Nina Zilli a Sanremo 2018: «Siete abituati a dare delle etichette nella mia musica ci sono tanti generi diversi»

Un Sanremo che non ti aspetti quello di Nina Zilli la cantante piacentina che proprio sul palco dell’Ariston è nata artisticamente, ormai otto anni fa, con il brano iconico “L’uomo che amava le donne“. Classe, eleganza ed un anima fortemente soul Nina ci ha abituato bene negli anni con singoli d’impatto e di successo senza dimenticare la partecipazione all’Eurovision Song Contest dal sapore retrò. A questo sono succeduti show televisivi e ruoli forse non perfettamente a fuoco per un artista che dovrebbe vivere di musica ma che comunque hanno rafforzato la sua immagine pubblica rendendola familiare al grande pubblico.

Quest’anno Nina è tornata sul mercato musicale con un progetto molto diverso dal repertorio al quale ci aveva bene abituati con un mood versatile e moderno per viaggiare nel tempo ed esplorare a fondo tutte le suggestioni musicali. “Modern Art” album che poi è stato arricchito con il brano di Sanremo, un inno femminista dal titolo “Senza appartenere”  un lavoro che rappresenta un nuovo step nella straordinaria evoluzione artistica della cantante, mai uguale a sé stessa, caratterizzato da un’inedita ricerca musicale.

A questo si è aggiunta la partecipazione a Sanremo con un brano che però nella serata di ieri poco ha convinto la sala stampa e gli addetti ai lavori per la sua classicità anni ’90 così diversa sia dai canoni della Nina Zilli “Old school” sia del nuovo album totalmente opposto al brano presentato al Festival. Durante la pressconference Nina ha così motivato, a chi aveva chiesto il perché di questo cambiamento la sua scelta artistica:

Siete abituati a dare delle etichette, nella mia musica metto molti generi. In una canzone ci devono essere influenze, ogni canzone ha un giusto vestito che le calza a pennello. Quando ho dovuto arrangiare questa canzone, ho avuto bisogno di mettere gli archi, i fiati, io la sentivo così, non penso al pop al reggae ma ad un bit ed alle vibrazioni che voglio dare.

Una motivazione più che saggia quella di Nina che per questo sessantottesimo Festival si è presa la responsabilità di rischiare. La classifica di gradimento della prima serata votata dalla giuria demoscopica, a differenza di quella sala stampa, sembra dargli ragione, resta da vedere se le classifiche saranno più positive per il progetto “Modern Art” che non ha brillato particolarmente alla sua uscita nonostante avesse come traino un singolo scritto da Dario Faini, Calcutta e Tommaso Paradiso e prodotto da Michele Canova Iorfida, uno dei produttori più validi del panorama musicale italiano. Sarà gloria? Come cantava il celebre Lucio Battisti: lo scopriremo solo vivendo, intanto onore al merito e al coraggio di cambiare.

Simone Intermite

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