Si intitola “GOCCE”, l’album di debutto di M.E.R.L.O.T. cantautore da trenta milioni di stream classe 1998 cresciuto a a Grassano, che con le sue parole mette in musica il vissuto della generazione Z. Il nuovo progetto è disponibile per Virgin Records/Universal Music Italia su tutte le piattaforme e negli store digitali, nonché in formato CD standard nei negozi tradizionali.

“GOCCE” è il punto di arrivo di un percorso lungo più di due anni durante il quale M.E.R.L.O.T, in un viaggio all’insegna dell’esplorazione di sé, dei suoni e delle parole che gli permettono di esprimere il suo mondo e quello dei giovani ventenni, ha pubblicato una serie di singoli – che nel complesso ad oggi hanno totalizzato oltre trenta milioni di stream confermandosi stabilmente nelle playlist più ascoltate dai suoi coetanei –  sei dei quali confluiscono nel disco insieme a quattro brani inediti.

Noi di Domanipress per la rubrica dedicata alle nuove generazione l’abbiamo incontrato per scoprire il suo mondo.

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— Domani Press (@DomaniPress) October 5, 2022

Il tuo nome d’arte M.E.R.L.O.T. è appuntato…a cosa corrispondono le lettere?

Molti pensano che M.E.R.L.O.T sia un anagramma, in realtà è il vino MERLOT. I puntini li ho aggiunti per stile, mai scelta fu più sbagliata dato che ho complicato, soprattutto all’inizio, le ricerche di tutti!

Il tuo ultimo album “Gocce” racconta i sogni e le ambizioni della generazione z fin troppo invisibile dai media…Com’ è nata l’esigenza di raccontarsi?

L’esigenza i è nata automaticamente: non mi trovo mai a pensare al modo in cui dover dire determinate cose, lo faccio e basta se sono ispirato. Questo di contro vuol dire che non lo faccio sempre perché l’ispirazione a volte purtroppo latita.

Nel brano “Sognatori in fabbrica” racconti dell’importanza di seguire le proprie ispirazioni…Quanto conta il coraggio di non tradire le proprie ambizioni?

Il coraggio di non tradire le proprie ambizioni costa tante delusioni e notti insonni, dato che alla nostra società non piacciono i sogni. Però penso non ci sia un altro modo: per come la vedo io preferisco fallire sapendo di averci provato.

Nel pezzo “Ma dai” invece racconti che spesso “bisogna andare via” e lasciarsi dietro quasi tutto per andare avanti. Ti sei mai ritrovato in questa condizione?

Diciamo di sì, mi sono trovato in una situazione simile. “Ma dai” l’ho scritto più che altro per dare la forza di farlo anche a me stesso non solo a chi lo ascolta. Diciamo che quando ho scritto questa canzone volevo che tutti quelli che l’avrebbero ascoltata avessero sentito il desiderio di dedicarla a loro stessi. Penso che abbia una grande forza intrinseca.

In “Alieni” invece ti diverti a nascondere un significato esplicito…

Per “Alieni” ho volutamente deciso di lasciare l’interpretazione agli ascoltatori: un mondo dove non ci sono problemi per alcune persone ha un significato mentre per altre ha un significato diverso. Quindi mi piace l’idea che esistano molte interpretazioni.

“Gocce” è un album ricco di sonorità ricercate. Quali sono le tue personali influenze artistiche e musicali?

Tra le mie influenze artistiche e musicali certamente spiccano tutti i pilastri della musica indie italiana. Ultimamente sto ascoltando tantissimo Joji, la sua musica mi ha aperto un bel mondo.

Dopo questo album ti attende un tour, quali colleghi ti piacerebbe invitare sul palco?

I live sono alle porte, sto pensando tantissimo ai concerti perché porterò dal vivo per la prima volta l’intero album, sono molto concentrato affinché “Gocce” venga presentato al meglio in questa veste. Se devo essere sincero non ho ancora pensato a quali ospiti mi piacerebbe avere con me sul palco, mi ha dato un buono spunto di riflessione!

Nella tua biografia si legge che sei nato a Grassano un piccolo comune di soli quattromila abitanti Basilicata. Cosa ti porti di questo luogo?

Porto con me tantissime cose di Grassano. Quando ho lasciato la Basilicata ero felice perché volevo aprirmi nuovi orizzonti, però adesso anno dopo anno quella felicità si sta trasformando in nostalgia. Forse perché sto crescendo, rifletto e sto capendo i veri valori della vita, tra i quali il legame con casa.

A chi crede nei sogni, basta un gradino per raggiungere le stelle a te quanti gradini mancano per raggiungerle?

Per un sognatore la scala da percorre è infinita, non c’è un traguardo. Quello che conta veramente è il viaggio. Nel viaggio ci possono esser vari momenti, alti e bassi, alcuni dei quali riescono a donarti momenti di pace e soddisfazione.

Intervista Esclusiva a cura di Caterina Morelli

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