Giampiero Galeazzi è uno dei volti del giornalismo sportivo targato Rai tra i più noti. Sempre con l’obiettivo di portare a casa il “pezzo” ad ogni costo per raccontare il grande sport italiano e internazionale: dai Mondiali di calcio ai più importanti incontri di tennis degli Internazionali di Roma e della Coppa Davis, Giampiero, legato ad eventi indelebili della storia sportiva italiana come l’oro olimpico del 1988, è diventato anche un personaggio televisivo apprezzato dal grande pubblico grazie alle indimenticabili “Domenica In” al fianco della spumeggiante Mara Venier. Oggi il giornalista sportivo impegnato tra trasferte e programmi televisivi ha pubblicato una biografia intitolata: L’inviato non nasce per caso che mostra, attraverso le luci dell’anima, le stagioni più intense della sua vita, un viaggio appassionante che porta un giovane cronista a diventare un inviato di razza sempre pronto ad esaltare i primati dello sport mondiale. Noi di Domanipress abbiamo parlato con lui della sua lunga carriera di giornalista tra ricordi ed aneddoti.

galeazzi

Nella tua biografia “L’inviato non nasce per caso” ripercorri le tappe della tua carriera giornalistica. Quando è nata la passione per la cronaca sportiva?

«La passione è nata quando ho iniziato a collaborare al giornale radio nella sede rai storica in via del Babbuino vicino a piazza del popolo, nel settantacinque poi, anno di grandi riforme, c’era bisogno di redattori sportivi al Tg1 e accettai. Non fu una scelta facile perché amavo la radio che per me aveva un grande fascino mi piaceva molto».

Tra le tante telecronache una tra tutti è rimasta nella storia della televisione italiana: quella dell’oro olimpico del 1988 del canottaggio italiano con i fratelli Abbagnale…cosa ricordi di quell’evento?

«Fu un’esperienza molto particolare…ricordo che il giorno prima fu annunciato lo sciopero generale della rai, io quella telecronaca non avrei dovuto mai farla…Alle prime luci dell’alba mi arrivò la notizia che lo sciopero era rientrato e io mi trovai alle cinque di mattina al centro di Seul e dovetti rientrare senza soldi e senza sonno al bacino di canottaggio per commentare la gara di Giuseppe e Carmine Abbagnale…».

Abbagnale

Come mai quel commento fu così sopra le righe? Dalla tua voce si percepiva un pathos particolare, diverso rispetto alle altre telecronache sportive…

«Era una gara che aspettavo da tanto… Se ci pensi sono stato anche io un canottiere anche se non ho mai vinto (Giampiero ha partecipato per la selezione delle olimpiadi del 1968 a Città nel Messico NdR). Era una grande sfida che mi emozionò molto».

Oltre al giornalismo sportivo hai avuto l’occasione di essere inviato rai durante lo storico incontro tra il presidente americano Ronald Reagan ed il segretario del partito comunista dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov. Come ci si sente ad essere un testimone di un momento politico così importante in periodo molto teso?

«Capitò tutto per caso io mi trovavo a Reykjavik per la cronaca sportiva dell’incontro per la Coppa dei Campioni tra Valur e Juventus e nel giro di poco scoppiò la notizia che sarebbe avvenuto questo incontro importante…così io mi organizzai feci i primi servizi d’approccio e andò fortunatamente bene. Per me che non avevo mai affrontato una realtà simile fu difficile, ma ricordo un gruppo eccezionale di giornalisti, nemmeno per le olimpiadi ne ho visti così tanti».

Reagan_and_Gorbachev_signing

La Rai e la tv in generale oggi è molto cambiata, rispetto ai tuoi esordi. Noti dei cambiamenti nel campo del giornalismo sportivo?

«Continuo a fare tv un mese fa ero a Domenica in. Non vedo molti cambiamenti, forse prima c’era più passione…adesso invece c’è molta conoscenza tecnica ma poco cuore…».

A Domenica in eri la spalla di Mara Venier e sei diventato un personaggio televisivo consacrato dalla critica e molto amato dal pubblico oltre che un giornalista sportivo. Quali sono i tuoi rapporti oggi con con Mara?

«Certo siamo rimasti molto amici. Lei “svolazza” tra rai e mediaset…in quel periodo facevo spettacolo tralasciando la strada del giornalismo sportivo, non fu una scelta accettata da tutti, mi fu anche offerto un compenso molto alto per passare a mediaset ma non accettai».

Con il senno di poi rifaresti quell’esperienza o ti dedicheresti solo al giornalismo sportivo?

«Rifarei tutto perché grazie all’esperienza di Domenica In con Mara Venier ho capito come funziona la televisione dei grandi numeri di audiences e cosa voleva dire rivolgersi a un pubblico numeroso…parlare alla gente

Come giornalista sportivo hai avuto la fortuna di collaborare con tanti giornalisti importanti. Quali sono stati i tuoi maestri?

Ho avuto la fortuna di avere tanti maestri in rai per il campo del giornalismo come Sandro Ciotti, Enrico Ameri e Guglielmo Moretti ma anche tanti campioni da intervistare dai fratelli Abagnale a Rossi…pensa ai mondiali di Madrid. Io sono entrato in punta di piedi con il giornale radio come collaboratore e poi pian piano ho dato il massimo».

Tu sei innamorato della Lazio è vero che abbandonasti la telecronaca della finale di tennis al foro italico per seguire la finale della tua squadra del cuore? Tifi ancora Lazio?

«É vero! Da romano tifo ancora Lazio!».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Giampiero Galeazzi quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Guardando indietro nel mio passato osservo la mia strada, ho fatto tanto nella mia vita professionale e anche bene…certo gli errori, ci sono stati ma non li cambierei mai.Il Domani lo voglio vivere con il sorriso, da osservatore a bordo campo».

Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.