Recensione: “L’uomo del labirinto”, al cinema l’ intricata opera thriller italiana firmata Donato Carrisi

Dalla fine di Ottobre, oltre ai film di Halloween di onorevole aspettativa quale Dottor Sleep (sequel di Shining), una piccola perla è presente nelle sale cinematografiche che sicuramente non va lasciata scappare.
Si tratta del nuovo film di Donato Carrisi, un regista italiano che compie un magistrale lavoro psicologico su un film con Toni Servillo e Dustin Hoffman.

La spettacolarità narrativa di questo film è la prova che anche l’Italia sta lasciando delle importanti orme nel genere thriller, già sicuramente riavviato con film quali ad esempio “La migliore offerta” del 2013.
Potremmo insomma dire che il cinema italiano sta mettendo tutte le sue forza su generi più complessi, allontanandosi dall’eccessiva produzione di commedie che per anni ha prodotto per soddisfare lo spettatore medio del suo paese.

Toni Servillo si allontana dal positivo allenamento felliniano del protagonista de “La grande bellezza” per avvicinarsi al più impegnato personaggio di un uomo, Bruno Genko, che indaga sulla ricomparsa di una ragazza ed il suo misterioso rapitore.
Dustin Hoffman invece è il Profiler della ragazza, che cerca di entrare nella sua mente sconvolta e capire cosa ricorda del labirinto che l’ha tenuta segregata.

Un thriller che non lascia delusi dal finale, facendo entrare lo spettatore dentro un’ottica di indagine, per poi sconvolgerla e ricostruirla durante tutto il film.
La scelta del cast si rivela un unione di più paesi eccezionale, che propone una pellicola di grande impatto con attori di alto livello sfruttati al massimo delle potenzialità.

Inquadrature e fotografia non sono da meno. Esse riescono a dare ottimamente l’idea di spettacolarità “hollywoodiana” e inquietudine, non di meno l’impressione di soffocamento e angoscia delle mura del labirinto e del misterioso uomo mascherato da coniglio chiamato “Bunny”.

E’ proprio su di lui che gira una buona parte del film. Genko e “Bunny” ricreano un valzer di caccia spietata l’uno dell’altro. Due menti che si provano ad anticipare tra loro per avere la meglio e che portano l’investigatore ad indagare sull’origine del malvagio coniglio che rapì la giovane ragazza.
Per tutto il film ci domandiamo chi sia Bunny, cosa sia quel labirinto che ha giocato per anni con la giovane al topo nella gabbia che riceve viveri solo vincendo dei giochi di un crudele manipolatore.

Possiamo sicuramente dire che Carrisi ha senz’altro dato prova di un cinema che sa capovolgere la mente dello spettatore, arrivando a creare e distruggere convinzioni, facendolo investigare con lo stesso Genko e rimanere stupito dalle scoperte che farà con lui.

Dustin Hoffman e Toni Servillo sono un duo imperdibile, assolutamente impossibile da lasciare con la sala del cinema a posti vuoti.

Serena Marletta

RASSEGNA PANORAMICA
Recensione: "L’uomo del labirinto"
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