Nostalgia: desiderio pungente o rimpianto malinconico?
Uno stato d’animo ibrido, a metà strada tra la perenne insoddisfazione e la piacevolezza di un ricordo felice. C’è chi dalla malinconia fugge, terrorizzato dall’idea di scavare nel proprio passato e chi invece, nonostante tutto, ama crogiolarvisi.
Per consuetudine “l’Italiano tipo” ama rivangare (nel bene e nel male) episodi, sentimenti, emozioni degne di essere considerate ineguagliabili, irripetibili. Chi di voi non ha rivisto almeno una volta QUELLA finale che nel lontano 2006 ci rese campioni del mondo? In quanti ancora oggi hanno la pelle d’oca al solo sentir pronunciare da Fabio Caressa la frase “Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene”? La verità è che per noi Italiani la nostalgia ha un ruolo imprescindibile: elogiare ciò di cui anni prima ci lamentavamo ci da il diritto di poterci lamentare ancora di più di ciò che oggi ci accade intorno. Ci sono cose di cui non avere nostalgia risulta impossibile. L’assenza di una persona cara, la spensieratezza di quando si è piccoli, il ricordo di giornate memorabili come la prima comunione, il matrimonio, la nascita di un figlio. Di altre invece iniziamo a sentire la mancanza inaspettatamente.
In questi ultimi mesi, surreali quanto bui, per la prima volta ho provato nostalgia nel ricordare un episodio della mia vita che prima avevo sempre tentato di rintanare nei cassetti più profondi della mia memoria: l’esame di maturità. Lunghe nottate passate sui libri, momenti di ansia incredibile, ore sprecate sbraitando quanto poco fossi preparata, sono l’emblema di quei lunghissimi venti giorni che solo oggi, ho capito essere stati fondamentali nel decretare la fine di un ciclo meravigliosamente complicato.
Ripenso ai miei ultimi mesi di liceo e sento la mancanza dell’adrenalina, delle persone, degli abbracci rubati, delle litigate con il compagno di banco mancino che mi prende a gomitate. Provo nostalgia per tutti quei piccoli momenti di quotidianità, di condivisione che mi sono potuta godere. Mi sento fortunata. Grata per aver avuto il tempo di “fotografare” ogni singolo istante nella mia memoria. Estremamente felice di aver potuto vivere la mia “notte prima degli esami” senza alcun tipo di distanziamento, felice di aver potuto cercare il conforto tra le braccia dei miei migliori amici. Così io, che all’epoca ero tanto intimorita dalle insidie della terza prova, mi ritrovo ad essere dispiaciuta per chi quella paura l’ha provata solo in parte. Mai avrei pensato che, nonostante tutte le difficoltà del caso, l’immagine di me che a gesti suggerisco la risposta esatta ai miei compagni dall’altra parte della stanza sarebbe stata in grado di strapparmi un sorriso.
Forse il vero motivo per cui noi Italiani non disdegniamo affatto la nostalgia è perché si sposa perfettamente con la nostra indole inguaribilmente romantica. Quella natura d’animo che mi spinge a sperare che in un futuro, possibilmente più vicino di quanto si possa pensare, migliaia di ragazzi avranno ancora la possibilità di vivere a pieno questo momento. Amarlo, odiarlo fino a volerlo rivivere (nostalgicamente) centinaia di volte, così da poterlo rendere finito e eterno.
Cristina Ciurleo