Miu Miu e Helen Marten portano a Parigi le loro “30 tempeste emotive”: quando l’arte diventa esperienza sensoriale

Parigi, città che vive da sempre di contrasti – la leggerezza di una passerella e il peso di un pensiero filosofico, il profumo di un croissant e l’eco di una rivoluzione – ha accolto uno degli eventi più magnetici di Art Basel Paris 2025. Protagonisti assoluti: Miu Miu e l’artista britannica Helen Marten, vincitrice del Turner Prize, che insieme hanno dato vita a 30 Blizzards., un’installazione-performance destinata a restare impressa nella memoria di chi l’ha attraversata.

Dal 24 al 26 ottobre, all’interno del solenne Palais d’Iéna, i visitatori si sono trovati immersi in un universo sospeso tra moda, cinema e teatro: una scenografia viva, mutevole, in cui 30 personaggi in total look Miu Miu si muovevano come frammenti di tempesta, incarnando paure, desideri, fragilità e ossessioni.

Un tableau vivant tra moda e filosofia

Non si trattava semplicemente di una sfilata o di una mostra. 30 Blizzards. era un rituale contemporaneo, un intreccio di immagini, suoni e corpi. Sullo sfondo, schermi proiettavano paesaggi onirici e interni inquieti, accompagnati da monologhi che riflettevano sull’innocenza, sul desiderio e sull’assenza. Intorno, oggetti stranianti – cuscini sparsi, lastre di ottone piegate, scacchiere surreali, cartoni del latte abbandonati – costituivano i simboli visivi di un mondo fragile e in continua decifrazione.

«Sono trenta figure, ciascuna con la sua identità, un archetipo che appartiene al nostro immaginario collettivo», ha spiegato Helen Marten. «Dal Dentista al Fornaio, dalla Madre alla Volpe: ogni personaggio porta con sé un oggetto-simbolo, un dettaglio che diventa estensione del suo spirito».

La colonna sonora di un’emozione

A rendere ancora più avvolgente l’esperienza è stata la colonna sonora firmata da Beatrice Dillon, produttrice e compositrice britannica di musica elettronica, capace di trasformare la voce in ritmo, respiro e tensione. Il risultato? Una drammaturgia sonora che sembrava quasi disgregare il linguaggio, trasformandolo in pura vibrazione emotiva.

Il regista teatrale e operistico Fabio Cherstich ha contribuito alla direzione concettuale del progetto, sottolineando come «le parole, in 30 Blizzards., non siano mai copioni da recitare, ma partiture da abitare».

L’esordio performativo di Helen Marten

Per Marten, nota per le sue opere scultoree e i suoi romanzi, si è trattato della prima vera incursione nel linguaggio performativo. «È stato un salto nel vuoto», ha ammesso. «Ma era inevitabile: il mio lavoro ha sempre dialogato con il corpo, con la mano, con la voce. Qui ho voluto dare a quelle suggestioni una forma più viva».

Il pubblico, incantato e a tratti destabilizzato, si è trovato a vagare tra figure immobili e improvvisi lampi di movimento: personaggi che sorvegliavano lo spazio dalle scale, che cantavano improvvisazioni, che fissavano la Torre Eiffel dalle finestre, come se ogni gesto fosse una confessione collettiva.

Moda come linguaggio universale

Con 30 Blizzards., Miu Miu non ha solo vestito corpi: ha dato forma a identità. La moda si è trasformata in codice narrativo, in linguaggio universale capace di raccontare la complessità dell’essere umano. Un’operazione audace che conferma la maison come laboratorio di sperimentazione culturale, oltre che di stile.

Alla fine, più che un’installazione, 30 Blizzards. è sembrata una mappa emotiva: un tentativo di tradurre in immagine e suono ciò che la lingua spesso non riesce a dire. Una tempesta interiore che, per tre giorni, ha travolto Parigi.

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Sofia Conti è una giornalista dedicata al benessere e alla bellezza. Ama condividere segreti e tendenze per aiutare gli altri a raggiungere il loro massimo potenziale.