Nuovo trend all’orizzonte! “Lackadaisy” sbanca il banco su Youtube e vince tutto

Prima di parlare del vero protagonista di quest’articolo, è bene parlare di un altra cosa, onde inquadrare il contesto.

Il 28 Ottobre 2019 usciva il pilot di “Hazbin Hotel” una serie indipendente che ha, in men che non si dica, fatto man bassa a livello di popolarità. A seguire è sbarcato il pilot di un altra serie, chiamata “Helluvaboss”. Il tutto presentato sul canale Youtube di “Vivzipop”, il tutto firmato da Vivienne Medrano, Autrice di entrambi gli episodi Pilot.

Da allora a questa parte, Helluvaboss è entrato nella sua seconda stagione e l’inizio di Hazbin Hotel è stato annunciato per l’estate di quest’anno, provocando schiuma alla bocca per l’eccitazione, agli innumerevoli fans che si sono accumulati in questi anni.

Che cosa c’entra con “Lackadaisy”? C’entra perchè ha dimostrato che è possibile creare una serie animata (per ora parliamo solo di serie animate ma in futuro chi lo sa…) di successo, completamente idipendente, finanziariamente sostenibile e il tutto con il solo ausilio di un canale YouTube.

Sinceramente spero con tutto il cuore di vederne altri, di progetti simili, specie laddove giovani autori vengono spesso soffocati da un mercato in crisi e aziende di produzione in preda alla paranoia di rendere tutto più politically correct possibile.

Quindi: cos’è “Lackadaisy”?

E’ un progetto partito inizialmente da un web-comic degli stessi personaggi della serie e segue, a grandi linee, la stessa trama. Il fumetto ha tutte le pagine disponibili sul sito ed esiste un grazioso volume cartaceo che si può ordinare (io sto già riflettendo su tale acquisto).

La storia, riassumendo all’osso è la seguente: Siamo a St. Louis, lungo le rive del Missisipi, l’anno è il 1927, in pieno proibizionismo.

E’ l’era del contrabbando di alcolici, sparatorie, poliziotti corrotti, jazz, sfrenate serate negli speakeasy e corpi trovati con dei fori di proiettile in un vicolo senza nome o risputati sulle rive del Missisipi dalla corrente.

Il Lackadaisy è uno speakeasy (che, per chi non lo sapesse, erano nightclub illegali, notoriamente tollerati e/o protetti dalle autorità dove si smerciava l’alcol di contrabbando e si ballava jazz e swing dalla sera fino alla mattina) rinomato e raffinato. O almeno lo era, prima che la “concorrenza sleale” uccidesse il proprietario, Atlas May, e lanciasse una campagna di sabotaggio mirata a smantellare il piccolo impero gangster costruito intorno ad esso.

Diventa un periodo di magra per il Lackadaisy e l’unica cosa che salva il locale dall’oblio è Mitzi May, moglie di Atlas, ora vedova, che tiene insieme i pochi amici e collaboratori rimasti, decisa a rilanciare il Lackadaisy e riportarlo ai fasti di un tempo.

Da qui parte quella che, almeno sul fumetto, è una trama intricata che si snoda attraverso un vasto cast di personaggi che spaziano da sicari della mala, politici e funzionari corrotti, contrabbandieri, musicisti jazz, faccendieri e tutto il sapore melanconico e prorompete dei ruggenti anni 20 e inizio anni 30.

Tenete a mente che questa è una serie animata, con personaggi che sono animali antropomorfi, per la precisione: gatti. Sì, tutti i personaggi di Lackadaisy hanno pelo, code voluttuose, baffi e musetti.

E al tempo stesso fanno tutto quello che le loro controparti umane hanno fatto all’epoca, senza sconti.

Come descrivere lo stile di Lackadaisy… direi, a occhio e croce, potrebbe essere quello che la Disney sarebbe potuta diventare se decidesse di fare prodotti per adulti.

Lo stile di Lasckadaisy è inconfondibilmente cartoonesco, frizzante, colorato, dinamico e sopra le righe, ma presto ci renderemo conto che non stiamo guardando un prodotto per bambini. Ci sono molti fattori e scene, che ci ricordano che non stiamo guardando “Topolino & gli anni trenta”.

Ricordo bene la mia sequenza preferita (spogliata del contesto per evitare spoiler): a un certo punto uno dei personaggi protagonisti del pilot, una ragazza di nome Ivy Pepper, giovane dalla voce squillante, è rifugiata in un capannone e braccata da due sicari. A un certo punto ne individua uno approcciarsi all’ingresso principale e scatta per fuggire dalla porta sul retro. Come la apre, il secondo sicario le si para dinnanzi, pistola alla mano, salutandola con un noncurante “ciao”, immediatamente Ivy chiude la porta per andare a nascondersi e, una frazione di secondo più tardi, due proiettili esplosi dal secondo sicario aprono due buchi attraverso porta, dove un attimo prima c’era Ivy. Parliamo di due spari secchi, che fanno due fori definiti attraverso il legno con solo la luce della luna che filtra nell’ambiente. Ivy è il personaggio più “tenero” dell’episodio, qualcuno che, in un film di animazione normale non corre mai realmente il rischio di farsi male e se succede è un eccezione. Ma non il Lackadaisy.

Quello che rende Lackadaisy un titolo vincente è la passione con cui abbraccia il suo setting: qui siamo negli anni dei gangster e del proibizionismo, quando si spara, si spara. Se un personaggio passa a miglior vita non aspettatevi che ritorni nel regno dei vivi con qualche conveniente plot twist. Se un personaggio si approccia a un altro con un arma alla mano non è per fargli paura.

Quella colt calibro 45. non è un giocattolo né una soluzione comica. E’ un arma. E le armi uccidono.

Da un lato Lackadaisy mostra leggerezza, disinvoltura, voglia di sognare e romanticismo, dall’altro ci ricorda che gli anni trenta erano tempi violenti e spietati.

Tempi di una società sulla via del collasso.

Come, per esempio, in un altra scena, dove Mitzi May parla con il ritratto dell’amato e defunto Atlas, dove gli racconta di come “quando c’eri tu, la sensazione era che questa città fosse tutta per noi. Ora raccattiamo gli scarti”, il tutto alla luce di una luna crescente. Trovo una grande empatia in tutto questo.

E per finire dobbiamo parlare della colonna sonora. Lasckadaisy fa della musica tipica dell’epoca un grande punto di forza. Prima dell’inzio dell’episodio pilota compare una scritta che ci avvisa che se possediamo buone cuffie o un apparato sonoro di rispetto, è bene usarlo a dovere.

Detto questo, un ultima cosa su cui mettere l’accento è il cast dei doppiatori, perchè è semplicemente perfetto. Ogni singolo personaggio trasuda carisma e identità. Niente è messo lì per caso e la passione per il progetto emerge da ogni linea di dialogo. Guardatevi i nomi dei doppiatori che hanno prestato la voce a questo progetto perché parliamo di veri professionisti.

In conclusione, stiamo assistendo alla nascita di qualcosa di grandioso.

Guardate Lackadaisy, fatevi risucchiare dal suo fascino e rapire dal suo malinconico carisma, dal suo romanticismo ingenuo, dai suoi personaggi prorompenti, dall’atmosfera pericolosa e dall’affascinante a ritmo di Jazz e Swing. Perché questo è uno show che funziona davvero bene.

L’episodio pilota, per il momento, in due settimane, siede su un tranquillo sette milioni di visualizzioni su Youtube. E ho la sensazione che quel numero sia destinato ad aumentare.

Francesco Viglione

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Appassionato di cinema, teatro, serie televisive e videogiochi fin da quando ha memoria diplomato alla Scuola Holden di Torino, il suo percorso di studi spazia dalla drammaturgia teatrale alla sceneggiatura, passando per la narrativa tradizionale.