Torino è un palcoscenico. La cultura, quest’anno, si prende la scena.
Tra le curve morbide del Lingotto e le sue vetrate industriali, dal 15 al 19 maggio torna il Salone Internazionale del Libro. E lo fa con l’ambizione di sempre: parlare al Paese, ma con una voce nuova. Più pop, più femminile, più coraggiosa. Il tema scelto per il 2025 – Le parole tra noi leggere – è una citazione colta (Lalla Romano) che si fa promessa: quella di un dialogo leggero, sì, ma mai superficiale.
A Torino si va per scoprire cosa bolle nel futuro dell’editoria, certo. Ma anche per ascoltare Yasmina Reza mentre inaugura il Salone con una lectio che profuma già di standing ovation. Per scoprire che Salmo, questa volta, non è sul palco di un festival, ma in mezzo a un gruppo di adolescenti a parlare di rabbia e creatività. Per vedere Luciana Littizzetto portare la sua leggerezza intelligente in una sezione curata da lei, tra risate e parole che pesano più del piombo.
Una parata di nomi che sembra una serata agli Oscar
C’è chi ha già segnato in agenda gli incontri con Tracy Chevalier, Jhumpa Lahiri, Joël Dicker, Scott Turow. E chi aspetta solo di incrociare Erin Doom, la scrittrice-fenomeno che fa impazzire TikTok e vende quanto un blockbuster. Ci sarà Zerocalcare, più acuto e disilluso che mai. E poi Fabio Fazio, Mara Venier, Dacia Maraini, Saviano, Piperno, Francesco Costa. Un cast degno di una fiction in prima serata, solo che qui si parla di libri, di idee, di futuro.
La cultura che scavalca i confini (e sale sul tetto)
Tra le novità più glam di quest’anno c’è lei: la Pista 500. Non una sezione, ma un luogo. Sul tetto del Lingotto, tra Fiat e poesia, andrà in scena una serie di incontri open air che sembrano pensati per essere postati su Instagram al tramonto. Il Salone diventa così anche un’esperienza estetica, sensoriale, quasi cinematografica.
2.000 eventi, 500 appuntamenti in città, 8 visioni editoriali
Il programma è monumentale: otto sezioni curate da otto nomi d’autore (Mazzucco, Piccolo, Littizzetto, Doom, Costa, Cremisi, Piperno, Lancini) e un Salone Off che invade Torino con più di 500 eventi sparsi ovunque – dai bar alle librerie indipendenti, dalle scuole ai tram.
Non è solo una fiera. È uno specchio del Paese.
In un’Italia che ha sempre più bisogno di parole precise, questo Salone è anche una bussola. Un luogo in cui fermarsi e ascoltare, tra l’urgenza del presente e le storie che ancora devono accadere.
E quest’anno la cultura fa un passo in più: si apre, si sporca, si innamora, si accende. Si fa desiderare.
Come un romanzo che non vuoi finire.