Quella che abbiamo trascorso è stata un’estate diversa dal solito, dominata dall’incertezza e il costante monitoraggio della situazione epidemiologica che ha totalmente cambiato il nostro modo di vivere le vacanze e la socialità tra nuove regole, green pass e campagne informative. In questo clima di instabilità una delle certezze che ci ha accompagnato è stato l’ascolto, volente o nolente, delle hit estive tra uno spritz con mascherina con gli amici ed un tuffo in sicurezza sulle spiagge italiane. Il duo Takagi & Ketra fenomeno da oltre un miliardo di stream totali e oltre 130 dischi di Platino, un disco di Diamante in Italia sono, da più di un lustro, una garanzia ed il loro marchio di fabbrica è riuscito ad andare oltre gli addetti ai lavori per raggiungere il grande pubblico con brani come “Roma-Bangkok“, “Vorrei ma non posto” e “Ostia Lido” e “Venere e Marte” solo per citarne alcuni interpretati da i più importanti personaggi della musica italiana pop da Giusy Ferreri ad Elisa passando per Tommaso Paradiso, Marco Mengoni, Elodie e i mitici Gipsy King. Quest’anno la chimica fra i Re Mida del pop italiano e Giusy Ferreri si è riconfermata con il brano “Shimmy Shimmy” che mutua il titolo dal tipico movimento della danza del ventre, sensualissimo e vibrante di energia positiva in cui si uniscono passione, divertimento e spensieratezza. Noi di Domanipress abbiamo incontrato nel nostro salotto virtuale Takagi & Ketra per parlare con loro in questa Video Intervista Esclusiva del fenomeno musicale estivo tra suggestioni sonore e culturali in cerca del ritornello perfetto che mette tutti d’accordo come una bibita ghiacciata in riva al mare.

Durante tutta l’estate, anche quest’anno, ci avete tenuto compagnia con la vostra musica, voi come avete trascorso le vacanze?

«Abbiamo passato parte delle nostre vacanze in Puglia, la nostra casa, un luogo incantevole a cui siamo molto legati, dove si può vivere ogni volta un un’energia particolare e soprattutto tanta voglia di ricominciare. Si percepiscono delle belle vibes…».

Con Giusy Ferreri state dominando le classifiche con il brano “Shimmy Shimmy” eletto a colonna sonora della nuova rinascita post covid…Questa volta ci avete trasportato in oriente: com’è nato questo brano?

«In maniera molto spontanea, volevamo chiudere la trilogia con Giusy Ferreri alla ricerca di suoni e suggestioni esotiche e sensuali. Siamo partiti dal brasile con “Amore e Capoeira” poi siamo passati al  Sudafrica attraverso “Jambo” e infine siamo approdati in oriente con “Shimmy Shimmy“».

Le hit estive si scrivono principalmente qualche mese prima, in pieno inverno…Com’è stato immaginare un brano da dancefloor in pieno lockdown e con le discoteche chiuse?

«Sicuramente è stato molto complesso, durante il primo lockdown eravamo speranzosi che la situazione sarebbe stata transitoria e che passata la prima bolla ci saremmo ritrovati a vivere la vita di sempre. Con il trascorrere dei giorni invece abbiamo compreso che la situazione pandemica si sarebbe protratta nel tempo e anche ritrovare gli autori, i produttori oltre che i protagonisti delle hit non è stato immediatamente possibile. Pensare di dover scrivere dei ritornelli spensierati in una situazione che volgeva verso un senso totalmente opposto è stata un terapia che ci ha aiutato ad affrontare meglio l’isolamento».

Avete avuto modo di collaborare con diversi nomi della musica italiana da Marco Mengoni ad Elodie passando per Tommaso Paradiso Jovanotti Calcutta ed Elisa…Come cambia il modo di lavorare rispetto ad ogni artista?

«L’approccio è sempre lo stesso ed è questa la vera figata! Non ci facciamo influenzare troppo dalle differenze anche di genere per questo ci piace spaziare tra reggaeton, pop, rap ed urban mescolando le suggestioni per proporre qualcosa di nuovo. Essere noi stessi ci ha sempre premiato…Crediamo che sia un mood da seguire nella vita che vale per tutto non solo per la musica».

Con quale artista avete riscontrato una maggiore affinità?

«Da parte degli artisti con i quali abbiamo collaborato non abbiamo mai incontrato difficoltà, ognuno ha il suo modo di approcciarsi alla musica e all’arte in generale e questo lo viviamo ogni volta come un arricchimento».

Uno dei fil Rouge delle vostre produzioni è l’uso sapiente dell’elettronica. Oggi che c’è un ritorno ai suoni analogici e “sporchi” del rock grunge come insegnano i Maneskin quali tipi di atmosfere preferite?

«Noi siamo figli del passaggio dall’analogico al digitale per questo abbiamo ben presente le differenze che intercorrono tra questi due suoni. Anche nella produzione attuale cerchiamo sempre di scegliere il meglio tra questi due universi facendoli incontrare sul campo. Spesso nelle nostre hit inseriamo riferimenti mutuati dagli anni ottanta, soprattutto per le batterie, che si basano su una registrazione analogica mentre per la costruzione del brano utilizziamo il digitale per filtri, automazioni sintetizzatori ed elementi che possono essere creati solo in digitale».

Il vostro laboratorio creativo si trova nel quartiere multiculturale di Chinatown a Milano in zona Paolo Sarpi, un crocevia di culture, sapori e suggestioni diverse che si incontrano in un luogo che sembra essere l’accesso mistico ad un microcosmo che contiene mondi infiniti…Quanto incide questo luogo sulle vostre produzioni?

«Probabilmente anche a livello inconscio, il luogo in cui produciamo le nostre canzoni influisce positivamente sul risultato finale. Oltre al nostro studio di registrazione PLTNM di Chinatown abbiamo entrambi deciso anche di abitare in quella zona di Milano perché ricca di spunti e di stimoli creativi. Il nostro non è l’unico studio di produzione presente a Chinatown e probabilmente per caso in quel quadrilatero risiedono molti personaggi del rap come Machete, Andamento ed altri ed è facile incontrarsi la sera per scambiarsi opinioni o bere qualcosa insieme… siamo tutti nel giro di due isolati. Concordo col dire che c’è qualcosa di magico in quel pezzo di Milano…».

A proposito di metodo di lavoro, avete dichiarato di essere degli impiegati della musica e che seguite una rigorosa disciplina lontana dallo stereotipo rock ‘n roll. É vero che tutte le vostre hit sono nate alle 11 di mattina?

«Non guardiamo l’orologio ma anche per comporre musica ci vuole molta disciplina ed impegno. Quindi ci piace alzarci presto la mattina per sederci al mixer e sperimentare. Spesso accade che tra le dieci e le undici abbiamo già pronto lo scheletro di qualcosa che poi può diventare potenzialmente una canzone. La maggior parte delle hit che abbiamo prodotto è nata al mattino magari a seguito di un’idea concepita la sera prima al tavolo di un ristorante o guardando un film…Tutto accade semplicemente vivendo e affinando lo spirito d’osservazione della realtà, anche soffermandoci sulle piccole cose che solitamente appartengono alla quotidianità…In linea di massima possiamo affermare che “La mattina ha il disco d’oro in bocca”».

Scrivere una hit è un minuzioso lavoro d’architettura in cui dosare con sapienza i giusti parametri…

«In realtà non è un’operazione rigidamente matematica ma è una ricerca costante di equilibrio tra gli elementi che si decide di far comunicare insieme per creare qualcosa che sia sempre nuovo, fresco e ballabile. Non esiste però una regola aurea, ci sono tante varianti che possono intervenire. Credo che chi abbia un metodo fisso alla lunga possa essere penalizzato perché l’ascoltatore lo percepisce come qualcosa di artificioso. Noi non corriamo questo rischio, lavorando back to back ci mettiamo costantemente in discussione e ci passiamo la palla per fare centro in maniera diretta, sincera e  senza troppe congetture».

Non tutti sono a conoscenza che entrambi provenite da due band musicali Takagi alias Alessandro Merli è stato per anni attivo con i “Gemelli Diversi” mentre Ketra fa parte dei Boomdabash… Cosa avete imparato da queste esperienze?

«I nostri background musicali provengono dalle stesse radici hip hop e rap e questo ci ha subito trovato d’accordo. Aver fatto parte di una band è come aver assolto al servizio militare, gestire quattro componenti con esigenze, caratteristiche ed obiettivi diversi non è sempre facile».

Per questo le band sono sempre così poco longeve?

«Si, non è un caso che tutte le band di successo degli anni novanta si siano sciolte…Resistere all’usura del tempo è un privilegio di pochi gruppi, a questo si associa il voler emergere individualmente che puntualmente diventa un pericolo per l’armonia di squadra che una band deve necessariamente possedere».

Oltre questa consuetudine l’amicizia può sopravvivere allo showbitz?

«Per noi assolutamente è fondamentale se non c’è il giusto feeling è difficile riuscire a collaborare e trovare un terreno comune per creare qualcosa che funzioni. Per questo cerchiamo di produrre con artisti che siano sulla nostra lunghezza d’onda, con cui è possibile condividere il proprio mondo di pensare e di vivere la musica. Abbiamo sempre individuato negli altri una componente umana importante».

Sembrate molto affiatati: oltre alla musica cosa vi unisce?

«Abbiamo uno stile di vita molto simile, e da quando lavoriamo insieme le nostre vite sono in simbiosi. Quello che condividiamo è il tempo e lo spazio che dedichiamo totalmente allo spazio».

Nelle playlist di Spotify Takagi & Ketra non mancano mai….Cosa invece è insostituibile nella vostra playlist personale?

Ketra: «Per me non ci sono dubbi Pharell Williams è il mio punto di riferimento. Takagi:« Io amo ascoltare di tutto, ultimamente ascolto molto Alicia Keys».

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vedono il “Domani” Takagi & Ketra quali sono le vostre speranze e le vostre paure?

«Nel Domani ci vediamo tanta voglia di socializzare e di riabbracciarci. Il Covid ci ha tenuto lontani per troppo tempo, ci ha impedito il contatto fisico che fa parte della nostra natura italiana e ci ha lasciato da soli con i nostri pensieri. Per il futuro la nostra speranza è quella di ricondividere gli abbracci e la socialità, di ritornare presto alla normalità, uniti, senza divisioni».

Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite

 

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Direttore editoriale del portale Domanipress.it Laureato in lettere, specializzato in filologia moderna con esperienza nel settore del giornalismo radiotelevisivo e web si occupa di eventi culturali e marketing. Iscritto all’albo dei giornalisti dal 2010 lavora nel campo della comunicazione e cura svariate produzioni reportistiche nazionali.