Perché dovremmo tutti diventare attivisti per il clima?

«Sogno un mondo in cui le lezioni di geografia insegnino la crisi climatica come una grande sfida vinta da persone come te e me», dice Luisa Neubauer. E non è un’utopia: è un invito. Un appello alla nostra coscienza collettiva.

In un’epoca dominata da crisi senza fine — sociali, economiche, ambientali — la crisi climatica è la madre di tutte le emergenze. Invisibile per molti, ma inesorabile. Silenziosa, ma devastante. Eppure, per ogni grado che sale, per ogni ghiacciaio che si scioglie, per ogni comunità che scompare sotto l’acqua o nella siccità, il nostro futuro si restringe.

C’è chi dice che non ci riguarda. Che tanto è troppo tardi. Che tanto non cambierà nulla. Ma chi ci guadagna da questa rassegnazione?

Non serve essere scienziati, politici o celebrità per fare la differenza: serve solo essere consapevoli, presenti e capaci di scegliere da che parte stare. Perché il clima non è più soltanto una questione ambientale: è una questione umana, sociale, politica. È il nostro specchio, e riflette la verità che spesso non vogliamo vedere: non esiste giustizia climatica senza giustizia sociale.

Luisa Neubauer, trent’anni appena, lo ha capito prima di molti. Con una voce che non si spegne e uno sguardo che sembra guardare già il domani, è diventata una delle anime più luminose del movimento Fridays For Future. Accanto a Greta Thunberg, ha portato in piazza milioni di giovani con uno slogan semplice e disarmante: “Perché studiare per un futuro che non ci sarà?”

Il suo ultimo intervento al TEDxYouth@München è un manifesto di speranza e responsabilità. Non un sermone, ma un’esortazione tenera e feroce: “Questo non è un lavoro per una sola generazione. Questo è un lavoro per l’umanità.”


Il primo passo? Spegnere l’alibi del “non posso farci nulla”.

Diventare attivisti per il clima non significa trasferirsi in una capanna o rinunciare alla gioia. Significa, semmai, ritrovare un senso profondo nelle azioni quotidiane. Significa smettere di essere spettatori, e iniziare a giocare da protagonisti.

Neubauer ci offre quattro strumenti semplici, accessibili, rivoluzionari:

  1. Informarsi, davvero – Non farsi bastare i titoli. Non fidarsi dei meme. Leggere, ascoltare, approfondire. Capire come il cambiamento climatico ci riguarda tutti. Nessuno escluso.
  2. Parlarne – A casa, a scuola, in ufficio. La crisi climatica si alimenta anche nel silenzio. La parola è il primo atto rivoluzionario. Raccontare, condividere, normalizzare il tema.
  3. Agire localmente – Ogni città, ogni quartiere, ogni scuola può diventare un laboratorio di sostenibilità. Basta smettere di aspettare che siano “gli altri” a iniziare. Piantare alberi, organizzare pulizie nei parchi, sostenere aziende responsabili.
  4. Unirsi a una comunità – Dai piccoli gruppi alle grandi manifestazioni, l’attivismo è contagioso. Ed è soprattutto umano. Perché la solitudine si cura con la collettività, anche nel cambiamento climatico.

Il clima è un diritto. E anche un dovere.

La giustizia climatica è anche giustizia intergenerazionale. Significa lottare oggi per garantire un domani. Per lasciare ai nostri figli un mondo che sia ancora mondo. Perché non si eredita solo il cognome o la casa di famiglia: si eredita anche l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il suolo che calpestiamo.

E allora: perché dovremmo tutti diventare attivisti per il clima?

Perché non c’è più tempo. Perché nessuno è troppo piccolo per fare la differenza. Perché ogni grado in meno è una vita salvata. Perché ogni scelta conta. Perché il futuro è nostro solo se lo difendiamo insieme.

Attivismo è amore

In un tempo che ci vorrebbe cinici, disillusi, anestetizzati, essere attivisti è anche una forma di romanticismo radicale. È credere che il futuro non sia un destino, ma una costruzione collettiva. Che un’altra Terra è possibile. Che un’altra economia è possibile. Che un altro modo di vivere — più lento, più giusto, più umano — è già qui, se sappiamo guardarlo.

Come dice Neubauer: “Il futuro non appartiene a chi aspetta. Appartiene a chi lo costruisce.”

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