Ad oggi, chi fosse interessato a “Captain America: Civil War”, uno degli eventi cinematografici più attesi di quest’anno, ne avrà già sentite di cotte e di crude. Tuttavia, anche noi di Domani Press vogliamo dire la nostra sul chiacchieratissimo scontro cinefumettistico fra il team guidato dall’integerrimo idealista Steve Rogers/Captain America e quello capeggiato dal più pragmatico Tony Stark/Iron Man.
Voto 7-… Vi direte voi: perché non dei più generosi 8 o 9 magari? Prima di meditare di trascinare il nostro blog dinnanzi alla Corte suprema gridando al grave affronto, fateci almeno motivare il nostro umile verdetto… Poi, insomma, vedete voi.
Partiamo dal presupposto che la regia dei fratelli Russo e la sceneggiatura redatta da Christopher Markus, e da Stephen McFeely hanno indubbiamente apportato una considerevole maturità comportamentale, etico-morale ed argomentativa, proprio, se non di più, come avevano fatto nel precedente “Captain America: The Winter Soldier”. I puerili siparietti comici a cui ormai ci aveva abituati da tempo la premiata ditta Marvel-Disney si defilano quasi del tutto per lasciare ampio spazio all’introspezione, all’angoscioso conflitto ideologico, al dibattito politico ed ai sofferti legami spezzati. L’umorismo, eccezion fatta per le battute al fulmicotone sparate a raffica dallo Spider-Man impersonato dal giovane Tom Holland (l’interpretazione, a quanto si è potuto vedere, più fedele alla versione cartacea sia nelle vesti di superaracnide che in quelle dell’impacciato adolescente Peter Parker), viene quindi soppiantato da nobili tematiche di un certo spessore, fra le quali spicca quella più centrale del film: l’impossibilità di riuscire a trovare un punto d’incontro fra libertà e sicurezza, che porta a due schieramenti supereroistici e a due scelte, tanto dolorosamente obbligati quanto più che legittimabili da entrambe le parti.
“Captain America: Civil War” passa, quindi, attraverso un complesso conflitto politico, la materia supereroica, il dramma interiore ed ai numerosi richiami a “Civil War”, Il crossover fumettistico intercorso fra il 2006 ed il 2007 a cui si è espirata la pellicola, amalgamando i presenti elementi anche con una certa perizia. Però, malgrado i molteplici pregi oggettivi riscontrati nel terzo capitolo cinematografico dedicato a Captain America, la decisione di portare al cinema un arco narrativo dei fumetti Marvel così composito qual è “Civil War” si è rivelata probabilmente un po’ troppo prematura ed affrettata. Sarebbe insensato pensare ad un Marvel Cinematic Universe che combaci perfettamente con quello illustrato sulle pagine di un qualsiasi comicbook marveliano, ma in tale frangente, per la troppa impazienza, i capoccia dei Marvel Studios hanno perso l’occasione di sviscerare maggiormente la “Guerra Civile” tra supereroi (tralasciando taluni aspetti cardine del ciclo fumettistico di “Civil War” da cui non potevano esimersi di inserire), che sarebbe stata possibile se solo avessero aspettato appena qualche anno ancora. Difatti, nella corrente pellicola sembra di assistere più ad una rissa di quartiere che ad uno scontro su larga scala, ove il termine “Guerra Civile”, usato impropriamente, stona decisamente su ciò che accade in scena; ed il rapporto quasi padre/figlio tra Peter e Tony (tormentato e analizzato in modo davvero molto interessante nel crossover cartaceo) viene approfondito alquanto superficialmente. Due carenze, queste, che sarebbero state egregiamente colmate se “Captain America: Civil War” fosse stato preceduto dal lungometraggio dedicato a Spider-Man (previsto per l’anno prossimo, dando così il tempo all’amichevole tessiragnatele di quartiere di emergere con tutti i suoi valori, tutti i suoi difetti e tutte le sue insicurezze) e se il parterre degli eroi presenti nel film fosse stato rinfoltito da quelli delle serie tv Marvel/Netflix già in corso (Daredevil, The Punisher e Jessica Jones), e dalle nuove figure superoistiche targate Marvel, che, è stato accertato, dall’ottobre del 2016 sino al 2019 invaderanno il piccolo (Luke Cage, Iron Fist, Cloak e Dagger) ed il grande (Doctor Strange, Wasp e Captain Marvel) schermo, se non persino altre di cui per ora ne siamo all’oscuro.
Inoltre, la causa che segna la spaccatura in seno al gruppo degli Avengers non ha lo stesso tragico impatto emozionale ed a tratti sembra essere relegata in secondo piano; la decisione del Capitano a stelle e strisce, e del suo gruppo di disertori di voler agire in completa segretezza, dandosi alla macchia, si dimostra discontinuamente avvincente; la battaglia per la decisiva resa dei conti è stata diretta in maniera ineccepibile, ma condita da un umorismo incompatibile con la gravità della situazione, ed il finale non eguaglia il potente messaggio morale, e l’assenza di speranza palesati dalle gloriose gesta conclusive della “Civil War” originaria.
In pratica, “Captain America: Civil War”, pur confermandosi un discreto film di intrattenimento di stampo supereroistico, manca di alcune componenti, di quello stesso pathos e di quella stessa epicità dell’opera di partenza, che se fossero stati preservati avremmo potuto assistere ad una vera e propria “Guerra Civile cinematografica”… bastava semplicemente attendere, senza troppo bruciare le tappe…. Un remake su “Captain America: Civil War” sarebbe forse chiedere troppo? INCOMPLETO.
Voto 7-
Gabriele Manca