“Lavoro con l’immaginario, è una fortuna”: Luca Argentero tra sogni, figli e favole si racconta su Domanipress

Dal salotto raffinato di Domanipress ai riflettori scintillanti del Festival ON AIR, Luca Argentero si racconta con quella pacatezza luminosa di chi ha fatto pace con ogni versione di sé. È padre, attore, sognatore, ma soprattutto uomo. E oggi, finalmente, felice. Non una felicità qualunque, ma quella consapevole, costruita, coltivata ogni giorno con amore e disciplina. In questa intervista, si muove tra le emozioni come tra le stanze della propria anima, raccontando come le storie siano diventate la sua casa, e la famiglia il suo centro di gravità permanente.

Una vita costruita sull’immaginazione

«Io faccio un mestiere che vive della capacità dell’essere umano di sognare, di immaginare storie, di portarle agli altri», confessa a Domanipress con uno sguardo che sembra ancora curioso di tutto, come se il mondo fosse un gigantesco set da esplorare. «È una parte integrante del mio modo di vivere, di lavorare, di intendere in generale la vita». In queste parole c’è la sintesi di una carriera che non ha mai smesso di ascoltare il cuore, ma anche di un approccio filosofico all’arte: per Argentero, recitare non è fingere, è mettersi a nudo. Dietro ogni ruolo, ogni battuta, ogni set, c’è la volontà di entrare nella pelle di qualcun altro per comprendere meglio la propria. E quando parla di scrittura, il tono si fa ancora più intimo: «Quella delle favole per bimbi è una declinazione estremamente naturale, molto più complessa del previsto, perché scrivere una favola è molto più difficile di quanto pensassi, ma quasi necessaria, normale». Come se raccontare storie ai bambini fosse il gesto più rivoluzionario e necessario in un mondo che ha perso l’innocenza. Le fiabe, dunque, come specchio e protezione. Come dono.

Una felicità piena, quasi sacra

Al Festival ON AIR, dove cinema e serie si intrecciano come pagine di un romanzo infinito, Luca si concede con la sincerità di chi non ha più bisogno di impressionare: «In questo periodo sono all’apice di una felicità che definirei cristallina: ho una moglie meravigliosa, due bambini fantastici e lavoro in modo continuativo su cose che mi piacciono: è proprio un bellissimo momento». La felicità di cui parla non è esibita, ma vissuta, quasi custodita. È la felicità che nasce quando tutto finalmente si allinea: i figli che ti svegliano la mattina, un amore maturo, e il lusso raro di fare ciò che si ama senza doverlo più rincorrere. Non è una vetta, è un respiro profondo. Un equilibrio raro. E chi lo conosce bene sa che non è arrivato per caso, ma come risultato di scelte, rinunce, passi decisi verso l’essenziale.

La paternità come rivoluzione gentile

Se c’è una parola che oggi sembra definire Argentero più di tutte, è “padre”. E lo dice senza retorica, ma con una sincerità disarmante: «Sono molto cambiato da genitore rispetto a come ero prima: alcune nuove paure si sono affacciate rispetto a quando ero un giovane scapestrato in giro per il mondo». E poi aggiunge, quasi bisbigliando una promessa silenziosa: «Oggi ho una responsabilità diversa, ho smesso di fumare perché spero di campare più tempo possibile per occuparmi delle mie creature: mi voglio proteggere per loro». È in questo dettaglio che si legge tutta la sua trasformazione: non c’è più spazio per l’imprudenza romantica dei vent’anni, ma c’è tutta la forza di chi sceglie la vita, ogni giorno, per esserci davvero. La paternità, per lui, non è una rinuncia. È un nuovo inizio. Un’epifania.

Un ragazzo che ha detto no alla routine

Non è sempre stato così chiaro, però. Luca ricorda la sua adolescenza con tenerezza: «Fino ai 16 anni le ragazze non mi notavano, ma poi è venuto fuori qualche muscolo e improvvisamente tutte mi guardavano». Ma se il corpo è cambiato, lo spirito era già lì, pronto a scegliere un’altra strada. «Non mi sarei mai visto con l’abito, la giacca, la cravatta, il computer e l’ufficio. Da ragazzo non sapevo dove sarei arrivato ma ero certo di cosa non volevo diventare». In un mondo che misura il successo in stipendi, promozioni e badge aziendali, Argentero ha scelto il contrario: il salto nel vuoto, il mestiere più fragile, il più instabile. Ma forse anche il più sincero. «Ho scelto il mestiere più lontano da qualsiasi idea di stabilità e routine: ho sempre creduto che se desideri fortemente qualcosa, quella stessa cosa ti porterà in quella direzione». Una filosofia di vita che oggi suona come un monito gentile a chi ha dimenticato come si sogna.

L’arte come fede e responsabilità

Alla fine, Luca Argentero non è solo un attore. È un portatore di senso, un mediatore tra realtà e fantasia, un interprete del tempo presente che non ha mai perso di vista la bellezza del dubbio. Lavora con l’immaginario, sì, ma non per fuggire. Per costruire. E in un’Italia che spesso confonde fama e talento, lui si distingue per questa serietà luminosa, quasi spirituale, con cui vive ogni nuovo progetto. Oggi, tra un ciak e una ninna nanna, tra un set e un libro per bambini, continua a cercare storie da raccontare e da scrivere. Perché se il mondo ha ancora bisogno di qualcosa, è proprio di questo: di favole nuove. Di parole che proteggano. Di uomini che sappiano guardare avanti senza dimenticare di essere stati ragazzi. E in tutto questo, Luca Argentero è già molto più di un attore. È una voce. È una possibilità. È una storia vera.

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