Nel panorama della musica italiana del 2025, El Galactico dei Baustelle è la sorpresa più ipnotica, vintage e insieme visionaria che potessimo desiderare. Un disco che non solo si ascolta, ma si guarda – come si guardano i film che ti segnano – e si respira, come si respira l’aria di una città in cui non sei mai stato ma senti di conoscere da sempre. Ecco perché questo non è solo un album: è un’esperienza sensoriale, un’odissea pop che attraversa il tempo, le città, i sentimenti e la storia personale e collettiva.
Dopo il tour trionfale di Elvis, c’era chi si chiedeva se i Baustelle avessero ancora qualcosa da dire. La risposta è El Galactico, e non solo dice: urla, sussurra, abbraccia. È un disco che ha il coraggio di parlare di dolore con la voce della bellezza, che trasforma il pop in un atto di resistenza poetica, che scava nei luoghi comuni della società dello spettacolo e ne tira fuori stelle cadenti piene di grazia.
Loro, Bianconi, Bastreghi e Brasini, sembrano usciti da un romanzo di Salinger riscritto da Fellini in chiave glam: iconici, raffinati, perfettamente fuori moda. E in questa fuori-moda ci stanno benissimo, perché El Galactico è un disco che non cerca la tendenza: la crea. Un disco che spiazza, che commuove, che accende e spegne, come una notte d’estate in cui non riesci a dormire e allora ti rimetti a sognare.
I brani dell’album affrontano temi come la trasformazione personale, la sessualità, la violenza emotiva e la difficoltà di trovare autenticità in un mondo che spesso sembra costringere le persone a conformarsi.
Il tema della liberazione e trasformazione emerge chiaramente in “Spogliami”, dove il desiderio di cambiamento e rinnovamento personale diventa un atto di purificazione dalle convenzioni sociali e dalle aspettative imposte. La canzone si fa simbolo di un bisogno di reinventarsi, di svestirsi delle proprie certezze per scoprire una nuova libertà.
Un altro tema centrale dell’album è quello della sessualità e dell’immagine pubblica, trattato in modo provocatorio in “Filosofia di Moana”. I Baustelle riflettono sulla figura di Moana Pozzi, una donna che ha incarnato la libertà sessuale ma anche le contraddizioni di un’esistenza vissuta in pubblico. Con questo brano, la band esplora la dicotomia tra vita privata e pubblica e le difficoltà di mantenere un’identità autentica in un mondo che sfrutta le immagini delle persone.
Infine, “Una storia” affronta il tema doloroso e attualissimo del revenge porn. Raccontando la storia di una giovane vittima di violenza online, i Baustelle mettono in luce la violenza emotiva e psicologica che può derivare dall’abuso della tecnologia, focalizzandosi sulla vulnerabilità delle persone in un’epoca digitale che non sempre tutela la privacy e l’intimità.
Tracklist
1. Pesaro
Un luogo di mare, apparentemente calmo, fa da sfondo a un dolore intimo e feroce. Il contrasto tra bellezza esterna e tempesta interiore diventa poesia.
2. Spogliami
Una richiesta di liberazione, quasi mistica: togliere strati, sovrastrutture, sovrainformazioni. Per tornare a una nudità che sia anche verità.
3. Canzone verde / Amore tossico
Un’ode amara al disastro ambientale, raccontata con cinismo e lucidità. Il verde dell’ecologia si mescola al veleno delle colpe intergenerazionali.
4. Filosofia di Moana
Moana diventa simbolo e voce di una società che compra e consuma la bellezza. Una riflessione sulla pornografia quotidiana del nostro tempo.
5. Una storia
Non una favola, ma una cronaca tragica. Una giovane donna, una violenza, una notizia che diventa spettacolo, sminuendo il dolore reale.
6. L’imitazione dell’amore
Una critica alla banalizzazione del sentimento. Qui l’amore non è reale, è recitato, venduto in massa, svuotato di senso.
7. L’arte di lasciar andare
Folk e filosofia si intrecciano in un invito a sciogliere i nodi del passato. Perché a volte lasciare andare è l’unico gesto d’amore possibile.
8. La nostra vita
Un piccolo autoritratto generazionale. Fatto di scelte, contraddizioni e momenti in cui si resiste, anche senza sapere bene perché.
9. Il futuro che verrà
Domande aperte, senza risposte. Il futuro è una linea d’ombra carica di promesse e paure, dove si naviga a vista.
10. Notte senza fine
Il buio come metafora dell’epoca. Una notte interiore, senza stelle né indicazioni, in cui si cammina per non sparire.
11. Sogno lucido
Un valzer tra realtà e immaginazione. Dove la mente diventa l’unico spazio possibile per cambiare le cose, almeno per un attimo.
12. El Galactico
Il manifesto dell’album. Un viaggio cosmico, incerto, romantico, alla ricerca di luce dentro e fuori di noi. Senza mappa, ma con desiderio.
“El Galactico” è il disco che non ha paura di mostrare le sue ferite, ma le trasforma in forza. Un lavoro che conferma i Baustelle nell’olimpo della musica capaci di unire profondità e leggerezza, riflessione e ritmo. Un album che non si limita a suonare: ti resta addosso. E non se ne va più.