L’emergenza sanitaria covid-19 blocca il mondo del cinema. Ecco tutte le migliori pellicole rinviate al 2021

Brutte notizie per gli appassionati cinefili, è in continuo aumento il numero delle pellicole rinviate al 2021. Dopo la posticipazione di colossal come Dune (1° ottobre 2021), Black Widow (maggio 2021) Matrix (dicembre 2021) e molti altri, anche l’attesissimo The French Dispatch è sospeso a data da destinarsi. Già reduce da due slittamenti, il nuovo film del registra statunitense Wes Anderson salterà l’uscita nelle sale del 2020 e aspetterà la première al Festival di Cannes 2021. Con la presenza di un cast monumentale (Tilda Swinton, Bill Murray, Adrien Brody, Benicio Del Toro, Owen Wilson, Timothée Chalamet, Stephen Park, Willem Dafoe, Lois Smith, Saorsie Ronan, Christoph Waltz, Cécile de France ed altri) il film si presenta come una lunga lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata all’interno di una sede di una rivista statunitense in una cittadina francese del ventesimo secolo. Una pellicola che manifesta, oltre la passione per il mondo giornalistico, anche l’amore per le vecchie colonne monumentali del cinema d’autore francese.

In tal proposito, il direttore della fotografia Robert Yeoman ha affermato che Anderson avrebbe preparato al cast una serie di film da consultare prima di cimentarsi nelle riprese. In particolare era imprescindibile non vedere cinque opere fondamentali per la messa in scena del film: I quattrocento colpi di François Truffaut, I diabolici e Legittima difesa di Henri-Georges Clouzot, Vivre sa vie di Jean-Luc Godard e Il piacere di Max Ophus.

Nonostante l’attesa di The French Dispatch, da varie fonti apprendiamo che il regista è già all’opera su un nuovo lungometraggio. Si tratterebbe di un live-action, le cui riprese sono destinate ad iniziare in primavera.

Vincitore del David di Donatello come miglior film straniero (Grand Budapest Hotel), di quattro statuette agli Oscar 2015 (Miglior costumi, miglior colonna sonora, migliori trucco e acconciature, miglior scenografia) ed altri premi cinematografici, Wes Anderson si conferma come uno dei registi più influenti della scena cinematografica degli ultimi anni. La sua poesia emerge nelle scene dei suoi film con un gusto visivo geometrico e surreale che garantisce “l’artefazione” della narrazione. All’interno del film, personaggi di profondità letteraria agiscono all’interno di inquadrature sature e dai colori forti, adibite per ricreare una tecnica fumettistica con riferimenti alla pittura americana degli anni 30. Un tipo di sceneggiatura barocca, ricca di dettagli nella quale si intersecano visioni frontali di edifici e soggetti. Pellicole impostate come delle lunghe biografie di figure umane stravaganti che narrano con leggerezza frammenti di vita, di perdita e mancanza d’affetto.

Immagini che conferiscono agli attori una assoluta iconicità percepita immediatamente dallo spettatore, ma, nello stesso istante, essi sono anche oggetti di scena su inquadrature di edifici o ambientazioni bizzarre. I mondi creati da Anderson sono chiusi, piccoli, quasi claustrofobici e si presentano con una particolare messa in scena volta a far percepire allo spettatore la pellicola come un gioco in scatola. Una dimensione ludica che ritorna anche nei caratteri dei vari personaggi e si presenta come scudo all’oscurità del mondo esterno. Tutti questi elementi creano un marchio di fabbrica, capace di far riconosce l’arte del regista dopo poche inquadrature.

Maria del Vecchio

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Laureata in Lettere Moderne presso l’università G. D’Annunzio, ha conseguito la seconda laurea in Filologia moderna. Insegnante di lettere e amante dell’arte in tutte le sue declinazioni, ha collaborato nell’allestimento di varie rassegne culturali d’arte e vari progetti editoriali letterari e cinematografici organizzando progetti di rivalutazione artistica del territorio.