Quando il design incontra l’anima: il Salone del Mobile 2025 riparte e riscrive le regole dell’abitare

Dimenticate la fiera come l’avete conosciuta finora. Quella che si è aperta l’8 aprile a Fiera Milano Rho è una dichiarazione d’intenti, una sinfonia che orchestra estetica, innovazione e pensiero critico sotto il nome che tutto il mondo conosce: Salone del Mobile. Sessantatré edizioni e non sentirle. Anzi, più audace che mai.

Il tema? “Thought for Humans”, un invito a progettare per le persone, con le persone, tra le persone. Un’ode all’umano in un’epoca sempre più virtuale. Il fotografo americano Bill Durgin ha prestato la sua lente per tradurre in immagine il messaggio della campagna: corpi che si fondono con materiali vivi – legno, metallo, bioplastica – in un dialogo visivo dove la pelle è superficie e sostanza.

Ma il Salone è molto più di una celebrazione dell’oggetto. È un ecosistema. Un laboratorio culturale dove business e visione si intrecciano. Il calendario di talk, masterclass e installazioni è una maratona per menti curiose e occhi affamati di bellezza.

Tra i momenti da segnare in agenda:

  • Villa Héritage di Pierre-Yves Rochon, un giardino d’inverno sognato nei padiglioni 13-15, tra arazzi fiamminghi e architetture d’autore.
  • La dolce attesa, l’installazione firmata da Paolo Sorrentino, con la complicità scenografica di Margherita Palli e il tappeto sonoro di Max Casacci: una poesia sensoriale sul tempo sospeso, tra padiglioni 22 e 24.
  • Mother, di Robert Wilson, che trasforma la Pietà Rondanini in un’esperienza totale, un tributo visivo e sonoro all’eternità del gesto michelangiolesco.
  • Library of Light, della visionaria Es Devlin, un faro installativo alla Pinacoteca di Brera che ospiterà riflessioni sul presente, illuminate dalla letteratura e dalla luce stessa.

E poi c’è Euroluce, che torna con 306 espositori (45% stranieri) e un debutto da non perdere: il Forum internazionale “Light for Life, Light for Spaces”, diretto da Annalisa Rosso, che promette di farci vedere – letteralmente – le cose sotto una nuova luce.

In una Milano che si fa salotto aperto e avanguardia urbana, il Salone non è più solo un evento: è un’idea di futuro, che parla di sostenibilità, empatia e bellezza condivisa. Una promessa – e forse una certezza – che il design può ancora cambiare il mondo, una stanza alla volta.

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