa diretta durante un mio concerto; hanno fatto irruzione durante una tappa del tour in Puglia per registrare una delle scene del film “Odio l’estate”…Il pubblico credeva che tutto stesse accadendo veramente, abbiamo duettato sulle note di “Erba di casa mia”».

Quest’anno sei stato protagonista al Festival di Sanremo come super ospite…recentemente hai anche espresso il desiderio di volerlo condurre. Quali potrebbero essere i cambiamenti che avrebbero la priorità? Com’è stato ritrovarsi su quel palco ?

«Quel palco è davvero magico trasmette delle emozioni uniche, come nessun altro, e devo ammettere che prima di salirci sopra ho sempre una paura tremenda. Quest’anno poi è stata un’emozione doppia sia perché presentavo la mia nuova canzone “ Mia Ragione” in cui credo tantissimo e quale palco migliore di quello sanremese?! e poi ricantare “Perdere L’ Amore” con quell’adorabile ragazzo che è Tiziano Ferro è stato davvero molto divertente ed emozionante. Tiziano ha confessato di aver iniziato a pensare di intraprendere una carriera nella musica dopo aver ascoltato “Perdere l’amore“, mi ha fatto molto piacere questa sua dichiarazione».

Dal cinema al teatro passando per la tv e la musica…la poliedricità è da sempre la tua cifra; In quale ambito artistico ti senti maggiormente a tuo agio?

«Non c’è un ambito che prediligo…come ho detto in altre occasioni il Ranieri attore serve al Ranieri cantante così come fare il conduttore o il regista teatrale. Diciamo che l’ uno alimenta l’altro e questa contaminazione continua fa sicuramente bene alla creatività artistica».

Per essere Massimo Ranieri hai dovuto affrontare molti sacrifici…

«Nello spettacolo così come nella vita per perseguire un obiettivo è importante avere tanta autodisciplina, perché è facile perdersi, e poi è essenziale avere il riferimento dei buoni maestri che riescono ad ispirarti».

Al teatro sei approdato grazie all’intuito di Peppino Patroni Griffi…

«Lui non aveva dubbi, quando mi incontrò mi disse senza esitare che sarei stato perfetto per interpretare alcuni ruoli teatrali, ma il mio esordio non fu facile… Proveniendo dalla canzone non era semplice riuscire a conquistare una credibilità artistica…mi ci dovetti impegnare molto. Poi arrivò l’Eliseo, la Compagnia dei giovani ed il grande Giorgio Strehler, quando parlai la prima volta con lui ebbi quasi soggezione…Io non finsi di essere a mio agio e lui fortunatamente premiò la mia sincerità».

L’arte del ballo invece lo devi a “Canzonissima“…

«Una ballerina del varietà “Canzonissima” nel ’78 per la prima volta mi propose di alternare le parti in cui cantavo con dei movimenti a ritmo così iniziai a seguire le sue lezioni. Era importante per un uomo di spettacolo saper essere preparato in tutto…Ricordo che una sera a teatro in uno spettacolo di Strehel Rudolf Nureyev venne a trovarmi in camerino per complimentarsi con me per come sapevo ballare il tip tap, ti confesso che ero davvero incredulo perchè lui è un vero mito, fu il primo ad abbattere il confine tra balletto classico e danza moderna»

Tra le innumerevoli hit come “Perdere l’amore“, “Se bruciasse la città” e “Rose rosse” solo per citarne alcune ci sono alcuni “B-side” che spesso il grande pubblico ancora non conosce…C’è un brano in particolare che non ha ottenuto il successo che meritava?

«Sono grato a tutti i successi che hai citato e che ripropongo spesso durante i miei spettacoli live, ci sono anche altri pezzi a cui tengo, ma non sempre accade che, per ragioni diverse, si riesca a farli conoscere. Il mio prossimo disco segue proprio l’intento di far conoscere al pubblico alcuni brani meno noti ma tengo a farlo in una versione musicale contemporanea perché sono pezzi attuali che meritano un nuovo vestito».

Si può dire che certe volte che Il B-side del disco ti ha anche portato fortuna…

«Si, uno dei casi più ecclatanti fu “Rose Rosse” che era contenuto nel album “Il mio amore resta sempre Teresa”, oggi è diventato uno dei preferiti del mio repertorio».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Massimo Ranieri, quali sono le tue speranze e le tue paure?

«La mia speranza nel Domani è, come credo quella di tutti noi che facciamo questo magnifico mestiere, quella di rivederci su un palco…con le dovute attenzioni ma speriamo presto».

Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.