All’inizio doveva essere veramente girato tutto di notte… Una persona deve abituare piano piano la vista alla notte e poi nel buio riesce a riconoscere le cose… Notturno mi era diventato quasi un nome più che un significato… Più che un film sulla notte è sulla penombra”
Queste sono le parole usate da Gianfranco Rosi per spiegare la scelta del nome Notturno per il suo nuovo lungometraggio.
Una produzione 21Uno Film, Mibact e con il supporto di Eurimages, e in coproduzione con Les Films D’Ici con Arte France Cinéma e con No Nation Films- Mizzi Stock Entertainment con Medienm Board e Dhoa Film Institute. La pellicola è distribuita in Italia da 01 Distribution.
Notturno si presenta come un documentario, frutto di tre anni di riprese nei territori, assediati dal perenne conflitto, dell’Iraq, Siria, Kurdistan e Libano. Racconta una realtà frammentata di persone comuni sopravvissute al dramma incalzante della guerra.
Sin dalla prima visione al Festival di Venezia 2020, l’opera divide la critica: una parte giudica il lavoro di Rosi un puro esercizio estetico in cerca di facili emozioni, l’altra lo ritiene, invece, un connubio perfetto tra la tensione sociale e politica, perfettamente inquadrato attraverso la cura formale della regia. Un lavoro che guarda ad ogni singolo dettaglio dell’inquadratura per non renderla una semplice fotografia reale, ma un ritratto del “com’è profondo il mare” (Lucio Dalla).
La poetica del nostro film-maker, già visibile nei suoi precedenti lavori (Sacro GRA, Fuocoammare), si basa sul racconto puro, senza l’intromissione di colonne sonore, interviste e voci narranti. Una narrazione che incolla tra loro frammenti di distruzione sia fisica che mentale. Una guerra non vista direttamente, ma percepita attraverso scoppi di bombe e mitra in lontananza mentre in primo piano i personaggi compiono azioni quotidiane (pescare, cacciare, guidare etc). Una regia che vuole porre l’attenzione dello spettatore sulle conseguenze del conflitto non direttamente esplicate, ma accennate. Ciò è visibile nei minuti dedicati all’uscita dei prigionieri di guerra, ripresi con un’inquadratura che ricalca L’uscita dall’officina Lumière (1895). Un accostamento che arriva all’occhio del vedente e indica la rapida metamorfosi della guerra da elemento estraneo a quotidiano come il lavoro in fabbrica.
Una produzione che può apparire lunga e prolissa ad uno spettatore non abituato allo stile documentario, ma che rende perfettamente il contesto di rassegnazione vissuto dai protagonisti.
Reduce dalla vittoria nel 2017 dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino con Fuocoammare, Rosi entra nei British Indipendent Film Award. Notturno è l’unico film italiano scelto per concorrere come Miglior film indipendente internazionale (categoria già vinta negli anni precedenti da Parasite, Roma, Moonlight).
Insieme al Pinocchio di Matteo Garrone, il documentario è stato segnalato dalla Commissione di selezione del film italiano per una possibile rappresentazione dell’Italia alla 93ma edizione degli Oscar 2021.
La pellicola concorre per la shortlist dei dieci film internazionali selezionati dall’Academy, resa nota il 9 febbraio 2021. L’annuncio dell’effettiva candidatura è previsto il 15 marzo 2021 in vista della cerimonia degli Oscar prevista il 25 aprile. Il film di Rosi è stato elencato per due nomination: Internation Feature Film Award e Miglior Documentario.
Una recente intervista, il regista ha dichiarato:
“Sono felicissimo cinque Paesi hanno scelto un documentario come opera proposta per la selezione della nomination all’Oscar per il miglior film straniero e questa è una cosa fondamentale: il documentario non è più un tabù”.
Maria del Vecchio