Tutto su Dario Vitale, il direttore creativo che segna il nuovo capitolo di Versace

Nel vortice continuo di avvicendamenti che scuotono il fashion system, ci sono cambi di rotta che non passano inosservati. Quando lo scorso marzo Versace ha annunciato l’uscita di scena di Donatella Versace dalla direzione creativa, il mondo della moda ha trattenuto il fiato: per la prima volta, dal 1978, la maison fondata da Gianni non sarebbe stata guidata da un membro della famiglia. Al suo posto, un nome che già echeggiava tra gli addetti ai lavori: Dario Vitale, lo stilista campano che ha saputo conquistare la fiducia di un colosso globale e che oggi si trova a scrivere una nuova pagina nella storia del brand.

Donatella, icona e matriarca, non scompare dalla scena: resterà Global Brand Ambassador, dedicandosi alle attività filantropiche e al sostegno dei giovani designer. «Sostenere la nuova generazione è sempre stato per me un valore imprescindibile», ha detto con la consueta visione. Un passaggio di testimone che ha il sapore della storia.

Un percorso costruito passo dopo passo

Nato nel 1983 vicino a Napoli, Vitale si è formato all’Istituto Marangoni di Milano prima di muovere i primi passi da Dsquared2, maison nota per l’energia ribelle e teatrale. Poi l’approdo a Bottega Veneta sotto la guida di Tomas Maier, che gli insegna la sacralità dell’artigianalità e la potenza della discrezione. Una scuola severa e preziosa, che diventa parte del suo DNA creativo.

La svolta arriva nel 2010 con Miu Miu. In quindici anni, Vitale diventa una delle mani invisibili che plasmano il linguaggio della maison, accanto a Miuccia Prada e Fabio Zambernardi. Le sue collezioni si distinguono per la capacità di captare lo spirito del tempo: dalle micro-minigonne che hanno incendiato le passerelle della primavera estate 2022 al mood librarian chic che ha definito l’autunno inverno 2023. I numeri parlano chiaro: nel 2024 Miu Miu ha registrato un +93% nelle vendite retail, consacrandosi come fenomeno planetario.

Una firma italiana per un brand globale

Il lessico di Vitale ha radici profonde nella tradizione mediterranea: colori saturi, linee sensuali, un’attenzione quasi maniacale al dettaglio. È uno sguardo che unisce rigore e passione, eredità artigianale e sensibilità contemporanea. A Versace, il suo compito sarà titanico: custodire un’icona del glamour internazionale e, al tempo stesso, proiettarla nel futuro.

Il fascino della riservatezza

Se i suoi abiti parlano un linguaggio riconoscibile, la sua vita privata resta un enigma. Pochissime interviste, nessun post sui social, un profilo seguito da 40mila persone che non mostra alcun contenuto. In un’epoca di sovraesposizione digitale, questa scelta appare rivoluzionaria: lascia che sia il lavoro a raccontarlo, mentre la sua immagine rimane avvolta da un’aura quasi cinematografica.

La sfida del dopo Donatella

Il debutto è già arrivato: la sua prima sfilata per Versace primavera estate 2026 è stata letta come un omaggio rispettoso all’archivio e, insieme, come un manifesto di rinnovamento. Ora tocca a lui guidare la maison nel delicato equilibrio tra memoria e innovazione.

Con Dario Vitale, Versace entra in una nuova era. E come ogni grande rivoluzione, ha il sapore del rischio, ma anche quello dell’attesa. Perché il futuro della moda si scrive così: un passo deciso, e subito dopo un salto nel vuoto.

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