C’è un universo parallelo che si muove a velocità supersonica, fatto di neologismi lampo, espressioni da decifrare e riferimenti che sembrano sfuggiti da un meme. È il linguaggio giovanile, un codice che cambia forma con la rapidità di una tendenza su TikTok e che lascia spesso gli adulti spaesati, quasi naufraghi in un mare di termini indecifrabili. Ma niente paura: a prendere in mano il dizionario 2.0 con il piglio del professore d’eccezione è Leonardo Pieraccioni, che con la sua inconfondibile ironia si è cimentato in una divertente lezione di slang per boomer.
SOS Genitori: guida semiseria al lessico Gen Z
Armato di curiosità e di quel tocco toscano che rende tutto irresistibile, l’attore e regista ha pubblicato un video sui social in cui cerca di decifrare il misterioso alfabeto delle nuove generazioni. Il risultato? Una sorta di manuale di sopravvivenza per chi ha figli adolescenti e si sente linguisticamente obsoleto. E così, tra un sorriso e una battuta, Pieraccioni ha spiegato parole come “sgravare” (no, non ha nulla a che fare con il parto, ma con l’esagerare), “chillare” (prendere la vita con calma, rigorosamente in versione social) e “snitchare” (tradire la fiducia, peggio di Giuda). Un lessico che cambia con la stessa rapidità con cui si scrollano le storie su Instagram, ma che ha una regola d’oro: qualunque parola tu stia usando, chiudi la frase con “giuro”, altrimenti non vale.
Il lessico che cambia: dallo “sballo” anni ’80 ai tormentoni di oggi
Se qualcuno pensa che questo sia un fenomeno recente, farebbe bene a rivedere le proprie certezze. Come ricorda Pieraccioni, ogni generazione ha avuto il proprio gergo distintivo, una lingua segreta con cui marcare il territorio e sentirsi parte di un gruppo. Negli anni ’80 si “sballava”, nei ’90 si parlava di “tamarri”, oggi si “flexa” e si “shotta”. Le parole cambiano, certo, ma il meccanismo è sempre lo stesso: reinventare il linguaggio per costruire un’identità, strizzando l’occhio ai trend del momento.
Quando l’ironia diventa un ponte tra generazioni
E allora, anziché scandalizzarsi o provare a infilare un improbabile “bro” nelle conversazioni, la vera chiave è l’ironia. Lo dimostra il video di Pieraccioni, che trasforma il gap linguistico in un’occasione di leggerezza e di dialogo. Perché alla fine, che si parli di “cringe” o di “sbatti”, il segreto è sempre lo stesso: ascoltare, capire e magari anche riderci su. E chissà, forse tra qualche anno saremo noi a guardare i ragazzi con aria di sufficienza, chiedendoci se abbiano davvero capito il significato di “una cifra”. Giuro.