“Sardi sì, ma solo in bassa stagione”: la nuova frontiera del turismo che fa infuriare i continentali

 

La Sardegna e l’estate: offerte riservate ai residenti, prezzi choc per i turisti, e un messaggio sempre più chiaro: se non sei nato qui, vieni quando te lo diciamo noi.

In principio fu l’amore per l’isola: selvaggia, fiera, autentica. Ma oggi il sogno chiamato Sardegna sta cambiando volto. E lo sta facendo senza chiedere il permesso.
Nelle ultime settimane, tra i corridoi silenziosi dei resort e le email riservate agli iscritti sardi, sta prendendo piede una nuova formula turistica che sta scatenando la polemica più rovente dell’estate 2025: pacchetti scontati fino al 50% riservati ai nati e residenti sull’isola, validi solo da settembre in poi. Fuori stagione. Fuori dai radar dei “continentali”.

Ecco la nuova realtà della Sardegna: a luglio e agosto i prezzi volano alle stelle, ma da settembre – quando cala la ressa e tornano la quiete e le spiagge vuote – l’isola si ricorda dei suoi. E offre loro quello che non possono più permettersi nei mesi di alta stagione. Un’idea nata (si dice) per “riconnettere i sardi alla loro terra”. Ma che per molti si è trasformata in una provocazione dal retrogusto amaro.

“Turisti solo quando servite”: il post virale che ha incendiato i social

“Quindi noi serviamo solo per pagare? Siamo i bancomat dell’estate e poi, quando i locali vogliono pace, diventano improvvisamente spirituali e sostenibili?”.
Il post di Claudia M., 41 anni, milanese con casa a Villasimius, è diventato virale su Facebook, raccogliendo migliaia di commenti, cuori spezzati e insulti incrociati. In poco tempo, l’hashtag #SoloSardi è diventato un trend.

Sotto accusa non c’è solo l’iniziativa di scontare i soggiorni fuori stagione per i residenti, ma una narrazione sempre più marcata di “selezione turistica”. E i dati lo confermano:

  • B&B fino a 280€/notte in zone una volta “popolari”
  • Cene da 45€ per un primo e un bicchiere di vino locale
  • Parcheggi a 30€ al giorno anche nelle spiagge “libere”
  • E ora… “sconti per soli sardi”.

Razzismo al contrario o protezione culturale?

La Sardegna non si nasconde: vuole meno turisti e più qualità.
Ma il confine tra sostenibilità e esclusività è diventato sottile come un telo mare a Cala Brandinchi. C’è chi, nei gruppi Telegram dei residenti, parla chiaro:

“Abbiamo il diritto di tornare a goderci la nostra terra. Non possiamo nemmeno permetterci le spiagge che avevamo da bambini.”

E intanto su Facebook la guerra è aperta:

“Discriminazione geografica bella e buona.”
“Ma se un continente facesse offerte riservate ai non sardi, griderebbero al razzismo.”
“Ci state espellendo con il sorriso sulle labbra.”
“Ma voi turisti siete stati mai capaci di rispettare? Lasciate rifiuti e pretendete pure lo sconto?”

La Sardegna si sta scegliendo il suo pubblico?

Nel 2025, il lusso non è più solo un hotel a 5 stelle: è poter accedere a luoghi che non vogliono più essere di tutti.
E forse, la Sardegna ha deciso che la sua bellezza non è per chiunque, ma solo per chi la capisce. O per chi ci è nato.

Ma attenzione: a lungo andare, questa narrazione rischia di spaccare in due il racconto di una terra che per anni ha vissuto proprio di quel rapporto emotivo con i suoi visitatori. E molti iniziano a chiedersi:

“Siete sicuri di potervi permettere di perdere chi vi ha amato, anche quando non eravate di moda?”

La Sardegna è ancora di chi la sogna o solo di chi ci è nato?
Nei commenti, la battaglia è aperta. E nessuno vuole più restare in silenzio.

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