“Scrivere per i ragazzi significa dialogare con i futuri adulti, quelli che ancora credono nei sogni. E poi, diciamocelo: loro sono migliori di noi, noi siamo già marci” Fabrizio Biggio si racconta così, con il sorriso sulle labbra e quella leggerezza capace di nascondere profondità inattese. Attore, sceneggiatore, comico, regista, conduttore e ora scrittore, Biggio è uno di quei talenti poliedrici che ha saputo reinventarsi negli anni. Lo ricordiamo nei panni irriverenti de I soliti idioti, programma cult che ha ridefinito i confini della comicità italiana, e al fianco di Rosario Fiorello nel programma del mattino Viva Rai2!. Oggi, però, il suo nome risuona anche nel mondo della letteratura grazie a L’incredibile storia dell’omino nel naso (Giunti Editore), il suo secondo libro per ragazzi, che coniuga umorismo e riflessione in una favola moderna.

Nato a Firenze il 27 giugno 1974, Biggio ha costruito la sua carriera tra successi televisivi e cinematografici. Dalla conduzione su MTV al cinema con I soliti idioti – Il film, il suo stile irriverente e ironico lo ha reso una figura amata e seguita dal pubblico. Tuttavia, dietro la sua comicità, c’è un lato riflessivo, che emerge proprio nella sua recente avventura letteraria.

Il libro racconta la storia di Saverio, un ragazzino di 11 anni che vede la sua vita stravolta da un evento surreale: un omino esce dal suo naso, lamentandosi che il cervello del giovane è ormai troppo pieno di pensieri e problemi. Questa convivenza inaspettata si trasforma in una missione: liberare spazio nella mente del ragazzo per ritrovare serenità e leggerezza. “È una metafora della crescita,” spiega Biggio. “L’omino rappresenta quella parte di noi che, crescendo, cerca di resistere alla perdita della spensieratezza.”

La trama, apparentemente semplice, tocca temi profondi come la transizione dall’infanzia all’adolescenza, il peso delle responsabilità e il valore dell’immaginazione. Saverio è il riflesso di molti preadolescenti di oggi, divisi tra la voglia di essere indipendenti e la paura di affrontare il mondo. Le illustrazioni del libro, realizzate dallo stesso Biggio, aggiungono un tocco personale e intimo al racconto.

Abbiamo incontrato Fabrizio Biggio nel Salotto Digitale di Domanipress per parlare con lui di come ritrovare il fanciullo interiore che alberga in ognuno di noi.


Partiamo dal tuo nuovo libro. È la tua prima opera come scrittore e sembra già aver conquistato tanti lettori, giovani e meno giovani. Com’è nata questa avventura letteraria?

«È vero, L’incredibile storia dell’omino nel naso ha trovato una sua dimensione, e ne sono davvero felice. Scrivere per i ragazzi è qualcosa che mi appassiona profondamente. C’è qualcosa di magico nel dialogare con loro: non sono ancora contaminati dal cinismo e dalla disillusione che, purtroppo, noi adulti spesso ci portiamo dietro».

Da dove sei partito per raccontare questa storia?

«L’idea per questo libro è nata in modo molto spontaneo. Era una mattina, in quel limbo tra sonno e veglia, quando ho immaginato quest’omino che usciva dal naso di un ragazzino. Era un’immagine assurda, quasi comica, ma al tempo stesso mi sembrava che volesse comunicarmi qualcosa. Ho iniziato a scrivere per scoprire cosa significasse. Alla fine, l’ho interpretata come una metafora della crescita: il momento in cui si perde la spensieratezza e si iniziano a fare i conti con la complessità della vita».

C’è un momento nella tua vita in cui hai sentito di aver perso quella spensieratezza?

«Sì, e devo dire che è un ricordo piuttosto vivido. Quando ero bambino, desideravo ardentemente uscire da solo con la bicicletta. Dopo molta insistenza, i miei genitori mi hanno concesso di andare a comprare il latte. Mi sentivo un adulto, libero, invincibile. Ma mentre tornavo a casa, una macchina mi ha colpito in pieno. Ho avuto un riflesso istintivo, sono saltato giù dalla bici e, per fortuna, non mi sono fatto nulla».

Cadere per rialzarsi…

«Quell’episodio mi ha insegnato che la libertà comporta responsabilità. È stato un momento cruciale: ho sentito il peso delle conseguenze e ho capito che crescere significa affrontare anche situazioni difficili».

Nel libro, questo passaggio alla maturità è incarnato proprio dall’omino del naso, che invita il protagonista a “pensare meno”. Qual è il messaggio che volevi trasmettere?

«L’omino del naso è una sorta di alter ego del protagonista, Saverio. Rappresenta quel desiderio di tornare a una vita semplice, libera dai mille pensieri e preoccupazioni che affollano la mente. È un invito a vivere il presente, a risolvere un problema alla volta senza perdersi nell’ansia del futuro».

Un qui ed ora per tutti…Questa è la tua filosofia di vita oggi?

«Si, ma  il messaggio non è solo questo. Credo che tutti noi, in fondo, siamo un po’ come Saverio: cerchiamo di ritrovare quello spazio mentale libero che avevamo da bambini, quando tutto sembrava più facile. Crescere significa accettare il peso delle responsabilità, ma anche imparare a non smarrire quella leggerezza che ci rende davvero felici».

La tua carriera è stata segnata da successi come I soliti idioti. Hai mai vissuto il peso del successo?

«Il successo è una bestia strana. Quando è arrivato il boom de I soliti idioti, stavo attraversando un periodo personale molto complicato: mi stavo separando da mia moglie. Era un successo enorme, ma non riuscivo a goderne. In quel momento ho capito che il successo da solo non può darti la felicità. È una soddisfazione, certo, ma ciò che conta davvero sono i legami, gli affetti, le persone che hai accanto».

Eppure non è stato difficile recuperarli.

«Col tempo, mia moglie ed io ci siamo ritrovati, ci siamo risposati e questo è stato il mio vero trionfo. Ho imparato che la felicità si costruisce nelle relazioni, non nei riflettori».

Chi fa il tuo mestiere spesso nasconde lati malinconici. È così anche per te?

«Sì, assolutamente. Penso che la malinconia sia parte integrante di chi fa comicità. Ridere è un modo per affrontare le proprie ombre, per esorcizzarle. La comicità ha questo potere straordinario: ti permette di vedere il mondo da un’altra prospettiva, di alleggerirne il peso.Personalmente, quando le persone mi dicono che le mie gag li hanno aiutati a superare una giornata difficile, mi sento davvero soddisfatto. È un po’ come se, nel far sorridere gli altri, trovassi anche io un po’ di leggerezza».

Parlando di comicità, oggi è più difficile far ridere? C’è il tema del politically correct…

«Questa è una questione delicata. Personalmente, credo che il politically correct abbia creato una sorta di ipocrisia. Con I soliti idioti, abbiamo deciso di rimanere fedeli al nostro stile dissacrante. Certo, bisogna sempre essere consapevoli del contesto, ma togliere l’irriverenza dalla comicità significherebbe snaturarla».

Parliamo del tuo rapporto con Fiorello e dell’esperienza a Viva Rai2!. Come si fa a svegliarsi alle 4:30 del mattino con il sorriso?

«Per me è stato un trauma (ride). Ma Fiorello è un vulcano di energia, e il suo entusiasmo è contagioso. Quando arrivavo sul set, mi bastavano pochi minuti con lui per svegliarmi del tutto. Le gag che facevamo erano spesso improvvisate, e molte volte scoppiavamo a ridere durante le riprese. Alla fine abbiamo deciso di lasciare quelle risate nel montaggio, e credo che sia stato questo a conquistare il pubblico: l’autenticità».

Meglio lavorare in coppia o da solo?

«Senza dubbio in coppia. Mi piace condividere idee, vederle crescere attraverso il confronto. Con Francesco Mandelli, c’è un’intesa speciale, e lo stesso vale per Fiorello. Quando lavori con qualcuno che condivide il tuo senso dell’umorismo, il risultato non può che essere autentico e coinvolgente».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Fabrizio Biggio quali sono le tue speranze e le tue paure?

«Vorrei che il Domani fosse sorprendente. La vita è piena di sfide, ma anche di momenti inaspettati che ti riempiono di meraviglia. È questa capacità di sorprenderci che rende la vita degna di essere vissuta».

Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite

 

 

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.