Serena Brancale, l’ultimo concerto all’Arcimboldi diventa una festa: ospiti segreti, improvvisazioni folli, un duetto con Clementino e una dichiarazione d’amore inaspettata

C’è un momento, alla fine di ogni viaggio, in cui la parola “fine” non coincide con la chiusura ma con una nuova partenza. È accaduto a Serena Brancale, protagonista di un tour che ha attraversato l’Italia come una scia luminosa e che si è concluso, sabato sera, sul prestigioso palco del Teatro Arcimboldi di Milano. Un epilogo che aveva il sapore di una festa collettiva, prodotto da Vivo Concerti, con applausi interminabili, standing ovation e quell’aria elettrica che solo i grandi concerti sanno regalare.

Dopo le tappe intercontinentali

Dopo le tappe intercontinentali a Shanghai, Pechino e Seoul, Serena Brancale torna a incantare il pubblico con un nuovo tour: un viaggio sonoro che ripercorre le canzoni e i momenti più significativi della sua carriera artistica. Grazie a uno stile inconfondibile che mescola sonorità contemporanee e radici mediterranee, Serena Brancale si è affermata come una delle voci più originali della scena musicale contemporanea italiana. Il suo esordio discografico con Galleggiare (2015) ha segnato l’inizio di un percorso artistico in continua evoluzione, proseguito con i due album Vita da artista (2019) e Je sò accussì (2022). Il 7 febbraio 2024 ha pubblicato Baccalà, un singolo cantato interamente in dialetto barese, capace di fondere tradizione popolare e sonorità moderne. Nel 2025 è tornata sul palco dell’Ariston con Anema e core, un sentito omaggio a Pino Daniele, carico di passione e di profondo amore per le proprie radici.

L’apertura: giovani talenti e travolgente energia

La serata all’Arcimboldi si è aperta con il support act di Laura di Lenola, voce giovane e intensa, capace di catturare l’attenzione con eleganza e delicatezza. Subito dopo, a scaldare definitivamente la platea ci ha pensato il travolgente Klem, che con il suo mix di urban e elettronica ha portato sul palco un’energia pura, preparando il terreno all’arrivo della protagonista della serata.

Anema e Core: un titolo, una promessa

Il tour portava un nome che è già manifesto: “Anema e Core”. Due parole che sono radici e visione, tradizione e futuro. Serena Brancale le ha incarnate entrambe: da un lato il rispetto per la musica popolare, per la sua terra, per quella voce che sembra arrivare da lontano e che abbraccia il pubblico; dall’altro la voglia di spingersi oltre, di giocare con la loop-station, di intrecciare elettronica e groove, di muoversi libera tra soul, R&B e cantautorato.

Milano: il palco come una festa popolare

All’Arcimboldi, questo percorso ha trovato la sua consacrazione. Il palco, colorato e luminoso, sembrava una festa popolare: tamburi, cori, danze collettive e quell’energia contagiosa che ha trasformato il teatro in una piazza d’estate. Brancale ha alternato momenti di pura intimità – solo voce e piano, con la sala sospesa in un silenzio quasi mistico – a esplosioni di ritmo che hanno fatto ballare l’intera platea.

Tra i momenti più intensi, l’omaggio a Pino Daniele, interpretato con una delicatezza che ha toccato il cuore del pubblico, riportando in vita l’anima di un maestro che continua a ispirare. A rendere la serata ancora più speciale, due contributi in video: il ritmo trascinante di Tullio De Piscopo, che ha fatto vibrare la sala, e la benedizione di Quincy Jones, con parole di stima e incoraggiamento che hanno illuminato la carriera di Serena come un’investitura internazionale.

Poi un episodio divertente e inaspettato: con la sua inseparabile loop station, Serena ha costruito dal nulla un brano in chiave salsa, improvvisando ritmo e melodia sul momento. A ispirarla, la voce di un certo Sebastiano, spettatore dalla galleria che aveva gridato di voler ballare con lei. In pochi istanti il teatro si è trasformato in una pista improvvisata, tra risate, applausi e un groove irresistibile.

Subito dopo, il concerto ha regalato un momento tutto pugliese: sul palco è salito Alessio Colantonio, con il suo tamburello e la forza ipnotica della pizzica, trasformando l’Arcimboldi in una danza collettiva che ha fatto alzare il pubblico in piedi. Un’esplosione di energia che è sfociata nella hit “Sernata”, cantata a gran voce dalla platea.

E le sorprese non erano finite: accanto a Brancale è apparso Fiat 131, anche lui parte della folle scuderia de L’Isola degli Artisti, per un duetto energico e travolgente. Poco dopo, il colpo di scena finale: l’ingresso di Clementino, che con il suo rap scanzonato e potente ha infiammato la sala, intrecciando la sua voce con quella di Serena in un mash-up inedito che ha unito jazz, soul e urban con la spontaneità di un incontro magico.

“Questo è l’ultimo concerto…”

E poi, nel cuore della serata, Serena si è aperta al pubblico con un discorso che ha commosso la sala:
«Questo è l’ultimo concerto che chiude i miei dieci anni di studio, di ricerche, di fallimenti, di canzoni belle che non sono state capite. Non si smette mai di lavorare: questo mestiere è bellissimo, ma non si smette mai di lavorare. A vent’anni facevo di tutto e cantavo sempre “If I Ain’t Got You” di Alicia Keys, lo stesso brano che ho portato nella serata delle cover di Sanremo. È da lì che vengo, ed è da lì che riparto ogni volta».

Un momento di verità che ha trasformato il concerto in una confessione condivisa, in cui la fatica, la dedizione e la gioia di fare musica sono diventate patrimonio comune.

Dopo il tour, la musica continua

La chiusura milanese non è stata un punto, ma una virgola. La cantautrice pugliese ha lasciato il palco con una promessa: tornare presto, con nuovi progetti, nuove visioni, nuove contaminazioni. Perché se “Anema e Core” ha raccontato chi è oggi, il futuro sembra già spalancare porte inedite.

In platea, qualcuno sussurrava: “Questa donna è un vulcano, non si fermerà mai”. E forse è proprio questo il segreto di Serena Brancale: non fermarsi, non smettere mai di sorprendere.

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