C’è un attimo, appena la Sinfonia n.5 di Beethoven investe la sala del Metropol in viale Piave, in cui la moda sembra trattenere il respiro. Poi, sull’accordo più iconico della musica classica, il silenzio viene squarciato dall’eleganza disarmante dei Pyjama Boys, protagonisti della collezione Primavera/Estate 2026 firmata Dolce & Gabbana. Una sfilata-loop — passerella ad anello, platea incastonata al centro — che fa del comfort la nuova misura dell’eleganza maschile. Basta un teaser, lanciato il giorno prima, per accendere i riflettori su quello che sarà molto più di un capo: il pigiama.
Sì, avete letto bene. Righe bianche e blu, popeline di cotone, canotta bianca con logo. Il look del modello Kim Butler è il manifesto estetico di un’idea che sembrava impensabile fino a qualche stagione fa: il pigiama come statement di stile. Un modo per dirci che la moda non ha più bisogno di urlare — può anche sussurrare, con la morbidezza di un capo da notte reinventato per il giorno, per la sera, per sempre.
Nel pieno della seconda giornata di Milano Fashion Week, il teaser prende corpo e anima, e i pigiami sfilano sulle stesse note che li hanno introdotti: Beethoven, ancora lui, colonna sonora di una rivoluzione silenziosa. Il duo Domenico Dolce e Stefano Gabbana propone una moda circolare anche nel senso più teatrale del termine: modelli che vanno e vengono in tondo, avvolgendo lo spettatore in un’estetica morbida, avvolgente, quasi ipnotica.
Ma questi non sono pigiami come gli altri. Non sono nemmeno solo capi d’abbigliamento: sono uniformi per un nuovo stile di vita. Vengono abbinati con gilet utility bordati di pelliccia sintetica, con cardigan a maglia traforata, con trench in pelle verniciata che riflettono la luce come seta liquida. Sono vestiti che raccontano un’intima connessione fra pezzi, stagioni, generi. Un guardaroba modulare, coerente, vivo, capace di farsi elegante o ironico con un solo gesto.
La bellezza di questa collezione è tutta nello styling intelligente: il pigiama diventa provocazione quando lascia intravedere l’underwear colorato, si fa elegante la sera se portato con un trench sleek, si trasforma in look da passerella urbana se sovrapposto a strati inconsueti. In ogni caso, non è più riservato alla camera da letto. È un capo da viaggio, da club, da aperitivo, da brunch domenicale.
Il risultato è un’eleganza nuova, che osa non prendersi sul serio, che mette al centro il corpo, la comodità, la possibilità di esprimersi anche con quello che fino a ieri era considerato “homewear”. In questo senso, il pigiama è una scelta radicale, quasi politica: un invito a sentirsi a proprio agio nel mondo, anche quando si è sotto i riflettori.
Il casting della sfilata conferma il messaggio: volti internazionali, fisicità diverse, silhouette fluide. E poi, in prima fila, un parterre da red carpet — Theo James, Zane Phillips, Lucien Laviscount, Michele Morrone — a ribadire che sì, la nuova seduzione passa anche dalla morbidezza di una camicia sbottonata e di un pantalone che accarezza la caviglia.
È un momento di svolta. Dolce & Gabbana non propongono solo una collezione, ma una nuova etica del vestirsi. Lontani dal formalismo rigido, i loro pigiami sono l’emanazione di un desiderio più profondo: quello di ritrovare se stessi nel gesto più semplice, più vero, più quotidiano.
E se il lusso di domani sarà davvero fatto di popeline, righe leggere e comfort assoluto, allora benvenuti nel futuro. Un futuro che inizia tra le lenzuola — ma si vive, con orgoglio, alla luce del sole.