“Ogni casa è un ritratto di chi la abita. Non può essere anonima, non può essere spenta. Deve vibrare, raccontare, emozionare. Il mio mantra? Niente bianco sterile, niente ambienti senz’anima. Viva il colore, viva la casa, viva la vita!”

Andrea Castrignano non è solo un interior designer: è un narratore di spazi, un sarto dell’abitare, un visionario che trasforma le case in opere su misura, cucite addosso a chi le vive. Milanese d’adozione, classe 1969, è stato tra i primi a portare il concetto di design sartoriale in Italia, dimostrando che l’interior design non è un lusso per pochi, ma un modo di esprimere sé stessi.

Il grande pubblico lo ha scoperto grazie a Cambio Casa, Cambio Vita!, il programma cult che dal 2011 ha rivoluzionato la percezione del restyling domestico, mostrando come il design possa migliorare la qualità della vita. Ma il suo percorso è iniziato ben prima della TV: una formazione tra Milano e gli Stati Uniti, un’esperienza consolidata tra settore immobiliare e progettazione, e una passione innata per il dettaglio lo hanno portato a diventare un punto di riferimento per chi cerca un’eleganza autentica, mai scontata.

Oggi, tra progetti esclusivi, collaborazioni con brand di eccellenza e una continua ricerca estetica, Castrignano continua a diffondere il suo credo: il design non è solo una questione di stile, ma una forma di linguaggio, un codice emotivo che parla di noi.

L’ abbiamo incontrato nel Salotto di Domanipress in occasione dello Speciale Salone del Mobile 2025, per parlare di spazi, colori e della casa come specchio della nostra essenza.

Andrea, quest’anno il Salone del Mobile ha scelto il tema del Become Human tradotto come “Tendere verso l’umano”. Quanto è importante oggi un design che sia davvero vicino alle persone?

«Fondamentale. Il design non è più solo una questione estetica, ma una vera esperienza di vita. Le case non possono più essere concepite come spazi statici: sono organismi viventi, in continuo adattamento ai nostri ritmi. Pensiamo a come è cambiata la concezione dell’abitare: lo smart working ha reso le nostre case anche luoghi di lavoro, la flessibilità degli spazi è diventata essenziale. Oggi più che mai il design deve servire chi lo vive, e non il contrario.»

Eppure, molte case sembrano anonime, prive di personalità. Qual è la chiave per trasformare uno spazio in un ambiente su misura?

«L’ascolto. Io inizio ogni progetto con una domanda semplice ma rivelatrice: “Tu di che colore sei?”. Sembra banale, ma il colore è una cartina tornasole della nostra energia, delle nostre emozioni. Scegliere la giusta palette cromatica non è un vezzo, ma un modo per creare armonia tra noi e l’ambiente che ci circonda. Spesso vedo case bellissime ma prive di carattere, come se chi ci vive fosse un ospite anziché il protagonista. Il mio compito è fare in modo che ogni spazio racconti chi lo abita, senza maschere.»

C’è quasi un approccio psicologico nel tuo lavoro…

«Assolutamente sì. Io non disegno semplicemente case: costruisco identità. Entrare in empatia con il cliente è il primo passo. Sono un po’ il loro sarto: cucio lo spazio attorno ai loro sogni, ai loro bisogni, alla loro essenza. La mia più grande soddisfazione? Sentirmi dire: “Questa casa mi somiglia”. Perché il design vero non è solo bellezza: è riconoscersi.»

Il grande pubblico ti ha conosciuto grazie alla televisione. Quanto ha influenzato la tua carriera?

«Ha cambiato tutto. Quando ho iniziato Cambio Casa, Cambio Vita! non immaginavo l’impatto che avrebbe avuto. La TV mi ha dato la possibilità di portare il design nelle case di tutti, di mostrare che migliorare uno spazio non è un lusso inaccessibile, ma qualcosa di concreto. Oggi la gente ha più consapevolezza, sa che il colore arreda, che la luce può trasformare un ambiente, che ogni dettaglio conta. E questo è meraviglioso.»

Essere un volto noto ha cambiato il tuo modo di lavorare?

«Sì, e in meglio. Mi fermano per strada per chiedermi consigli, mi mandano foto di interni sui social per un parere. È stimolante, perché significa che il design è diventato parte del quotidiano. Per questo ho deciso di essere ancora più presente online: voglio che il mio lavoro sia uno strumento per ispirare, per educare, per far capire che una casa può – e deve – raccontare una storia.»

Ogni anno lanci una palette esclusiva. Quale sarà il colore del 2025?

«Si chiama Cherry. Un rosso ciliegia sofisticato, caldo, avvolgente. Non è il classico rosso aggressivo, ma una tonalità morbida, rassicurante, che può adattarsi sia a contesti classici che contemporanei. È un colore che trasmette passione, energia positiva, ma con eleganza. E soprattutto, è un colore che arreda, che dà carattere a un ambiente senza sovrastarlo.»

Molti però hanno ancora paura di usare il colore…

«Il total white non è una scelta neutra, è una rinuncia. Il colore non è un nemico, è un alleato. Basta anche solo un tocco – un divano, una parete, un dettaglio – per cambiare radicalmente la percezione di uno spazio. Dobbiamo smettere di avere paura di osare.»

Hai già conquistato la TV, il design, la scrittura. C’è qualche traguardo non hai ancora raggiunto e che sogni di realizzare?

«Mi piacerebbe lanciare una mia linea di arredi: qualcosa che porti la mia visione del design direttamente nelle case delle persone. E poi un progetto di interior per un hotel iconico, magari a Milano o a New York, qualcosa che lasci un segno.»

Quali sono le nuove tendenze dell’interior design per i prossimi anni?

Più che di tendenze effimere, parlerei di nuove sensibilità. Stiamo assistendo a un ritorno della matericità, con un forte interesse per materiali naturali come il legno, la pietra e i tessuti organici. Le persone cercano autenticità e qualità, vogliono circondarsi di oggetti che abbiano una storia e un valore intrinseco.

Sopratutto nelle grandi città come Milano si parla spesso di “caro casa” e riduzione degli spazi…

Certo, un altro aspetto fondamentale è la flessibilità degli spazi. Le case stanno diventando sempre più ibride: non esistono più ambienti rigidi, ma spazi fluidi, che si adattano alle diverse esigenze della giornata. Penso agli open space multifunzionali, alle soluzioni salvaspazio intelligenti e alla crescente integrazione tra interno ed esterno e poi non dimentichiamo che anche per queste soluzioni il colore sta tornando protagonista. Dopo anni di predominanza del total white e delle palette neutre, vedo una voglia crescente di tonalità più audaci e caratterizzanti, capaci di trasmettere emozione e personalità.

Hai recentemente rivelato che dopo aver abitatl otto case diverse, hai finalmente trovato quella dei tuoi sogni. Ora riprendendo il tuo mantra “Cambio Casa Cambio vita” Se dovessi trasferirti, dove andresti?

«Difficile rispondere… Amo Milano, è la mia città. Ma se proprio dovessi cambiare, direi New York. L’energia di quella città mi affascina da sempre. Ma la verità? Casa mia, con la terrazza vista Duomo, è il mio rifugio perfetto.»

Sei stato un grande amico della scomparsa architetta Paola Marella, la sua ultima intervista esclusiva è stata per Domanipress…

«Mi manca la sua gioia di vivere, il condividere le stesse missioni e le stesse idee. Abbiamo condiviso molto. Paola era una persona speciale per me oltre che una grande professionista….»

Come ultima domanda, parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo: come vede il “Domani” Andrea Castrignano, quali sono le sue speranze e le sue paure?

«Il Domani è sempre una sfida stimolante. Spero in un futuro in cui il design diventi sempre più accessibile e consapevole, capace di migliorare realmente la vita delle persone. Mi auguro che ci sia una crescente attenzione alla qualità, alla sostenibilità e al valore dell’artigianalità, perché credo che il vero lusso risieda nell’unicità e nella bellezza autentica. La mia paura? Che si perda il senso del dettaglio e della cura, sopraffatti dalla velocità e dalla standardizzazione. Viviamo in un’epoca in cui tutto cambia rapidamente, e il rischio è che si sacrifichi la qualità in nome della produzione di massa. Ma io continuo a credere che il design debba essere un’arte del benessere, capace di raccontare storie e creare emozioni».

Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite

 

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.