Un piccolo ritardo al gate. Un tabellone che lampeggia “posticipato”. E poi l’attesa, le chat con gli amici annullate, i giri a vuoto nei duty free, lo stomaco che brontola e un’unica domanda: mi rimborseranno?
Con l’introduzione della nuova riforma europea sui diritti dei passeggeri, questa domanda cambia forma. E diventa un rebus con più ombre che luci. Dopo anni di tentativi, discussioni e rinvii, il Consiglio europeo ha finalmente raggiunto un accordo che ridisegna le norme su compensazioni, assistenza e gestione dei disagi legati ai voli.
Eppure, per i viaggiatori, il cielo si è fatto un po’ più nuvoloso.
Ritardi: meno soldi, più pazienza
È uno dei punti più discussi: la revisione dei risarcimenti per ritardi aerei. Finora bastavano tre ore di attesa per ottenere tra i 250 e i 600 euro, a seconda della distanza percorsa. Oggi? Le soglie si alzano e le cifre si abbassano.
Per i voli fino a 3.500 km, si potrà ottenere un rimborso di 300 euro solo dopo quattro ore di ritardo. Per i voli oltre questa distanza, 500 euro ma solo dopo sei ore.
In un settore dove i ritardi più frequenti si fermano attorno ai 90 minuti, significa una cosa sola: ottenere un risarcimento diventerà più difficile.
Una vittoria silenziosa per le compagnie aeree, che vedono ridursi i costi delle compensazioni. Ma per chi viaggia, il sentimento è un altro: l’impressione di contare un po’ meno.
Cancellazioni: qui le cose migliorano
Se la partenza viene cancellata del tutto, invece, arriva un cambio di rotta. Le compagnie dovranno garantire una soluzione alternativa immediata: un volo sostitutivo o un altro mezzo di trasporto. Se non ci riescono entro tre ore, il passeggero potrà organizzarsi in autonomia e chiedere un rimborso fino al 400% del costo del biglietto.
Una scossa positiva per i diritti dei viaggiatori, che finalmente non saranno più ostaggio delle decisioni (e dei tempi) delle compagnie.
Assistenza: torna il senso dell’ospitalità
La riforma interviene anche su un tema spesso dimenticato: l’assistenza ai passeggeri bloccati.
Chi resta a terra per ore avrà diritto a cibo, bevande e – se necessario – una sistemazione in hotel. Se la compagnia non provvede, il viaggiatore potrà anticipare la spesa e chiedere poi il rimborso.
Un ritorno alla civiltà dell’accoglienza, che sembra ricordarci che anche nei corridoi anonimi degli aeroporti, l’umanità dovrebbe avere ancora la precedenza sul profitto.
In sintesi?
Meno soldi per chi aspetta, ma più tutele per chi non parte affatto. E mentre le compagnie aeree brindano in sordina alla semplificazione dei risarcimenti, i viaggiatori imparano che la vera destinazione, a volte, è riuscire a farsi ascoltare.
Il cielo europeo cambia rotta. E per chi vola, conviene tenere sempre una cosa in valigia: la consapevolezza dei propri diritti.